Primo secondo bacio

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Pov Samuele

Non ho nessuna intenzione di riconsegnare la ragazza, che al momento sta dormendo beatamente giù nella mia taverna, al suo legittimo proprietario.

Ma comportarmi così mi sta solo facendo sprofondare in un mare di guai. Infatti anche se poche, ci sono alcune persone a conoscenza del fatto che la mia casa non ospita più solo me e mia madre.

Potrei anche solo prendere in considerazione l'idea di ritornare Demetra nelle mani di quello stronzo? Non adesso...

"Samuele..." mia madre fa il suo ingresso nella stanza con una pila di biancheria pulita tra le braccia e va a posarla sul comò.

La guardo aprire il primo cassetto.

"Lascia stare, le metto via io" non riesco a non tormentarmi la catenina d'oro che porto al collo.

Ma mia madre fregandosene delle mie parole inizia a disporre con cura le magliette ben piegate e stirate, dividendole per colore.

"Mamma, ho bisogno di stare da solo" mi avvicino alla porta e la riapro per farle capire che la sua presenza in questo momento non è particolarmente gradita.

A rivolgermi così a lei sento una morsa stringermi il petto.
A trattarla come una schiava non provo più alcun piacere. Per quanto all'inizio, subito dopo la morte di mio padre, ho goduto al pensiero di lasciarla in balia del mercato. E ci è mancato poco che non lo facessi.

Aver temporeggiato per qualche settimana prima di decidermi a prenderla con me ha impresso nella sua mente chiari ricordi. Chiare emozioni.

La paura e l'angoscia di essere venduta e comprata sovrastavano la disperazione causata dalla perdita dell'amato marito.

Era perfettamente a conoscenza della legge, e probabilmente dopo le decisioni prese nei miei confronti unitamente con mio padre, non si aspettava tanta clemenza.

Grazie a me può godere della libertà che si era vista strappare nell'esatto momento in cui il marito aveva esalato l'ultimo respiro.

Penso di poter restare ad aspettare per decenni se non secoli, un segno di gratitudine da quella viziata di mia sorella, che ho sgravato dall'onere di rifiutarsi di accogliere la madre.

La mia sorellina è riuscita nell'impresa che ai tempi era costata a me tanta fatica e tanta delusione. Prendendo spunto dalla mia richiesta a vedermi assegnare Demetra, qualche anno dopo con moine e pianti disperati si era prodigata ad assillare i nostri genitori, convincendoli infine a darla in moglie al suo compagno di classe per il quale aveva una gran cotta segreta.

E lei era stata accontentata.

Dire che mi sento amareggiato al solo pensiero è dir poco.

<< Non potrai averla, né tantomeno sposarla. I suoi genitori sono stati irremovibili. E non aspettarti niente di meno da noi! >>

Ed ora eccoci qui.

Lei fuggiasca, ferita, spaventata, rintanata nella mia taverna dove spera di poter sfuggire agli uomini di suo marito sguinzagliati sulle sue tracce.

Io posso vantare di avere un lavoro che non mi soddisfa, di vivere ancora nella casa di famiglia con la sola compagnia malinconica di mia madre. Di trovarmi in un mare di merda grazie alla donna che nascondo. Sono abile solo a scoparmi quelle talmente tanto disperate della loro unione da scappare di casa nel cuore della notte per un po' di sano sesso. Ma resto prevalentemente solo.

Mancherà poco all'ora di cena ma non ce la faccio più a restarmene chiuso in camera a rimuginare e senza accorgermene sono già davanti alla porta che cela le scale.

Prendo un profondo respiro, spingo la maniglia e scendo.

Demetra non mi ha sentito, è appena uscita dal bagno, si volta a chiudere la porta e spegnere la luce prima di rabbrividire e stringersi le braccia attorno al corpo per scaldarsi un poco.

"Ti ho portato un cambio pulito" le dico iniziando a scendere le scale con passo più pesante del normale.

Sorrido sotto i baffi quando la vedo sobbalzare sorpresa dal mio arrivo.

"Grazie, sei stato gentile" risponde tirando un lembo della maglietta.

Intravedo la pelle d'oca che le ricopre le braccia e le gambe e mi avvicino al termostato. Sembra essere tutto normale, ho impostato 24 gradi ma mi rendo conto che in questa stanza non ce ne saranno più di 16.

"Tieni, starai congelando" mi sfilo la felpa e gliela porgo.

In un attimo sento l'umido e il freddo calarmi sulle spalle appena scoperte.

Il suo sguardo si posa su di me e ci si sofferma.

"Che vuoi?" apostrofo acidamente.

"Hai cambiato idea? Sul ridarmi a Derek intendo" si avvicina cauta e infila le braccia nelle maniche della felpa.

"Ci sto ancora pensando!" non voglio dovermi aprire con lei, che sia una ficcanaso lo so da sempre.

"Ho pensato anch'io a qualcosa... vorrei andarmene se per te va bene" si sta massacrando le mani annodando le dita.

"Andartene? E dove?" sghignazzo voltandomi verso le scale. L'idea che avevo di portarla su con me sta rapidamente svanendo.

"Ovunque non sia qui" sembra decisa come non mai mentre pronuncia queste parole.

"La signorinella non trova adeguata la sistemazione? Stavi meglio nel posto dal quale sei scappata?"

"Affatto, ma l'unica cosa che voglio è toglierti dai guai nei quali ti ho messo e poi non sono stupida, tu non mi vuoi qui. Sono stata veramente ingenua a credere ancora nel nostro rapporto!"

Per la prima volta da quando è qui la guardo in maniera differente, la vedo ergersi nella sua convinzione, la forza interiore che sta tirando fuori è come se la infiammasse, le guance sono arrossate e i ciuffi di capelli che sfuggono alla crocchia che si è fatta in cima alla testa le danno un'aria ancora più ribelle.

Mi avvicino a grandi falcate e le afferro il viso tra le mani, lei non arretra impaurita né tenta di liberarsi ma alza il volto verso di me facendo in modo che i nostri sguardi si intreccino.

"Cazzo Demetra" non so cos'altro dirle ma in un attimo premo le mie labbra sulle sue assaporandola.

Lei geme piano e senza opporre troppa resistenza si lascia andare abbandonandosi tra le mie braccia.

Ben presto ci troviamo sul divano, ho paura di schiacciarla sotto al mio peso ma lei inizialmente non sembra notarlo, anzi mi attira a sé allacciando le braccia dietro al mio collo per intensificare il bacio.

La donna di nessunoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora