Capitolo 9: Rivivere un incubo

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«Tutto bene. Va tutto bene Rafael. Tieniti a me.» mormorò Regan mentre slacciava i lacci della pelliccia e li lanciava via insieme al resto dell'armatura che l'uomo aveva indossato. I suoi artigli dovevano essere andati più a fondo di quanto sospettava, perché una ferita sanguinava sul suo fianco.

«Ecco, poggia la testa sulla mia spalla.»

«Le gambe... le gambe non mi reggono più.»

«Non importa, tieniti a me. E continua a parlare. Che cosa è successo?»

«Non lo so... non lo so. Ho chiesto a Theo di mettermi le manette, ma non è stato abbastanza veloce... Ho visto l'armatura e ho indossato la testa d'orso.» Regan annuì, anche se non poteva essere vista dall'uomo.

«Coraggio, avvolgimi un braccio intorno alle spalle e andiamo in casa.» un passo alla volta riuscirono a trascinarsi fin dentro casa prima che Rafael avesse bisogno di fermarsi per riprendere fiato.

«Ce la fai ad arrivare in camera tua al piano di sopra?»

«No, abbandonami qui. Sul divano o anche il pavimento andrà bene.» Regan storse la bocca.

«Per di qua. C'è la mia camera al piano terra. Potrò tenerti d'occhio da lì. E non osare contraddirmi.»

«Mi viene da vomitare.»

«Lo so, ci penseremo più tardi. Intanto arriviamo di là.»

Tutta la gente accorsa a causa del baccano, umani e non che fossero, li seguirono con lo sguardo finché non scomparvero alla vista. Gli ultimi ad arrivare, praticamente a fine scontro, erano stati lo sceriffo e il suo vice in servizio.

«Beh?» esclamò uno dei gemelli squadrandoli da capo a piedi. «Lo spettacolo è finito, non c'è nulla da guardare. Potete anche levare le tende ora.»

Come se non aspettasse nient'altro che quella provocazione per agire, Peter gli passò davanti accomodandosi su una poltrona, totalmente a suo agio.

«No. Non credo che me ne andrò.» i due ragazzi strinsero i denti e a chi gli era più vicino non sfuggì che stessero ringhiando. Poi, uno dei due si avviò verso la cucina con uno sbuffo.

«Che sia chiaro, non ci piacete. Ma mamma ci ha educato bene, perciò... Posso offrirvi qualcosa? Oltre alle indicazioni per la porta?»

«C'è ancora da lavorarci, Chase, ma è un gran bel miglioramento dall'ultima volta.» esordì Regan facendo il suo ingresso nella stanza. Aveva il viso stanco e una macchia di sangue sulla maglietta, in prossimità del punto che aveva poggiato contro la ferita di Rafael.

«Come sta?»

«Non servono i punti, ma una medicazione sarebbe l'ideale. E mettete in infusione quelle erbe.» Chase storse la bocca, ma eseguì affrettandosi a recuperare una scatola di latta dalla dispensa, mentre Ian accendeva il bollitore. Regan invece si diresse all'angolo bar del salotto, accanto alla poltrona su cui sedeva Peter.

«Se avete un kit del pronto soccorso, posso occuparmi io della medicazione.» Regan si voltò verso Melissa e, dopo un secondo di smarrimento, le sorrise con dolcezza.

«Mi farebbe un grande favore. Grazie.» le spiegò quindi come trovare la camera e si lasciò cadere sul divano con un bicchiere di cristallo contenente qualcosa dall'odore forte, del tutto diverso dal ruhm che lei e Peter avevano bevuto la sera prima.

«Sei sicura che non ti dia problemi che stia in camera tua?» chiese Scott.

«Finché resta dalla sua parte del letto» rispose scrollando le spalle, quasi le andò di traverso il sorso che stava bevendo quando Peter le lanciò un'occhiataccia.

ENAID - L'anima gemella del lupoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora