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Ha il volto sconvolto
Io gli dico "ti amo"

-L'importante è finire (Mina)

Jeongin pulì il bancone del locale, cercando di non pensare a cosa gli stesse succedendo in quell'ultimo periodo.
Non era passato tanto da quando si era ritrovato a convivere con Chan, più per convenienza che perché l'avesse voluto.
Lui e Seungmin erano sempre stati coinquilini, non era abituato a dormire da solo, per questo quando Chan si era proposto di andare a vivere insieme, aveva accettato.
Ma alla fine, si sentiva sempre da solo.
Chan lavorava come Dj quasi tutte le notti e quando tornava a casa lui doveva andare a lavoro, non si incontravano mai, e le loro vite erano completamente diverse.
Non era perché non lo amasse, avrebbe scalato le vette più ripide solo per lui, ma non era pronto. 
Aveva bisogno dei suoi spazi e non poteva pretendere che il ragazzo stroncasse tutte le abitudini che aveva, già aveva imposto delle regole inesistenti.

«Non camminare senza maglietta».

«Dormiamo in due stanze separate».

«Quando entri in camera mia bussa alla porta».

«Non entrare in bagno quando ci sono io».

Era ridicolo.
Si era fissato su cose che prima erano scontate.
Quante volte Seungmin camminava senza maglietta?
Si può dire continuamente, soffriva tantissimo il caldo e non avendo l'aria condizionata nell'appartamento, decideva di restare senza maglietta;
Lui e Seungmin quante volte avevano dormito insieme?
Non si parlava di sesso, anche solo stare sul divano insieme gli metteva agitazione quando c'era il suo fidanzato.
Aveva il terrore di qualsiasi movimento di Chan, e se non avesse risolto in tempo questo suo problema, sarebbe sfociata in una relazione unilaterale. Non lo voleva. Chan non se lo meritava;
Bussare, per Seungmin, era una parola sconosciuta. Quindi perché il suo ragazzo avrebbe dovuto farlo, e se ci fosse stata un'emergenza? Si domandò, ma non ottenne risposta. 
Jeongin e Seungmin erano l'uno l'ombra dell'altro. Non c'era un momento che non condividevano, capitava spesso che in bagno si preparassero insieme, infondo l'appartamento ne presentava uno solo, quindi era più comodo. Ma se solo Chan bussava alla porta iniziava a la sua ira. 

Vi starete chiedendo, e Chan? Cosa ne pensa di tutto questo?.
La risposta forse è un po' più complessa di quel che sembra. 
Se per Jeongin, questa convivenza, è stata una violazione dei suoi spazi, per Chan è stata una scoperta. Ogni giorno, in quella casa, si rendeva conto di quanto sia stato solo nella sua vita. Di come abbia abbandonato la sua casa originale, i suoi affetti, per un sogno che ancora aspettava di avverare, e quando I.n. si comporta in modo scontroso, ripensava ai suoi fratelli, a come anche loro, all'ora adolescenti, gli avessero risposto il più delle volte in malo modo. Con l'unica differenza che Jeongin era il suo fidanzato, e se per i fratelli Chan metteva una pietra sopra, adesso si faceva fare di tutto.
Pur di stare insieme, pur di non perderlo, pur di farsi odiare per qualcosa che non aveva nemmeno fatto. 
Quando erano stati separati, il suo stato d'animo era diventato uno zerbino, cui tutti potevano pulirsi i piedi, ma adesso, che era ritornato dal suo ragazzo, dall'unica persona che c'era sempre stata, voleva restarci per tutta la vita.
Anche se significava soffrire.
Se ripensava a cosa aveva passato il minore della coppia, tutta quell'arroganza, nei suoi confronti, non era nulla.

Da lontano, Felix vide il suo amico con quello sguardo assente, e si sentì incapace, lui che aveva una parola di conforto per tutti, in quel momento era come se non fosse un bravo amico, non voleva coalizzarsi con nessuno dei due ragazzi, ma rimaneva il fatto che avesse ascoltato solo la versione di Seungmin. Quindi non poteva farsi un'idea di quel che stesse succedendo nella testolina bionda di Jeongin. Ma lo immaginava.
Felix provò ad avvicinarsi, ma Hyunjin lo prese dal polso «Felix devo parl-» che venne interrotto dal saluto di Chan, andava a prendere sempre il ragazzo verso l'orario di chiusura, e nonostante la stanchezza, in mattinata, lo accompagnava con il motorino alla struttura.

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