Capitolo 19

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Il freddo lascia lentamente il mio corpo. La luce incomincia a filtrare lievemente sotto le mie ciglia. Pian piano apro gli occhi - ma i due Soli immettono una luce così prorompente nella camera - che in uno scatto impulsivo me li fa richiudere. Sento un gran peso sopra di me, tasto la superficie della mia pancia ma ritrovo una curvatura sinuosa. È la schiena di qualcuno. Sono spaventata... chi si trova su di me?
Mi porto una mano agli occhi così il primo impatto di luce non sarà forte come il primo. Le ciglia sfregano contro il palmo della mano. Passano vari minuti quando riesco ad avere gli occhi completamente aperti, posso  distinguere il corpo ammassato sul mio. "Noooo, Joshua!"
" Joshua, Joshua, svegliati!" urlai strattonando il mio amico. Mosse lievemente il labbro superiore e pronunciò il mio nome in modo così dolce che mi sciolsi immediatamente abbracciandolo. Ero felice. La felicità è un sentimento passeggero, troppo flebile, irraggiungibile e imprevedibile. Non sai mai in cosa possa trasformarsi la felicità. Aiutai Joshua ad alzarsi. Appena mi guardò si mise a ridere. "Cosa cavolo hai da ridere me lo puoi spiegare? Pensavo fossi morto...", mormorai queste ultime parole così piano che dubito che le avesse potute sentire. "Non puoi immaginare come sei buffa!!! Hai capelli che sembrano un' anguria. Ahahah", detto questo scoppiò in una fragorosa risata che mi contagiò subito. Isabelle si trovava vicino alla finestra e vagava con sguardo assente ammirando i giardini che contornavano la villa. Sembrava che non si fosse neanche accorta del mio risveglio. Mi avvicinai a lei, la scrutai per un'istante e decisi di parlarle: "Isabelle, Joshua forse so come spezzare le catene, ma non ho ancora riconquistato del tutto la memoria perciò non so se funzionerà". Era così semplice. Avevo avuto la soluzione davanti per tutto questo tempo e non ci avevo mai pensato, neanche una volta. "Il braccialetto", annunciai con una punta di timore. Lo avevo indossato come aveva detto Jeremy quel giorno a scuola. Era l'unico braccialetto che possedevo quindi doveva essere per forza lui. "È un braccialetto unico, speciale, ti difenderà da tutto, portalo sempre con te", mi risuonavano le parole di Jer come se fosse stato lì presente. Era bellissimo. Intrecciato con fili color rame e avorio. Dal braccialetto penzolavano tre ciondoli. Il mio preferito era quello di sinistra. "La farfalla, simbolo di purezza e libertà incontrastata, così bella ma così fragile", nelle ali erano incastonate piccole gemme di varie tonalità che andavano dal blu al viola. Il secondo ciondolo che si trovava al centro era una croce, molto semplice e con nessun dettaglio particolare ma che conservava una innata eleganza. Il terzo invece non ho mai capito cosa fosse. Aveva una forma insolita e misteriosa. Assomigliava ad un cerchio distorto con all'interno quattro raggi che si concentravano al centro, dove riluceva la gemma più grande che comparisse nell'intero bracciale. Mi era stato donato affinché non usassi i miei poteri fuori da Esnarland. Ma dopo la seduta dallo psicologo dimenticai tutto. Nonostante questo quasi tutti i giorni indossavo il braccialetto, ignara del motivo per cui mi era stato affidato. Andai vicino alla porta, mi slegai dal polso il braccialetto e lo appoggiai sulla superficie di legno. Mi concentrai, ma non troppo, perchè immediatamente la porta si spalancò con un lieve cigolio. Ora dovevo trovare il modo per spezzare quelle dannate catene e saremmo potuti finalmente scappare.

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