ENAID - L'anima gemella del lupo

Capitolo 14: I veri mostri.

Come accidenti aveva fatto un pomeriggio in famiglia a trasformarsi in una prigionia soprannaturale? Era la domanda comune nella mente dei presenti.

«Subdola stronza doppiogiochista! Avrei dovuto immaginarlo che aveva qualcosa in mente. Troppo accondiscenderne e lei non è mai stata uno zuccherino. Figuriamoci! Lei che amava definirsi -»

«Amara come la vita» lo interruppe Chase. «Sì, lo dice sempre. Dice anche che non bisogna accettare a testa bassa ciò che ci da la vita, perché prima o poi chiederà il conto. Come per la vostra storia. Ha sempre detto che stare con te era come un sogno e che un giorno avrebbe dovuto svegliarsi» dal punto in cui era seduto a ridosso della parete in preda alla paralisi da veleno di kanima, Peter riusciva a vedere Chase, in condizioni non troppo diverse dalle sue e quelle di tutti gli altri.

«Io l'ammazzo!» sbottò Rafael, cercando in vano di muovere una qualsiasi parte del corpo al di sotto delle vertebre cervicali, ovviamente senza risultati. «Alfa, non alfa, puma mannaro, saga maya o che so io, appena le metto le mani addosso l'ammazzo».

«Sarà divertente vederti provare», urlò Ian, sdraiato per terra dietro il divano.

Dopo essere riuscita in qualche modo a metterli tutti nel sacco, probabilmente versando una quantità spropositata di veleno di kanima ovunque, Regan li aveva trasportati tutti nel seminterrato spoglio, dove poi li aveva chiusi. Per tutto il tempo, Wilder, che essendo, come lei, una sorta di mannaro superiore non era rimasto vittima del veleno, si limitò a scuotere la testa in disaccordo con ciò che la donna, ma entrambi ignorarono le loro urla di ribellione. Dopodiché se ne andarono entrambi. Piper, che sarebbe stata immune a sua volta, non era in casa perché lei e Scott erano riusciti a convincere Rafael a farle passare la serata con suo fratello maggiore.

«Non credo che mamma abbia mai sperato di rivederti,» riprese Chase, incurante delle urla e i battibecchi di Ian con McCall, «sapeva che la manipolazione dei ricordi a opera di un alfa non fosse reversibile se non per opera dello stesso alfa, e Talia era morta nell'incendio... Penso che alla fine si fosse ormai rassegnata».

«Questo non la giustifica per essersi comportata così e non riuscirai a convincermi del contrario».

«Non ne ho intenzione. Se la storia della leggenda è vera, deve essere una tortura per te saperla in pericolo e non poter fare niente per aiutarla, almeno finché l'effetto del siero non si sarà esaurito».

Peter avrebbe voluto sbattere la testa contro la parete finché una delle due non si sarebbe rotta, non sarebbe stato di nessun aiuto, ma almeno si sarebbe sfogato.

«Mamma è forte, la persona più forte che conosca. Ma penso che, in fondo, desideri essere salvata, anche da se stessa».

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Per molto tempo non si mosse, rimanendo appollaiata sulla trave e nascosta nell'ombra del sottotetto, in agguato. Nove uomini armati avevano perlustrato il vecchio magazzino, nessuno di loro pensò di guardare sopra le loro stesse teste.

Era stata attenta a non lasciare tracce del suo passaggio ed era abbastanza paziente da restare lì immobile per ore. Probabilmente non sarebbe riuscita a tenere bloccati tutti gli altri per il tempo che le sarebbe servito. Sfortunatamente non esisteva un veleno di kanima così potente e non c'erano serrature in grado di reggere contro la furia cieca di quattro lupi mannari arrabbiati.

Non le era passato per la testa neanche una volta di chiedere aiuto a qualcuno, troppo abituata a proteggere gli altri e cavarsela da sola. Le cicatrici degli artigli di Talia, che ancora pizzicavano sul ventre piatto, stavano lì a ricordarle quell'ultima volta in cui affidò la sua vita a qualcun altro. Non ne faceva una colpa a Peter, non lo avrebbe mai accusato di quei tragici eventi, ma aveva imparato la lezione da allora. Sicuramente avrebbe litigato con tutti una volta tornata a casa, primo fra tutti Wilder che non si era trattenuto dal dire la sua per tutto il tragitto fin lì. Ora percepiva che era rimasto nei dintorni, insicuro sul lasciarla da sola.