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Mi saluti con un cenno e non so se
Ti rivedrò domani oppure mai più
-Un'altra storia [Marco Mengoni feat. (Franco 126)]

La musica nella discoteca era talmente alta che si poteva udire anche da fuori.
I ragazzi si trovavano in una delle discoteche più famose di Sydney, cercando di godersi la serata, ma purtroppo non era una cosa scontata.

C'era chi non si avvicinava, chi ballava in mezzo alla pista, chi alla console a fare il dj, chi si nascondeva per non dare troppo nell'occhio e infine chi non c'era perché a casa con la febbre.

Jeongin aveva costretto Seungmin ad andare a divertirsi e così si trovava quasi vicino alla console, scambiando sguardi innamorati a Changbin che, insieme a Chan, erano i dj della festa.

I due ragazzi lavoravano nella discoteca quasi tutti le sere, a turni alterni, ma capitava spesso che condividessero lo spazio. Chan era distratto dalla musica alta e dalla puzza di sudore che ergeva in quella sala tanto grande quanto piccola, non rendendosi conto, in un primo momento, della coppia affianco a lui.

Han e Minho si erano appartati ai lati del locale, mentre ballavano e al tempo stesso si dirigevano verso il bagno.
Minho non aveva intenzioni spinte, Jisung si sarebbe dovuto riprendere dalla notte precedente, peccato che il minore non era dello stesso pensiero, quindi quando si trovarono nel cabinato il maggiore si allontanò percependo le mani del moro sul bottone del pantalone «Jisung ne abbiamo già parlato» disse mentre continuava a baciargli il collo, sentendolo ansimare sotto il suo tocco.

«Eddai Min, non è poi una tragedia» disse cercando di convincerlo ma il maggiore non demorse e continuò  «Aspetta solo altri due giorni amore, poi possiamo fare tutto il sesso che vuoi» gli baciò il petto e Jisung si sentì tradito.

Era sempre più convinto che lo stesse facendo apposta, per trattarlo come un bimbo in fasce «Minho lo stai facendo ancora» disse con gli occhi lucidi e la voce tremante, il nominato si staccò e non capì a cosa si riferiva «Piccolo-» Jisung si staccò e fece per aprire la porta «Piccolo un cazzo Minho! Quando tu hai voglia io - singhiozzò a causa dell'alcol - posso stare di merda e poi quando te lo chiedo io, ti devo sempre accontentare» non era un discorso omogeneo, non che avesse bevuto tanto, ma non reggeva bene l'alcol.
Cercò di andarsene ma venne preso dal polso, e fu spinto tra le braccia del maggiore.

Ispirò il suo profumo e gli occhi gli pizzicarono fino a fargli male, ma non voleva piangere, doveva essere forte e mantenere il punto «Piccolo mi dispiace» gli baciò la nuca e gli sistemò i capelli «Mi tratti come un bimbo a volte» dichiarò, non riuscendo a sostenere la malinconia e la delusione «Quello è perché sei il mio bambino» disse ironico, ma il suo commento era in parte vero.

Poiché cresciuti insieme Minho aveva sempre tratto Jisung come un fratellino da proteggere, anche da se stesso se c'è ne fosse mai stato il bisogno. Ma ammetteva che alcune volte, sopratutto nel sesso, Minho metteva troppo spesso il punto.

Non voleva fargli male, Jisung era fragile e lui l'avrebbe protetto sempre.

«Minhoo» lo canzonò stringendo la presa nelle braccia «Va bene, va bene» ridacchiò l'altro, aprendo la porta del bagno, gli prese la mano e si incamminarono verso l'uscita «Dove stiamo andando?» chiese ingenuo il minore e il moro pensò davvero di avere un bimbo tra le sue mani, ma si contenne dal ridere e gli sorrise innamorato «A casa» glielo sussurrò all'orecchio mordendogli il lobo, Jisung annuì rosso e si diressero mano nella mano verso la macchina.

"Vamos, I know that you want it
(Boom) Lobos, we cannot stop hunting
(Boom) Ra-ta-ta-ta, I'ma make it
Boom, boom, chk, chk, boom
(Boom) Vamos, I know that you want it
(Boom) Chaos, we so catastrophic
(Boom) Ra-ta-ta-ta, I'ma make it
Boom, boom, chk, chk, boom"

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