~Capitolo 11~

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Dopo colazione, sto per seguire Alex ma Peter mi ferma:

<Va da Tim> indica un ragazzo poco distante da noi che sta posando il suo piatto <ti creerà degli abiti su misura, ormai i tuoi sono logori> lo guardo come se mi avesse fatto il regalo migliore del mondo.

<Finalmente> esulto entusiasta e subito mi fiondo da lui. È indaffarato e cerco di attirare la sua attenzione.

<Hey> gli tocco la spalla con un dito <Peter mi ha detto che mi farai dei vestiti> sorrido

<Ehm si certo, vieni> lo seguo su una casetta, è piena di stoffa accantonata ai lati, un tavolo con dei fogli e un metro da sarto. Sembra letteralmente di stare in una vecchia sartoria. Il ragazzo afferra il metro ma si avvicina titubante a me, tossendo goffamente.

<Ehm devo prendere le misure del tuo corpo> mi guarda imbarazzato.

<Certo, fai pure> alzo le braccia per aiutalo e mi passa il metro intorno alla vita e spalle.

<Posso prendere le misure anche dei piedi per farti della scarpe?>

<oh certo, non ne posso più di trascinarmi in giro con queste ridicole pantofole da notte> guardo le terribili ciabattine che indossavo quella notte, ormai sono tutte sporche e strappate.

<Ok ho fatto> annuncia indaffarato <Per oggi sarà tutto pronto>

<Grazie> sorrido entusiasta ed esco.

La giornata passa come la precedente. Peter si fa vivo solo durante i pasti poi sparisce, qualche volta passa Felix a controllare i ragazzi e dare direttive; cerca di darmi confidenza il meno possibile e io faccio altrettanto.

Dopo pranzo arriva Tim.

<Ecco a te> mi porge un vestito <ho fatto il primo possibile> è un abito orribile, fatto di scarti di stoffe, un modello che si portava cent'anni fa, delle scarpe fatte di foglie e chissà che altro; ma vabbè meglio di niente, lo accetto di buon grado.

<Puoi vestirti nella casetta> spiega, annuisco e vado a vestirmi. Il tessuto mi pizzica un pò ed è abbastanza scomodo, dovrò abituarmici.

Esco imbarazzata cercando di non farmi notare. Provo ad abituarmi a questa specie di scarpe che prudono. Cammino goffamente verso il falò.

<Così sembri proprio una bimba sperduta> Peter se la ride alle mie spalle

<Ah-ah simpatico> mi giro verso di lui sistemandomi il vestito

<Ti stai ambientando bene>

<Ti piacerebbe> ribatto

<Bhe sei mia prigioniera, devi stare alle mie regole> alza un sopracciglio, compiaciuto

<Prigioniera si> mi guardi intorno rassegnata <ma mai tua> ribatto anche io alzando il sopracciglio.

<È una sfida?> fa un passo pericolosamente vicino a me, porto gli occhi al cielo e me ne vado dandogli le spalle.

Passo la sera a guardare Alex giocare, è instancabile quel bambino, ha corso tutto il tempo. Dopo poco arriva Felix con dei bastoni in mano.

<Fatemi vedere di cosa siete capaci> annuncia ai ragazzi intorno al falò, compreso Alex, e li lascia a terra. Ognuno di loro afferra un bastone e se lo puntano contro a vicenda. Li guardo scettica, ma non voglio intromettermi, anche altre volte li ho visti giocare così.

Iniziano a combattere amichevolmente, ma Felix sembra contrariato <Tutto qui quello che sapete fare?> Avanza verso uno di loro e gli strappa il bastone da mano>Rammolliti> avanza verso un altro con sguardo di sfida e lo attacca, l'altro para i colpi, concentrato e preoccupato.

Continua a colpire finchè l'altro non cade a terra: <E' così che dovete fare> li minaccia puntando il bastone verso gli altri. Insopportabile prepotente. Lo guardo disgustata, si appoggia ad un albero e aspetta che gli altri inizino a lottare.

Vedo mio fratello angosciato, stringe il bastone tra le dita cercando di farsi coraggio, un ragazzo gli punta l' arma contro ed avanza cercando di colpirlo, lui schiva terrorizzato, ma l'altro attacca sempre più velocemente; Alex indietreggia sempre di più, sta dietro ai colpi a fatica, e all'improvviso sento il rumore di un colpo che va a segno, alzo cercando di guardare meglio la scena e vedo mio fratello che si preme una mano sul viso. Mi avvicino di corsa interrompendo quella barbarie.

<Alex!> esclamo preoccupata frapponendomi bruscamente tra lui e il suo aggressore <fammi vedere> gli dico spostandogli la mano, il palmo della mano è impregnato di sangue, gli cola dal naso.

<Siete dei selvaggi!> Esclamo furiosa prendendo Alex in braccio

<Sta calma!> Felix si avvicina a noi infastidito <è un pò di sangue dal naso> fa spallucce

<Ha solo 8 anni!> gli sbraito contro <Che razza di gioco è questo?!>

<Devono essere pronti> risponde

<Pronti per cosa?> chiedo furiosa, lui si ammutolisce e mi squadra severo <Forza parla!>

<Che succede qui?>una voce, quella voce, piomba tra di noi in quel trambusto e tutto sembra fermarsi, rallentare...

<N-niente capo> balbetta Felix abbassando la testa

<Felix ha fatto combattere mio fratello> intervengo furiosa <Che razza di posto è questo? Perchè addestrate dei bambini?!>

<Non è così, Lira calmati> cerca di tranquillizzarmi posando le mani sulle mie <Vieni, puliamo quel sangue> Peter mi fa strada verso uno dei pozzi che usano per conservare acqua pulita, tira su il secchio e me lo pone; siedo Alex sul bordo del pozzo e gli tampono il sangue da naso finchè non smette di uscire poi gli lavo la faccia dolcemente.

<Va un pò meglio adesso?> Guardo Alex premurosa, lui annuisce

<Passato lo spavento?> Peter si avvicina sorridendogli, lo guardo infastidita, riprendo in braccio mio fratello e mi dirigo verso il campo ignorandolo. Accompagno mio fratello fino alla sua casetta e lo saluto, faccio un sospiro per tranquillizzarmi e ritorno al falò per riprendermi.

<Non hai risposto alla domanda> Peter mi piomba alle spalle, fa il giro e si siede accanto a me, gli volto le spalle irritata

<Non mettere il broncio> si sporge verso di me, sorridendo compiuto nel mio campo visivo, sbuffo

<Quale domanda?> chiedo senza guardarlo

<Va meglio? ti sei tranquillizzata?>

<Non credere che sia tutto passato, fai combattere dei bambini> ricomincio

<Non essere così drastica, sono giochi da maschi, capita di farsi male>

<Felix ha detto che devono allenarsi>

<Non intendeva niente di serio, solo attività fisica, allenarsi per i lavori che svolgono, per restare in forma>

<Si certo...> mi sta mentendo, come tutte le altre volte, sa solo dirmi bugie. <Voglio andare a dormire, sono stanca> taglio corto. Annuisce e mi accompagna a piedi.

Una volta a letto mi rendo conto che mi sono rassegnata a tutto questo troppo presto, non ho mai pensato veramente ad un piano di fuga, l'ho sempre vista una cosa impossibile... ma non ci ho mai neanche provato.

You got FireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora