19 capitolo - giocare d'astuzia

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1 settimana dopo

Dopo quella sera che mi ero fatta vedere debole da lizzie ho capito di dover prendere le redini della mia vita, fare qualcosa per migliorarla. Avevo deciso insieme all'aiuto e alle sollecitazioni di lizzie di andare da uno psicologo, non riuscivo ad aprirmi inizialmente ma ora è molto meglio. Ho iniziato ad aprirmi anche con lizzie, non riuscivo a farlo su tutto ma almeno ci provavo. Ormai le mie giornate al college erano quasi inesistenti, non sono riuscita a tornarci subito, quando sono tornata avevo ancora gli occhi di quel mostro addosso ma era più distante perché io ero più distante a lizzie, tutto una conseguenza.

Stavo andando avanti con la mia vita ma non era più lo stesso e lo sapevo.

Camminavo nel corridoio della mia scuola quando a un certo punto mi imbattei in lui appoggiato a degli armadietti mentre si avvicinava sempre di più ad una ragazza indifesa come me, capii di non essere l'unica, non ero sola in questo inferno. Continuava ad avvicinarsi e lei sempre di più cercava di allontanarlo e di allontanarsi ma ormai era in un vicolo cieco. Decido di far rumore per farlo allontanare e così feci: buttai tutti i miei libri a terra e feci come per cadere, si creò un rumore abbastanza sonoro che lo fece girare nella mia direzione, capì che era il momento di andarsene e così fece sussurrando però delle parole alla ragazza che stava importunando, lei rimase lì immobile mentre tremava, con i suoi libri stretti al petto. Mi avvicino alla ragazza però la vedo mentre fugge via, avevo rivisto me in lei, entra nel bagno e chiude la porta. La raggiungo in bagno e cerco di parlarle per rassicurarla.

"hey tutto bene? So che è una domanda stupida da fare, ma se vuoi parlarne io sono qui" sento dall'altro lato dei singhiozzi, non ricevo risposta ma so che in qualche modo devo consolarla.

"senti, so che non ci conosciamo.. ma penso che stiamo passando la stessa situazione, perciò.." faccio un respiro profondo e poi rilascio l'aria rumorosamente "okay ehm questo per me è un tasto dolente.. inizierò dall'inizio. Rednar ha scoperto di una mia relazione.. diciamo un po' proibita, e a lui non sta bene, perciò ha iniziato a minacciarmi di dirlo in giro, inizialmente ho fatto finta di niente e questo l'ha fatto arrabbiare di più fino al punto di farlo esplodere.. e così sono iniziati gli stupri." Faccio un respiro profondo e sento dall'altra parte silenzio.

"perché non l'hai denunciato al preside?" mi chiede la voce dall'altro lato.

"non è semplice, come dicevo, è una cosa proibita e se il preside lo viene a sapere ci saranno delle conseguenze per l'altra persona" dico raccontando tutti i miei problemi, mi sentivo sollevata come se mi fossi tolta un peso.

"è un professore, non è vero?" chiede ora con voce calma "professoressa" dico confessando il mio peccato.

"invece" dice prendendo coraggio la ragazza dall'altra parte della porta che ci divideva mi sembrava un déjà-vu "lui l'ha fatto a me solo perché avevo rifiutato le sue avance e gli avevo ripetuto più volte di non volere niente da lui. questo l'ha fatto andare su di giri e ha iniziato il suo lavoro sporco" dice confessando tutto in un solo colpo.

"so cosa si prova.." dico confessando con un sospiro, sapendo di avere le mani legate.

"dobbiamo fare qualcosa! non può fare del male ad altre ragazze, anche perché non credo che siamo le uniche" dice con tono da eroina la ragazza che volevo salvare e che ora vuole salvare le altre.

"ti aiuterò in questa impresa. per noi e per tutte le altre che l'hanno passato e lo stanno passando" dico fiera di me "sono stata scortese, qual è il tuo nome?" chiedo con un tono rassicurante

"camila" dice sorridendomi la ragazza con i capelli castani e gli occhi di un marrone intenso che mi ricordavano delle nocciole "il tuo?" mi chiede facendomi la stessa domanda

lost in professor || Elizabeth OlsenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora