Capitolo 4 - Perché vogliono privarmi della nuova me stessa?

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"Julia, grazie del passaggio." Apro la portiera posteriore della macchina.

"Ciao, ragazzi. Ci vediamo più tardi."

"Ciao, mamma. A dopo." Paul apre quell'anteriore.

Siamo nel cortile, in orario: la campanella non è ancora suonata e tutti gli studenti aspettano di entrare.

Lucas viene verso di noi. "Paul, vieni che dobbiamo far vedere agli altri che hai superato il Test."

"Martha, mi daresti il walkman? Così lo faccio vedere ai ragazzi."

"Stai attento a non farlo vedere troppo in giro." Rovisto nella borsa. "Ricordati che sono ancora in punizione: il preside me lo avrebbe restituito oggi."

"Ok, non mi faccio scoprire. Glielo faccio vedere al volo."

Ecco, il walkman. "E mi raccomando, non rompetelo!"

"Non glielo faccio nemmeno toccare."

Glielo consegno. Speriamo che non se ne accorga nessuno. Però se il preside li vedesse con il walkman, darebbe la colpa a loro. Forse, sarebbe anche meglio. No, cosa sto dicendo? Nessuno deve pagare per le cose che ho fatto io.

Ci sono Karol e Miriam tra la folla. Forse dovrei andare a parlarci. Ieri, ho esagerato, però anche Karol mi ha trattata male. Dovrebbe essere lei a chiedermi scusa. Miriam mi ha vista. Che faccio?

Scambia due parole con Karol e viene nella mia direzione, sorridendo. Prendo il telefono e guardo lo schermo.

"Martha!"

Alzo lo sguardo. "Ciao, come va?"

"Bene. Volevo dirti che mi dispiace per ieri."

"Tu non c'entri nulla."

"Lo so, però non riesco a vedere Karol in questo modo." Si gira e Karol è con le braccia conserte.

"Ieri, forse abbiamo esagerato entrambe, però si stava intromettendo troppo."

"Martha, Karol ti conosce da quando avevi dieci anni, o forse prima... Aveva solo paura che tu ti mettessi nei guai."

"Io avevo fatto una promessa a Paul. Non potevo dire niente, e lei ha insistito."

"Ha insistito perché ti vuole bene."

"Mi ha fatto sentire una stupida. Non voglio né voltare le spalle ai miei sogni, a causa di un ragazzo, né voglio compiacere gli altri."

Miriam si guarda attorno. "Io ti conosco da tre anni, ho imparato qualcosa di te. A volte, ti fai trascinare troppo da alcune situazioni."

"Non ti ci mettere anche tu, adesso."

"No, aspetta. Non voglio litigare. Voglio solo dirti che devi riflettere su alcune cose che fai."

"È tutta la vita che rifletto, rifletto, rifletto. E questo modo di fare, cosa mi ha portato?"

"Non saprei..."

"Te lo dico io: a niente."

"E quindi, ora, cosa vorresti fare? Comportarti in modo impulsivo tutto il tempo?"

"Forse sì, o forse no!"

"Che vuol dire?"

"Vuol dire che sono stufa di pensare a come comportarmi tutto il tempo: se mi va di fare una cosa, la faccio, altrimenti, no."

"Mi sembra giusto, ma non puoi fare tutto quello che ti gira per la testa. Alcune azioni sono più stupide di altre."

È vero. Non avrei dovuto prendere quel walkman, però mi sono sentita così bene ieri sera.

Inganni nel Cuore (Italiano)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora