~Capitolo 6~

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L'indomani entra in casa senza neanche bussare, spalancando la porta con forza.

<Che succede?> mi alzo bruscamente dal letto. 

<Sono un uomo di parola, mantengo i patti> mi spiega,  ma  non posso far altro che ridere alla sua affermazione. <Ho detto qualcosa di divertente?> chiede stranito.

<Uomo>  affermo e continuo a ridere <Avrai la mia stessa età, hai troppa considerazione di te>

Lui fa uno sbuffo dal naso, divertito: <Sono molto più grande di quanto immagini>

Lo guardo confusa, resto senza parole. Quanti anni ha quindi? Di certo se li porta bene.

<Vogliamo andare?> interrompe i miei viaggi mentali. 

<Dove?> chiedo confusa

<A trovare tuo fratello> risponde alzando le sopracciglia come se avessi già dovuto capire tutto, invece no, è imprevedibile, non riesco a stargli dietro. Gli rispondo sorridendo, credevo lo facesse venire qui, effettivamente non ci eravamo accordati sui dettagli di questo strano patto. Ho vergogna a parlarne, non voglio ricordare la cavolata che ho fatto per raggiungere questo accordo. Devo contrattare per vedere mio fratello, bah, assurdo.

Scende e io lo segue giù.

<Faremo prima volando> mi spiega, non mi da neanche il tempo di rispondere che mi afferra per i fianchi e mi trascina su con lui.  Lo guardo terrorizzata.

<Non lo fare mai più> lo rimprovero.

<Guarda che ti faccio cadere se mi provochi eh> mi guarda compiaciuto.

<Antipatico> borbotto.  Sorvoliamo gli alberi e il vento mi scompiglia i capelli, apro le braccia come se fossi una farfalla e mi godo la brezza.  Atterriamo poco dopo in un accampamento in mezzo alla foresta: ci sono diverse casette simili alla mia, qualche amaca e un grande falò al centro, lì intorno stanno ballando e suonando diversi bambini, c'è anche mio fratello, appena lo vedo gli corro incontro a braccia spalancate. 

< Sorellona> mi stringe a lui, noto i suoi nuovi vestiti, sono come quelli degli altri. 

<Alex come stai? Ti hanno fatto qualcosa?> chiedo preoccupata cercando qualche segno sul suo corpo.

<Tranquilla sorellona, è fantastico qui> mi guarda allegro.

<Cosa?!> lo guardo confusa indietreggiando < che stai dicendo?!>

<davvero, è bellissimo stare qui, Peter Pan è super divertente, gioco tutti i giorni con gli altri bambini. Non ci sono regole, posso fare tutto quello che voglio> Mi giro all'istante verso Peter che guarda mio fratello, soddisfatto.

<Cosa gli hai fatto?!> gli inveisco contro colpendogli il petto

<Calma> mi blocca le braccia, <Non ho fatto niente, lui è felice, mi ripete che qui è meglio di casa sua>

<Maledetto non ti credo> urlo

<Chiediglielo> risponde freddo, lo spintono sbuffando e mi abbasso verso mio fratello.

<Alex raccontami come hai passato questi giorni> cerco di andarci piano e capire questa situazione sempre più ingarbugliata.

<Beh inizialmente ero spaventato, ma poi questi ragazzi mi hanno accolto e raccontato tante belle storie, poi abbiamo giocato e ballato tutto il tempo> racconta sorridendo <mi hanno insegnato tantissime cose ti come costruire dei giochi con legnetti e foglie, vuoi vedere?> chiede entusiasta.

<Alex, queste persone ci hanno rapite> gli spiego piano cercando di farlo rinsavire.

<Però si stanno prendendo cura di noi, a casa nostra devi fare di tutto per guadagnare qualche soldo per mantenere me, la casa e tante altre spese> questo bambino è dannatamente maturo, ma non posso arrendermi così, non possiamo stare qui in queste condizione... non so neanche dove sia questo "qui". Non so niente. 

Mi alzo e gli accarezzo la testa scompigliandogli i capelli. Cerco di trattenere le lacrime. 

<Sei un bambino coraggioso>  gli sorrido.

<Scusa se interrompo questo adorabile quadretto, ma tieni> mi porge una tazza di legno. <E' un infuso che preparano i miei ragazzi con alcuni fiori che crescono sull'isola> 

Peter che mostra ospitalità ,strano. Sfrutto l'occasione per togliermi qualche curiosità, prendo la tazza, assaggio e dopo un sospiro prendo parola:

<Peter> affermo impettita.

<In carne e ossa> risponde guardandomi dritto negli occhi.

<Vivi su quest' isola sperduta chissà dove, sei circondato da ragazzini che eseguono tutti i tuoi ordini, dici di avere più anni di quelli che dimostri e in più voli anche> rifletto, lui annuisce < e ti chiami Peter...Peter Pan> 

<Si...> si limita a dire

<Sei veramente quel Peter Pan delle favole?!> chiedo cercando di rimanere seria, annuisce soltanto <Cos'è? Sono riuscita a zittirti?!> faccio un sorrisetto.

<Mai>fa un sospiro divertito 

<Ma noi non siamo bimbi sperduti,  dobbiamo tornare a casa>  perdo tutta la lucidità ceh cercavo di mantenere, gli sbraito contro <devi riportarci a casa>

<Non è così semplice, nessuno torna da Neverland> spiega serio

<Non mi interessa, devi riportarci a casa e basta> insisto infuriata.

<Sennò che fai?> mi provoca. Lo guardo furiosa e mi allontano da lì a gran passi. 

<Dove credi di andare!?> ci mette poco a raggiungermi, mi blocca girandomi verso di lui.

<Ah giusto, dimenticavo che sono un prigioniera> affermo dimenandomi.

<Non è per questo, l'isola è pericolosa per chi non la conosce> risponde con sguardo che mi sembra quasi dispiaciuto e preoccupato.

<E allora fammela conoscere> ribatto. Mi guarda pensieroso, fa un sospiro rassegnato e poi annuisce.

<Seguimi> approfitto della sua magnanimità e faccio come dice.

Cammino nel bosco  a pochi passi dietro di lui mentre mi spiega tutti i nomi, effetti e modi d'uso delle piante e fiori che incontriamo durante il cammino.

Ci imbattiamo in una densa coltre di rovi, si blocca all'stante. 

<Resta lì> mi ferma col braccio.

<Che succede?> chiedo confusa

<Rubus Noctis, il suo veleno è il più nocivo che esista, basta un tocco per ucciderti. Il veleno circola lentamente nel corpo finché non arriva al cuore>  lo ascolto sia incantata che terrorizzata da quella pianta.

Comincio ad ambientarmi qui, forse mi dovrò rassegnare a convivere con questa nuova realtà... finché non trovo un modo di andarcene.
Dovrò conquistare la sua fiducia sempre di più è guadagnarmi più libertà.

<Andiamo, ti riporto all'albero, è ora di pranzo> alza lo sguardo verso il sole.

<Non posso mangiare con mio fratello?> cerco di impietosirlo

<Per oggi basta accondiscendenza> mi rimprovera

<Ah vero...devi mantenere il ruolo di duro> lo sbeffeggio, alza gli occhi al cielo e mi ignora.

Mi fa strada verso la casetta e salgo da sola.

<Tra poco vengo a portarti il pranzo> mi annuncia da giù, annuisco e chiudo la porta.

Aspetto che si allontana e provo ad aprirla, magari l'ha lasciata aperta, ruoto il pomello ma niente da fare.

Sbuffo e aspetto sul letto agitata.
Ho tanto su cui rimuginare. Sono in una maledetta fiaba. Non posso crederci che sono stata rapita da Peter Pan. Assurdo, le storie sono reali.

















You got FireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora