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Yvonne

Percepivo l'erba fresca solleticarmi la pianta dei piedi, un po' di vento marzolino smuoveva i miei capelli, talvolta si faceva più forte, subito dopo però diventava nuovamente fievole. Certamente la sferzante aria fresca invernale aleggiava ancora nell'atmosfera, ma specialmente di giorno, con l'avvicinarsi dell'avvento della primavera, si mitigava ai raggi luminosi del sole, che si percepiva ogni giorno più caldo. Stranamente sentivo di avere un approccio differente al trambusto che mi perseguitava ogni singolo istante della mia vita, in contrasto con la quiete dalla quale mi ritrovavo avvolta, che purtroppo non sentivo del tutto mia.

<Non hai davvero nulla di più importante da fare?> mi rivolsi a Charles, seduto accanto a me, il ciuffo nocciola svolazzante, un paio di Ray-Ban sul ponte del naso, vestiario comodo e caldo, come il mio, a godersi il velato torpore mattutino, il fruscio dell'erbetta verde, costellata dai boccioli di fiori selvatici. Per pochi secondi mi sentii persino rilassata, lì, in sua compagnia. <Rispetto a cosa? Stare qui a parlare con te?> rimase immobile, io annuii, rispondendo affermativamente <Nulla.> si voltò a guardarmi. Accettai il suo punto di vista, poco convinta. Se fossi stata un altro genere di persona avrei boccheggiato come un pesce palla per l'incredulità.

Ci trovavamo in un giardino poco distante da dove abitavo. Il pomeriggio prima, dopo essere tornato dall'Arabia era venuto a trovarmi, ci eravamo accordati per quel posto, anche se in fin dei conti io rimanevo ancora un po' restia nei suoi confronti. 

Mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, il vento faceva si che essi solleticassero fastidiosamente il mio viso. <Ti ho già fatto i complimenti per il secondo posto dell'altro giorno?> buttai lì incerta una domanda. <Si... ma dimmi un po', com'è nata questa tua passione per il motorsport e la Formula uno?> rise, ponendo dopo poco quella domanda. Ci pensai un po' su'. Effettivamente non riuscivo a ricordare un momento preciso in cui ho iniziato ad avvicinarmi a quel mondo, o una motivazione in particolare. <Semplicemente, sin da piccolina mi attrae come sport. Probabilmente è cominciato quando in mancanza di una qualche partita di calcio, gara di atletica, o tennis, mio nonno accendeva la tv guardando i Gran Premi.> Omisi il resto, il fatto che come una calamita mi avesse così tanto catalizzata da appassionarmi a tal punto da essere ormai un lato importante della mia vita. La mia unica grande passione. Con il suo fascino il Motorsport mi aveva conquistata, tirandomi via da un'infanzia troppo dura da sopportare. Almeno a quel tempo guardare sullo schermo del televisore venti piloti sfrecciare su auto potentissime, che emettevano un rombo inteso dal mio udito quasi come musica, mi faceva capire che in fondo sognare mi era concesso; in ogni caso, una bambina ne aveva diritto. <Capisco... sei molto legata ai tuoi nonni, quindi?> sussultai leggermente, alzando istintivamente le sopracciglia. Come avrei dovuto rispondere? La verità? Alla fin fine non avrebbe fatto male a nessuno, non gli stavo raccontando precisamente della mia vita, che pericolo c'era? <Non proprio...> spostai lo sguardo su un albero.

Non provavo più dolore o tristezza per quella situazione da tempo ormai. Come per qualsiasi altra cosa mi ero rassegnata. Probabilmente ciò che provavo nei loro confronti era mutato più che altro in risentimento. Andare avanti senza alcuna figura di riferimento con la quale avere una profonda relazione affettiva vera e propria, non mi aveva aiutata ad evitare di venire lentamente inghiottita dalle fiamme di qualunque cosa mi stesse accadendo.

Ci eravamo incontrati svariate volte durante la settimana dopo quel lunedì in cui tornò a Monte Carlo a seguito del Gran Premio. Stava medicando la mia ferita. <Pensavo... visto che mi hai detto che il mio mondo in qualche modo ti appassiona, ti andrebbe di conoscere gli altri piloti e trascorrere, di tanto in tanto, del tempo con me in sede qui a Monaco?> ebbi l'istinto di spalancare a dismisura le mie palpebre, ma ovviamente non lo feci, avevo autocontrollo. <Cosa?> cercai di evitare di balbettare, temetti di non aver capito proprio bene. Lui terminò il suo piccolo lavoro di primo soccorso, mentre cominciava a sistemare ogni cosa al proprio posto si massaggiò la nuca imbarazzato. <Ah, bhe...> pronunciai recuperando.

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