L'imprevedibilità di poche ore, della velocità.
Quanto si è disposti a sacrificare per raggiungere i propri obiettivi?
La risposta è molto soggettiva, alcuni non oserebbero mai e poi mai valicare il confine che suddivide il senno dalla pazzia, mentre altri rincorrono uno sfrenato bisogno di sentire l'eccitazione scorrere nelle vene, mandare in subbuglio lo stomaco stravolgendolo, la testa vuota da un qualsiasi pensiero che non sia il traguardo.
Io preferivo andare incontro al rischio, convivervi giornalmente e salutarlo proprio come un vecchio amico, camminarci a braccetto. Avevo fatto pace con il pensiero che la mia passione ed il mio lavoro potessero stravolgere tutte le carte in tavola.
Era un presupposto che chiunque avesse soltanto pensato di affezionarsi a me, starmi vicino, doveva accettare a sua volta.La tensione che provavo prima di una gara si scioglieva come neve al sole una volta svolto il primo giro. Il giorno dopo, lì a Melbourne, avrei cercato, così come dall'inizio della stagione, di dare il massimo. Avevo intenzione di vincere il titolo più ambito del mondo della F1, la corona di tutta la stagione, la qualificazione di campione del mondo. Di certo una sfilza di secondi posti, uno dopo l'altro, non avrebbero portato affatto al risultato sperato. Dovevo dare di più, era ciò che continuavo a pensare ad ogni allenamento, prova libera, qualifica, gara. Ma per quanto tentassi qualcun'altro sembrava mantenere più impegno, costanza e sforzo di me, quanto probabilmente io non riuscivo proprio a fare.
"Domani sarà diverso" mi ripetevo, "il raggiungimento dei propri propositi non arriva come una manna dal cielo, ci vogliono costanza e pazienza" e così andavo avanti per il mio percorso cercando di non lasciarmi scoraggiare. D'altro canto avevo trascorso momenti peggiori durante la carriera nel Motorsport. Rimanevo un essere umano, potevo demoralizzarmi, ma era necessario mi rialzassi subito dopo.
<Ragazzi, riposate bene, domani sarà un'altra giornata impegnativa.> ci rammentò Leonard, sette volte campione del mondo, carriera più che invidiabile, attuale primo pilota mercedes, il più anziano fra di noi. <Ah, la vecchiaia! Ma cosa sei mia madre, tutto dolce e premuroso...> esclamò Eric beffeggiatore e melenso al tempo stesso, facendo scoppiare tutti noi in una grassa risata. Il solito!
Tutti noi ci rassegnammo decidendo di andare verso l'ascensore per raggiungere i piani alti di quell'immenso hotel cinque stelle che si ergeva sulla città di Melbourne come uno dei più alti grattacieli dell'intero continente. Ma proprio in quel momento fummo bloccati dal buio che improvvisamente avvolse i raffinati ed imperiali corridoi. Fuori imperversava un temporale, intensificatosi soltanto da poco, provocando il black out. Di conseguenza l'ascensore, gli interruttori della luce o qualsiasi altro aggeggio divennero inutilizzabili. Prontamente Scarlett accese la luce della torcia del suo cellulare, davvero riduttiva per permettere una buona visibilità, ma di certo una gran salvezza. Ci fissammo negli occhi, interrotti soltanto dal rimbombo di un tuono, che illuminò tutti gli interni riflettendosi attraverso i vetri. La ragazza bionda sussultò, noi continuammo quella comunicazione muta e senza messaggio.
Scarlett riprendendosi mise per errore il cellulare in tasca, lasciandoci all'oscuro. Io allo stesso tempo sentii qualcosa spingermi improvvisamente per le spalle da dietro e delle mani poggiarsi sul mio collo. Rischiai di collassare sul momento, poi udii una voce accarezzare in modo macabro il mio orecchio <buh!> subito dopo la torcia tornò fra le mani della bionda che illuminando la mia figura trovandomi a metà tra lo sconvolto ed il furioso. Eric rise di gusto di fronte allo spettacolino da demente che aveva creato, io lo guardai male e lo spinsi amichevolmente per il fianco. <Ma è mai possibile che ci sei rimasto così? Neanche quella fifona zitella di mia zia Dolores!> Io gli mollai uno schiaffo sulla nuca, scoppiando subito dopo a ridere insieme a tutti gli altri. Ma chi era la zia Dolores? Io rimanevo scioccato, aveva un miliardo di parenti quel matto. Come minimo per la cena di Natale a loro serviva un intero ristorante per riunirsi tutti.
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Wildflower Wildfire
AcakPuò una rosa rossa, satura di passione e risolutezza ormai spenti, sbocciare grazie alla sconosciuta tiepidezza di chi è disposto a curarla, nonostante le inspide spine? Rivoli cremisi e immobilità avvolgono e tentano di proteggere la parte più frag...