Capitolo 1: Profumo di gelsomini

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Profumo di gelsomino. Sì, era sicuramente gelsomino. Non che s'interessasse di fiori, ma il suo istinto diceva che non c'erano dubbi che fosse gelsomino. Era una scia sottile e allo stesso tempo soffocante, sembrava essere ovunque e non riusciva a identificarne la provenienza. Per tutta la mattina quella fragranza floreale gli aveva dato il tormento e Peter Hale era un tipo tutt'altro che paziente. Con un ringhio tra i denti prese quindi le chiavi della sua auto nuova di zecca e lasciò l'appartamento. Neanche sapeva perché avesse deciso di restare a Beacon – Fottuta – Hills, e si rifiutava di credere che fosse realmente per cercare di costruire un qualche legame con Malia, o Derek. Cora si trovava chissà dove in Perù, o in Brasile o ovunque avrebbe felicemente potuto rischiare di contrarre una qualche malattia mortale persino per un lupo mannaro. Avrebbe dovuto seguire il suo esempio, magari un bel viaggio in solitaria in Europa, non era più stato nel vecchio continente dai suoi diciotto anni ed era certamente trascorso troppo tempo. Invece eccolo lì, la parodia di sé stesso, ad andare in giro per la città con un'auto sportiva esageratamente elegante per gli standard della contea e con i finestrini aperti per captare sfumatura di quell'irritante profumo.

I suoi sensi super sviluppati da lupo gli permettevano di percepire gli odori pur procedendo a una certa velocità, si trovò quindi a passare davanti al videonoleggio, o quel che ne restava. Nell'epoca d'oro d'internet nessuno aveva più bisogno di prendere a noleggio videocassette e DVD, il locale era quindi stato convertito in un negozio di elettronica e riparazione di computer. Un ghigno stirò le labbra di Peter al ricordo di quando preso dalla follia della luna, vi aveva sventrato un tale. Che casino che ne era venuto fuori e la colpa era ricaduta su un leone di montagna. Tempo di un battito di ciglia e il ghigno era scomparso, sostituito da una smorfia di fastidio, non aveva più provato quell'inebriante potere.

Procedeva per le strade senza far caso a dove passasse, finché non inchiodò con l'auto nel bel mezzo della strada quando la puzza di disinfettante e cane bagnato si mischiò al profumo di gelsomino. Il clacson che suonò da un'auto dietro di lui non fu che un eco distante a cui quasi non diede peso uscendo dall'auto parcheggiata in mezzo alla strada. Quasi, per l'appunto, perché era pur sempre Peter Hale e non si risparmiò dal fulminare con i suoi veri occhi il conducente dell'altra auto al secondo prolungato colpo di clacson. Poi, come se niente fosse, raggiunse l'altra parte della strada. Era lo stesso fetore che aleggiava nella clinica veterinaria, c'era anche la stessa leggera fragranza di frassino usato per proteggere l'area. Chiuse gli occhi e aprì i pugni che non si era neanche accorto di stringere con forza, dopodiché inspirò a pieni polmoni. Il profumo di gelsomino tornò con tutta la sua forza e, aperti gli occhi, a Peter parve quasi di vederne la scia di un verde pallido che portava verso un vicolo.

La porta sul retro dava su quella che doveva essere l'uscita di emergenza di un fatiscente condominio, in così pessime condizioni che dovette applicare un po' più forza per sbloccarla ed entrare. Le pareti erano disseminate d'incrostature e graffiti, una ringhiera era sul punto di cadere.

Le rampe di scale erano cariche di altri odori disgustosi per il suo olfatto sopraffino, quindi si concentrò su quel profumo di gelsomini. Era così concentrato da riconoscere che non era una fragranza totalmente naturale, come fosse uno shampoo e per qualche ragione immaginò di annusare quello stesso profumo da una chioma bionda.

«Mi piace il tuo odore. Ma, ancora di più, mi piace sentire il mio odore addosso a te.»

Scosse la testa, forse sperando di scacciare anche quel pensiero, ci avrebbe ripensato più tardi per il momento aveva pensieri più gravi. Seguì il profumo fino al terzo piano, ma in qualche modo era come se sapesse di doversi recare lì, infatti, si diresse quasi in apnea fino alla porta dell'interno 3A e, istantaneamente, la sua mano andò alla tasca dei pantaloni alla ricerca di una chiave che, sapeva, essere attaccato a un portachiavi a forma di bussola.

ENAID - L'anima gemella del lupoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora