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Yvonne

Ci eravamo conosciute ad un corso extra di lingua inglese per certificazione B1 circa tre anni prima.

Lei cercava di recuperare alcuni crediti nell'unica materia nella quale superava di almeno un punto la sufficienza in modo da passare il primo semestre del secondo anno.

Io volevo, a tutti i costi, ricevere quell'attestato, così da potermi relazionare ancor meglio quando, stavolta da sola, avrei tentato nuovamente di gareggiare, nonostante in cuor mio sapessi che i miei tutori l'avrebbero scoperto nel giro di qualche mese.

Ero davvero tardiva, ad entrare in quel mondo. Ma almeno a quel modo, dopo la quinta dissimulata volta di settimane e settimane di corse, sarei riuscita a raggiungere il primo obiettivo: accumulare i miei due maledettissimi anni sul kart, circa un mezzo del minimo richiesto. Ma andava bene comunque, finchè avevo quattordici anni, giusto?

Persino un ricercatore di giovani talenti della Mercedes una volta posò gentilmente per una foto con me, porgendomi una sottospecie di biglietto da visita timbrato e firmato, raccomandandomi di continuare ed andare, un giorno, in sede mostrando quel foglietto per me prezioso quanto una reliquia. Rimase stupito dal mio talento, ed io ne fui contentissima.

Purtroppo, però, soltanto qualche settimana dopo, i miei tutori vennero a conoscenza del mio terzo tentativo di inseguire il mio sogno. Alla fine, ogni volta dovevano un mucchio di soldi alla gente che decideva di finanziarmi vedendo la mia determinazione e il talento. Per fortuna quella volta il mio avventore fu talmente impietosito dalla mia situazione da non desiderare indietro nemmeno un centesimo. Ero sorprendentemente convincente, e loro credevano che avessi stoffa, perciò mi ripromettevo di restituire tutto una volta divenuta leggenda. In terza media, invece, presi a lavorare per cinquecento euro al mese, tutti i pomeriggi, in un ristorante di lusso. Sudavo sette camicie, non dormivo molto la notte pur di svolgere tutti i compiti per scuola, ma almeno nel giro di tre anni avevo racimolato la bellezza di 18.000 euro. Li tenevo da parte, sempre sott'occhio. Cambiavo spesso il loro posto, in modo da non farmi scoprire. 

<No! Ma hai visto Daniel stamattina? E' troppo sfacciato!> disse la mia amica ridendo a crepapelle, venendo imitata da me, mentre parlavamo di come al ritorno dalla settimana di vacanze invernali il nostro compagno di scuola fosse diventato "la versione migliore di sè stesso", per non dire la più indimenticabile e quasi penosa. <Ti giuro... è entrato in classe dicendo, ciao ragazziiiii!> imitai il suo nuovo modo di camminare: le gambe semiaperte, come un pinguino che cova un uovo, le braccia allargate all'infuori, come quei tipi che fanno bodybuilding, anche se Daniel non aveva un minimo di massa muscolare. Risimo ancora.

<La parte migliore forse sono gli occhiali da sole, più grandi della sua faccia, e la tuta verde fluo> sghignazzammo, stendendoci nuovamente sul suo letto ad una piazza e mezzo, ammantato completamente dalle coperte di lana che ci aveva fornito la madre di Meghan.

Camera sua era avvolta dalla luce soffusa dei led colorati, il profumo di una candela profumata allo zenzero e cannella, simile all'odore dei biscotti a forma di omino che si preparavano solitamente per Natale, pervadeva le mie narici, <Ma cosa siamo? A dicembre> scherzai, facendola ridere. I poster di Harry Styles, Taylor Swift ed Olivia Rodrigo erano sparsi su tutte le pareti, bianche, ornate da finti rampicanti. Sul computer portatile stavano per trasmettere le qualifiche del Gran Premio, visto che io, fanatica della Formula 1 sin dagli otto anni, non perdevo un aggiornamento, gara, o intervista, nemmeno per sogno. Mai.

Stettimo in silenzio per qualche secondo, ma io mi rimisi velocemente a sedere non appena fu annunciato l'inizio del GP. Si trattava di quello di Bahrain, a Sakhir, la prima gara dell'anno. <Non possiamo passare, almeno per stavolta?> chiese, dal tono di voce sembrava lievemente infastidita, ci rimasi male. Negli ultimi tempi si comportava spesso così, non ne capivo la motivazione. Era scontrosa, molto spesso mi ignorava. <Ma... perchè?> sbattei le palpebre, mentre lei si alzava per raggiungere la scrivania e sistemare il laptop, chiudendo la finestra aperta sulla diretta. <Cioè... a te è sempre andato bene così... guardiamo Temptation Island e reality show di gossip sulle coppie il resto del tempo e quando è Race week ciò che riguarda i Gran Premii..> la mia voce divenne più fievole, mentre lei inviperita si girò nella mia direzione, <Ma ti sembra il caso? Smettila, e cresci un po'. Abituati alle vere donne, se vuoi stare con me, diventi insopportabile. Magari Kenneth non ti vorrà più, se continui così, probabilmente si stuferà quanto me di te!> in silenzio annuii.

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