3. So careless

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VOX'S POV
Sono le sedici e cinquantasette e ancora Alastor non mi ha dato una risposta.

Di solito lui è puntuale, quindi sicuramente mi terrà sul filo del rasoio fino all'ultimo minuto.

Io intanto ho deciso di farmi un giretto per il pentagramma, curioso di vedere il famosissimo 'Happy Hotel', per il quale la figlia Stella Del Mattino mi sta rompendo tanto i coglioni.

Mi accorgo che è affianco al bar in cui volevo portare Alastor, e sicuramente non ne sarà entusiasta.
È molto distante dalla Hell's Entrantaiment, perciò se accetterà, credo arriveremo qui con la mia auto.

'Oppure con la moto' mi suggerisce una vocina nella mia testa. 'Così potrà abbracciarsi a te...'

Effettivamente è un'idea niente male, ma Alastor non gradirebbe.

Lo conosco abbastanza bene da affermare che non ama il contatto fisico, ed è già assai che riesco ad abbracciarlo da dietro.

Controllo il cellulare, prendendolo dalla tasca della giacca.

Le diciassette e quattro minuti.

E lui non mi ha ancora risposto.

'Sarà impegnato col suo turno, magari non è ancora andato in pausa' provai a convincermi.

Decisi di continuare con il mio giretto per smettere di pensare a lui.

ALASTOR'S POV
Sono esattamente le diciotto e trentaquattro quando finalmente finisco il turno.
Sono letteralmente stremato, ho una voglia matta di andare a dormire e non risvegliarmi più.

Rimango qualche minuto stravaccato sulla sedia, chiudo gli occhi e mi passo una mano tra i capelli.

Oggi non c'è stato nulla di interessante. E non sapevo come intrattenere il mio pubblico. Cosa mai successa in tutti i miei anni di servizio, perciò ho improvvisato un brodcast dove ho parlato del nuovo bar che apriva alla punta del pentagramma di cui mi aveva parlato Vox.

Vox.

Mi aveva chiesto se volevo andarci con lui.

'E come al solito te ne sei dimenticato!' mi rimprovera il mio microfono.

Si, me ne sono dimenticato di nuovo. Che faccio ora?

Chissà se sono ancora in tempo per raggiungerlo.

Inizio a sistemare la postazione molto velocemente - anche se non c'era tanto caos - e infilo il cappotto.
Mi precipito all'uscita della Hell's Entrantaiment, in cerca di Vox.

Ma lui non c'è.

'Sicuramente se ne sarà andato' mi suggerisce il mio microfono.

Però io non demordo. Non voglio deluderlo per ľennesima volta.

Mi incammino verso il suo appartamento, che mi sorprendo essere molto distante dall'edificio in cui lavoriamo.
Percorro le strade delľInferno con calma - anche se calma non né ho proprio - sapendo di essere un demone molto temuto, perciò nessuno mi crea fastidio durante il mio tragitto.

Dopo un po' mi ritrovo finalmente davanti al palazzo di Vox, dove cerco di svegliare ľusciere appisolato davanti alla porta. Questo si sveglia e quasi sobbalza, e si affretta a farmi entrare.
Neanche lo ringrazio, cosa che di solito farei.

Salgo velocemente le scale, leggendo di sfuggita le targhette appese alle porte, riportanti i nomi dei residenti.
Dopo aver salito ben tre rampe di scale, finalmente trovo la porta di Vox.

Mi ricompongo dando una scrollata alla giacca e sfoggiando il mio sorriso, e dopodiché busso alla porta.

Inizialmente non risponde, busso di nuovo e un rumore sommesso proviene dalľinterno.

<<Ma chi cazzo è?>>

Decido di prenderlo in giro: <<Cerbiatto, pacco in arrivo.>>

Sento Vox precipitarsi alla porta, aprendola.
Rido leggermente nel vederlo così preoccupato a sorprendermi davanti al suo appartamento. Ha addosso solamente i pantaloni e i calzini, e stranamente mi disturba vederlo a petto nudo.

Lui si rilassa, e si appoggia alla porta. <<Non vedo nessun pacco, a meno che non intendi il tuo pacco...>> dice, indicando col dito quella parte dei miei pantaloni.

<<Tieni a bada gli ormoni Voxxy, non sono qui per questo. Volevo scusarmi per non essermi presentato all'uscita che mi avevi proposto.>>

<<Ah, giusto. Ma non preoccuparti, sarà per un'altra volta.>>

<<Già.>>

Per qualche istante cala un silenzio alquanto imbarazzante fra noi, ma Vox decide di rompere il ghiaccio.
<<Ti va di entrare? Perdona già in anticipo per il casino...>>

Non gli do il tempo per finire la frase che sono già dentro. Studio il salotto in disordine, un open-space con la cucina, che hanno entrambi una palette di nero, blu, rosso-fuxia (come quello dei suoi occhi), verde acqua e bianco. Singolare.

<<Niente male questo posto.>>

<<Accomodati, non badare al macello...>>

Mi siedo sul divano nero in pelle, accavallando le gambe.

<<Posso offrirti qualcosa?>> prova ad azzardare.

<<Basta che sia acqua, grazie.>>

Vox si dirige in cucina, apre il frigo caratterizzara da una enrome "V" con al centro un pallino e prende la bottiglia. Prende un bicchiere, versa ľacqua e torna nel salotto, porgendomelo. Lo prendo e lo appoggio sul tavolino in vetro blu scuro posizionato davanti al divano.

Vox si siede accanto a me, e restiamo in silenzio.

<<Allora...>> prova a dire, <<com'è stato ľultimo turno?>>

Gli racconto di tutte le notizie che mi sono arrivate - che si contano sulle dita di una mando - e del fatto di non avere argomenti per intrattenere il pubblico, dicendogli che ho parlato del bar in cui voleva portarmi.

<<Scommetto che sarai stremato, non è da te non avere gossip da raccontare.>>

<<Infatti vorrei solo dormire e non svegliarmi fino a domani.>>

<<S... se vuoi puoi restare da me a dormire..>> azzarda Vox.

La sua proposta mi coglie alla sprovvista. Vuole che resti con lui?

Dopo quello che è successo, dovrei restare.

<<Non sentirti obbligato, so com'è strano per te.>> si affretta ad aggiungere.

'Ti converrebbe restare' mi suggerisce il microfono. Ed ha ragione.

<<D'accordo. Resterò qui.>>

Vox spalanca gli occhi, incredulo. <<Davvero?>> domanda, con la stessa eccitazione di un bambino quando gli acconsenti di prendere un gelato.

Mi limito ad annuire.

Sarà una serata molto lunga.

Strangely.. mine? ~Radiostatic~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora