Capitolo 20

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"Devo assolutamente libelarla, dopo di che potremo finalmente scappare e ritornare a casa. La profezia delle tre dame del Lago Nero parla chiaro però, se ritornassi a casa dovrei pagare un caro prezzo. Maledizione!!! Sono confinata in questo dannato luogo. Vorrei solo... ritornare alla normalità, alla mia solita routine della mattina, da mia madre e mio fratello. È il mio unico desiderio. Di incontrare mio padre...quel lurido verme - che ci ha abbandonati solo per far ritorno al proprio "Paese"- non me ne importa affatto."
"Valentina, ehi, ci sei? Se ci sei batti un colpo!". Joshua faceva penzolare la sua mano di fronte ai miei occhi. "Sì ci sono, scusami ero solo... sovrappensiero" risposi.
"Hai già trovato il modo per liberare Isabelle?" mi chiese senza troppi giri di parole.
"Come ha già detto Isabelle, c'è solo un modo per spezzarle. Solo Jeremy può farlo, quindi mi toccherà andargli a parlare."
"Tu non vai da nessuna parte intesi. Il nostro ultimo incontro con quel pazzo omicida mi è costato quasi la vita e... "Non ti preoccupare tu non verrai con me" lo interruppi. "Cosa non ti lascio da sola con quello lì!" mi rispose a sua volta.
"Ma guardatevi sembrate una coppia di nonnetti novantenni che discutono su chi dovrà andare a comprare il pane oggi" disse Isabelle indicandoci e ridendo.
"Grazie per il complimento Isabelle, ma adesso vado da Jer e gliene dico quattro!" solo il pensiero di averlo chiamato Jer come i vecchi tempi mi lancia una forte fitta allo stomaco. Mentre Isabelle e Joshua parlottavano sul commento di prima riuscii a passare dalla porta indisturbata. Feci un semplice incantesimo di protezione alla porta, così Joshua non mi avrebbe seguita prima di due ore. Mi addentrai nel lungo corridoio, come qualche notte prima alla ricerca di un bicchiere d'acqua. La camera di Jeremy non era molto distante da qui, non dovevo farmi scoprire dagli inservienti o il mio piano si sarebbe volatilizzato. Mi mancava da percorrere solo la ripida scalinata a chiocciola e sarei arrivata a destinazione. Non sapevo se stavo sudando per la tensione o per il caldo afoso che inondava quella casa. Qualcosa mi prese dalla vita e mi sollevò. Mi bloccava la testa, non riuscivo a girarmi "Stai zitta ok? Ti stanno cercando, hanno scoperto che sei fuggita dalla stanza. Fidati di me!" La voce di quel tizio era veloce e leggera. Se dovevo dire la verità non mi fidavo affatto, ma aveva ragione tutti gli inservienti andavano a destra e sinistra in cerca di qualcosa. "Come fanno a sapere che sono fuggita?" con la mano mi tappò la bocca e mi sussurrò all'orecchio: "Sei sempre così irrequieta? Ti piace rovinare i miei piani vero?" Nel breve momento in cui si allontanò sfiorando la sua guancia tra la mia, riuscii a intravedere un ciuffo di capelli che ricadeva ribelle sul viso oscurandolo. Mi trascinò verso il retro del giardino dove si trovava il prato magico della mia infanzia. Entrammo in una porticina che si trovava vicino al bagno degli inservienti e finalmente mi lasciò prendere fiato. Il cuore mi era salito in gola. Ma non so se ringraziare questo ragazzo o meno visto che ha mandato in fumo il mio piano.
"Allora ti è piaciuta la corsetta?" disse ridendo, ma anche lui aveva il fiatone. "Oh certo, niente di meglio che una corsa mattutina per stare in forma!" risposi ridendo anche io. "Lo sai non sei cambiata di una virgola!" mi disse. "Cosa significa che non sono cambiata, noi due ci conosciamo?" chiesi con una punta di incertezza sulla lingua. "Wao, non ti ricordi più di me. E pensare che io non sono cambiato molto dall'ultima volta."
"Sì può sapere chi diavolo sei?" esplosi contro di lui. Si avvicinò a me e si mantenne con il palmo della mano il ciuffo di capelli che oscurava il viso. "Non puoi essere tu, non puoi essere...tu" dissi. Ma sapevo perfettamente che era lui in carne e ossa.

Il passato ritorna sempre...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora