Volto celato

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"Te ne vai di già?" dalla nostra litigata di una settimana fa, Samuele non si è mai trattenuto più dello stretto necessario e, dopo aver controllato sommariamente le mie condizioni e la presenza di sufficiente cibo e legna, sparisce per giorni interi.

"Non ho niente da fare qua" afferra lo scopettino e spazza metodicamente la fuliggine dal camino grattando in tutti gli anfratti.

"Non potresti fermarti nemmeno qualche minuto? E' da quattro giorni che non vedo anima viva" cerco di impietosirlo ma a quanto pare senza risultati.

"Ho cose da fare ad di fuori di questa baita, non posso rimanere a perder tempo"

Dovrei segnarmelo per non scordarmelo mai più. I caratteri non cambiano, rancoroso era un tempo e rancoroso è rimasto.

E così mezz'ora dopo sono di nuovo sola.

Tiro le tendine verdi col pizzo sfilacciato alle estremità fino a coprire i vetri resi opachi dalla condensa e attizzo i ciocchi scoppiettanti nel focolare.

Fuori un vento spaventoso fa scricchiolare in modo assai sinistro le vecchie imposte sgangherate.

Per quanto l'abitazione possa sembrare una piccola e curata baita di montagna, non può non saltare all'occhio che tempo e intemperie l'abbiano messa a dura prova smangiandola inesorabilmente.

Dopo aver controllato per l'ennesima volta la serratura dell'unica porta che da all'esterno vado in bagno. Una strana sensazione mi tormenta e probabilmente l'aver mangiato due scatolette di tonno con maionese come ripieno di un panino non aiuta il mio stomaco già infastidito.

Faccio qualche smorfia davanti allo specchio con l'intento di distendere l'espressione corrucciata che mi scava profonde rughe in mezzo agli occhi e mi sciacquo il viso con abbondante acqua fredda massaggiandolo con delicatezza.

Devo rilassarmi.

E così cerco di fare. Sdraiata sul divano letto mi perdo a osservarmi attorno accorgendomi di guardare tutto ma non vedere niente.

La solitudine inizia a farsi pesantemente sentire, simile a un gas che filtra da sotto la porta, piano piano ogni giorno riempie sempre di più l'ambiente saturando l'aria, rendendola difficile da respirare. Afferro il cuscino morbido e lo stringo tra le braccia affondandoci il viso per annusarne il profumo di lenzuola lavate e strofino le guance sul cotone ruvido e piacevolmente fresco.

Mi raddrizzo in un secondo, lo stomaco attorcigliato, devo essere scivolata nel sonno senza accorgermene. La nicchia dove ora solo poche braci baluginano manda deboli bagliori...devono essere passate ore.

Appoggio la schiena sui cuscini e la maglietta mi si incolla addosso, prendo profondi respiri scalciando via le coperte. Ho la fronte sudata e un fastidioso tremore sotto pelle prende possesso delle mie mani.

In un bagno di sudore vengo colta dalla frustrazione, quanto vorrei avere qualcuno accanto che si interessi a me, che si alzi e mi prepari un the caldo per aiutarmi quanto possibile. Sono sola, in una casa dispersa in un boschetto, lontana da tutti, circondata dal nulla... ma a ripensarci lo sono da anni e anche se prima abitavo in una bella villetta nulla era diverso da com'è ora.

Il tremore che si diffonde pian piano è un campanello d'allarme coi fiocchi, se non mi avvio subito al bagno rimetterò tutto sulle coperte pulite!

"Non voglio vomitare, no dai... basta... odio! Odio...vomitare" mi accascio accanto alla tazza. Per quanto possa tentare di convincermi a trattenermi, questo particolare stimolo non è incline a venire soggiogato e monta impetuoso chiudendomi la gola.

La donna di nessunoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora