4. L'INCIDENTE🎼

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"Se non ci fosse la musica, la vita sarebbe un errore."
- Friedrich Nietzsche

La scuola era un mondo a sé, un microcosmo fatto di dinamiche sociali intricate e ruoli ben definiti. Ogni studente sembrava avere il proprio posto in questo sistema, un'etichetta invisibile ma chiaramente percepibile. C'era chi brillava sotto i riflettori della popolarità, chi preferiva restare nell'ombra, chi si perdeva nei libri e chi, come me, cercava di navigare tra tutto questo senza fare troppo rumore. In fondo, ogni giorno era una sorta di teatro, dove ognuno recitava il proprio ruolo, a volte con entusiasmo, altre con rassegnazione. E io? Io mi trovavo spesso a chiedermi dove appartenessi realmente, se c'era un posto in questo scenario che potessi chiamare mio.

Passarono le ore e finalmente le lezioni di scuola giunsero al termine. Erano state intense. Nonostante la stanchezza, avevo seguito ogni spiegazione con attenzione, cercando di catturare ogni dettaglio per non perdere il filo del discorso. Durante la ricreazione, il peso delle ore trascorse si era fatto sentire e mi ero lasciata andare a un breve sonno, cercando disperatamente di ricaricare le energie.

Le aule si svuotarono lentamente, lasciando un'atmosfera di quiete carica di tensione e di pensieri. I corridoi echeggiavano dei passi frettolosi degli studenti.

Durante le lezioni, Stefan e Simon avevano continuato a dare fastidio con scherzi abbastanza pesanti e distrazioni, interrompendo molte volte le spiegazioni e provocando qualche risata tra i compagni di classe.
Eleanor, d'altra parte, aveva trascorso gran parte del tempo a parlare di ragazzi quasi ad alta voce, in particolare dei "tre w", da come ne parlava si capiva che gli piacesse molto Alastor mentre Emily l'ascoltava anche se a volte si poteva percepire un leggero senso di noia dalla sua voce.

Mi alzai lentamente, stiracchiandomi per sciogliere la tensione accumulata, e mi diressi verso i corridoi. Era lì che avrei incontrato Laurel, come avevamo deciso di fare ogni giorno, per percorrere insieme il tratto fino al cancello della scuola.

Mentre camminavo, il suono dei miei passi si mescolava ai miei pensieri.

Quando finalmente vidi Laurel, il suo sorriso mi rassicurò. "Ei, Livia! Eccomi!" esclamò con entusiasmo.

Risposi timidamente e stanca, sentendo il rossore salirmi alle guance: "Ei..." cercai di sembrare più disinvolta, "Come è andata oggi?"

Laurel mi regalò un sorriso incoraggiante. "Sì, bene grazie. E tu?"

Esitai un attimo, sentendo il peso della giornata: "Abbastanza..." aggiunsi con un tono incerto, "credo..."

Laurel mi guardò con comprensione, scuotendo leggermente la testa. "Non so come fai a sopportare quelle persone."

Non lo so nemmeno io.

Poi, improvvisamente ricordandosi qualcosa, Laurel esclamò: "Ah, mi ero dimenticata! Devo farti vedere un po' la scuola."

Annuì, un po' sorpresa. "Sì, è vero, me ne ero dimenticata anch'io dopo quello che è successo..."

Laurel mi fece fare un giro quasi completo della scuola, che era davvero grande. Mi mostrò con entusiasmo la sala di teatro, dove le tende rosse pesanti e il palco illuminato sembravano pronti ad accogliere qualsiasi spettacolo. Poi mi portò alla sala di musica, dove file di strumenti attendevano di essere suonati, e le note sembravano quasi riecheggiare nell'aria.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 09 ⏰

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