Capitolo 8 - La Festa di Inizio Anno

14 7 4
                                    

La strada è deserta e i lampioni illuminano i marciapiedi delle case. Non passo mai da questi parti, Jasmine deve essere abbastanza ricca per potersi permettere di abitare qui.

Pedalo sulla mia bici, l'aria è fresca e mi godo questo tragitto in completo silenzio. C'è solo il rumore della ruota che fa attrito sull'asfalto.

Per fortuna, Jasmine è a una mezz'oretta da casa mia e aver preso la bici è stata una bella idea.

C'è una casa che è illuminata più di tutte, la musica invade la strada e mi fa ritornare alla realtà.
Oggi è il Giorno della Festa.

È dal giorno della sigaretta in bagno che penso a questa festa. Tutti quelli più popolari della scuola saranno lì, e soprattutto ci sarà Paul. Oggi, però è stato un po' vago.
Perché ha detto che non potevamo andare insieme?
Non mi ha spiegato né cosa aveva da fare né se sarebbe arrivato più tardi.

Continuo a pedalare. Una volta, per vedere il tragitto, guidavo la bici col telefono in mano, ma adesso che ho messo questo supporto sul manubrio è tutto più facile. Il navigatore dice che la casa di Jasmine è proprio quella che ho davanti ai miei occhi.

Il canto stonato di qualche ragazzo mi dà l'impressione che la festa per qualcuno è iniziata alla grande; dalle finestre del piano di sotto, due ragazze ridono con i bicchieri in mano; nel cortile, tre ragazzi si battono il cinque, mentre salgono le scale, ed entrano dalla porta principale.

Faccio un bel respiro. Ok, adesso tocca a me.

Poso la bici vicino la staccionata e metto la catena. Se Paul o Lucas volessero rubarla, ci metterebbero un secondo. Il ricordo di Paul che apre l'ufficio del preside con forcina e graffetta si presenta davanti agli occhi. Il ricordo del bacio sul tetto fa altrettanto. Sorrido.

Ho le mani umide, le asciugo sui jeans. Ma... Aspetta un attimo. Questa macchina nel viale è di Lucas. Avrà portato anche Paul?

Sfilo il telefono dalla tasca: nessun nuovo messaggio. Meglio entrare.

Salgo i gradini e busso alla porta. Attendo, ma credo che la musica sia troppo alta. Busso più forte. Qualcuno così dovrebbe riuscire a sentirmi. Nessun movimento.

Mi sporgo per vedere alla finestra, ma le ragazze con i bicchieri non vedono neanche che esisto.
Come hanno fatto quei tre ragazzi di prima ad entrare?

Busso fortissimo con entrambi i pugni. Passa qualche secondo e la musica s'interrompe. Cosa?

Piomba il silenzio, le sagome delle ragazze alla finestra non ci sono più. Ma cosa diavolo è successo?

Qualcuno si schiarisce la voce al di là della porta, la apre. È David.

Fa un sospiro di sollievo e si rivolge a qualcuno in lontananza. "Falso allarme! Puoi rimettere la musica!"

Ancora non capisco e il caos rinizia.

"Martha, giusto?"

"Sì. E tu sei David."

"Proprio io."

"Mi spieghi cos'è successo un attimo fa?"

"Si vede che è il primo anno che vieni." Sorride. "Non puoi bussare nel bel mezzo della festa."

"Perché?"

"Perché nessuno qui bussa alla porta, le persone entrano e basta. Si è fatto sempre così. Quando hai bussato, pensavamo fosse la polizia."

Un ragazzo mi sorpassa da dietro ed entra. "Ciao, David." Si battono il cinque. "Ciao, Bob."

Questa è la prima figuraccia, che imbarazzo. "Mi dispiace."

Inganni nel Cuore (Italiano)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora