Yvonne
Il liceo era la fossa dei leoni. L'arena di professori talvolta spietati e frustrati, studenti impauriti che pur di non essere sbranati dalle belve davano il peggio di sé stessi. Il posto peggiore in cui fossi capitata durante i miei quasi diciotto anni di vita. Lì, come tutti, avevo ricevuto delusioni, alcune delle più dure, avevo anche conosciuto gente poco raccomandabile. Fin qui nulla di strano, se non fosse che commisi quello che amavo chiamare l'errore più grande della mia vita, non ne immaginavo neanche lontanamente le conseguenze. Lo sbaglio di approfondire di molto la conoscenza della gente errata.
Credevo di avere il ragazzo migliore del mondo, non di certo perfetto, soprattutto l'amica più simpatica ed affidabile di tutte. La mia vista era offuscata, terribilmente.
Sicuramente sarei stata una persona differente se avessi preso scelte più consapevoli e ragionevoli, in fatto di amicizie e amori, ma in fondo ero una ragazza sola con un gran bel sogno nel cassetto. Era stato naturale gettarmi senza pensare tra le prime, apparentemente, braccia robuste e confortevoli che mi avrebbero coccolata come nessuno. Avremmo riflettuto dopo, insieme, perché mi volevano bene, la mia amica mi voleva bene, il mio ragazzo biondo e dannato mi amava. Così stavo costruendo inconsapevolmente il castello di una principessa distrutta, con fondamenta deboli, piene di spaccature ed avvolte dai rovi, mattone dopo mattone di utopie.Avevo imparato anche un'altra cosa, di questa società: se abbassi la guardia credendo il leone sia diventato tuo amico, egli ti smembrerà senza pietà, anima e corpo.
Per stare a tuo agio nella fossa dei leoni, è necessario adeguarsi al loro essere ancor prima di esser visto dalla bestia.
Ma non riuscivo realmente a farlo,
mi fingevo nella piccola recita di esserne in grado.Io non lo avevo ancora capito. Non avevo appurato che la favoletta di cappuccetto rosso e il lupo nel mio caso diventava proprio reale. Una bambina deficiente, ed ero io, parlandoci chiaro solamente una tizia demente non comprenderebbe che un cane di grossa taglia travestito da nonnina malata sia effettivamente ciò che dichiara di essere; una tutrice snaturata e menefreghista che manda la figlia ad affrontare il bosco infido ed impervio, sappiamo tutti a chi facevo riferimento, tanto chi se ne fotteva; il lupo cattivo ed inaffidabile che riesce ad ingannare la piccola scema. Il finale della storia era stato poi ben differente, di certo la mia non era la solita favola con happy ending dove la vittima ha la meglio giocando d'astuzia, non avrei mai raccontato la mia storia ad un bambino, mai.
Infatti il giardino del castello era ricco di rose rosse, ma esse erano fragili e sognatrici come la principessa; bruciarono tutte.
Il sole leggero di marzo, talvolta velatamente coperto da qualche nuvola di pioggia passeggera, mi travolgeva con delicatezza. L'aria si respirava a pieni polmoni, era più calorosa, profumata, abbastanza pungente... fortuna che avevo preso l'antistaminico, altrimenti avrei starnutito tante volte di seguito da creare un cataclisma naturale, il prurito al naso era quasi quasi sopportabile così.
Il meteo del giorno era almeno stato magnanimo, non avrei dovuto tornare a casa con i pesciolini nelle scarpe per via di una burrasca, o con un ustione di quarto grado sulla pelle per via del sole.
Ero distrutta, la giornata scolastica si stava rivelando più stancante e noiosa del solito, camminavo di gran carriera verso il marciapiede dall'altro lato delle strisce pedonali.Intenta ad uscire fuori dal grande cancello in ferro dell'edificio, qualcosa intralciò la mia camminata, quando nel tentativo di rimanere all'impiedi la mia caviglia sinistra assunse istintivamente una posizione contorta e strana, sentii subito una fitta proprio su quell'arto. Portando lo sguardo dietro di me per vedere cosa avesse arrestato il mio passo spedito, notai immediatamente una scarpa da tennis bianca, probabilmente da uomo visto che sembrava un numero cinquantasette per quanto grande. Percorrendo poi con timore l'intera figura del ragazzo che torreggiava sopra di me, sbiancai.
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Wildflower Wildfire
De TodoPuò una rosa rossa, satura di passione e risolutezza ormai spenti, sbocciare grazie alla sconosciuta tiepidezza di chi è disposto a curarla, nonostante le inspide spine? Rivoli cremisi e immobilità avvolgono e tentano di proteggere la parte più frag...