~Capitolo 12~

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Mi sveglio determinata, devo portare via Alex da questo posto, da questa gente che trama qualcosa. Non è al sicuro qui, non è il nostro posto. 

Peter bussa alla porta e vado ad aprirgli, mi guarda stupito.

<Andiamo> dico seria, nota che c'è qualcosa che non va ma mi lascia stare. Pensa che sia ancora arrabbiata per quello che è successo ieri ed ha ragione, ma forse non si aspetta una fuga dopo tutto questo tempo, posso sfruttare la cosa a mio vantaggio, inizia a lasciarmi  più libertà... a fidarsi.

<Vieni, facciamo prima in volo> cerca di afferrarmi il braccio ma mi ritraggo all'istante.

<Non voglio>

<Dai non fare storie> scuote la testa contrariato e stufo.

<Lasciami stare> sbuffo allontanandomi verso il bosco

<Ti sei svegliata storta stamattina?> chiede ironico seguendomi

<Tu non mi comandi> sbraito continuando a marciare furiosa

<Oh invece si> mi raggiunge in un attimo tirandomi verso di lui per fermarmi

<Non mi piace chi disubbidisce ai miei ordini> mi guarda dritto negli occhi mentre cerco di divincolarmi < devo fare il cattivo, mh?>

<E quando mai sei stato buono?> lo istigo

<oh> sorride sornione <vuoi fare i capricci eh? La mia pazienza ha un limite, e tu stai tirando troppo la corda>  stringe la presa sul mio braccio e mi esce una smorfia di dolore.

<ok mi calmo> mi arrendo, mi piace giocare col fuoco, lo sa, e sembra piacere anche a lui.  Lascia la presa e annuisce.

<Brava bambina> sorride soddisfatto, lo guardo male e sbuffo.

<Quindi, ricapitolando> continua <Andiamo?> annuisco e mi prende in braccio, non come le altre volte che mi lascia libera e mi solleva dai fianchi, mi ha proprio tirata su in braccia. È molto scomodo, mi sento instabile, gli porto le mani al collo per sentirmi più sicura e nascondo la testa nell'incavo del suo collo.

<Stronzo> sussurro terrorizzata con la testa schiacciata contro di lui.

<Siamo arrivati> Annuncia aiutandomi a scendere, lo guardo furiosa mormorando insulti e me ne vado a cercare Alex.

Il mio piccoletto è lì al tavolo ad aspettarmi, sto facendo tutto questo per lui, il suo sorriso è il mio monito per andare avanti. Non mi devo arrendere. Qui dice di trovarsi bene, ma poi capirà che sto facendo la scelta giusta, che l'ho fatto per lui, per dargli un futuro migliore.

Passo la mattinata ad aiutare dei ragazzi ad intrecciare dei cesti fatti di foglie e rami che serviranno per tenerci la frutta e altre provviste. Alex è con altri ragazzi a cercare erbe nel bosco, le useranno per creare unguenti lenitivi per le ferite che si procurano. A crearli ci pensa Peter, pesta le erbe in un piccolo mortaio e le fa diventare quasi liquide e le mette in dei vasetti. È molto concentrato, non riesco a distogliere lo sguardo, purtroppo se ne accorge e ricambia lo sguardo aggiungendo un sorrisetto, distolgo subito gli occhi e non mi azzardo più a guardarlo per il resto della mattina.

Pranziamo in tranquillità e poco dopo tutti si allontanano a svolgere i loro compiti. Sto ancora intrecciando cesti quando sbuca Felix dal bosco con un cinghiale morto sulle spalle.

<Caccia grossa!> esclamano i ragazzi entusiasti, lo ammirano come se fosse una divinità

<Stasera si festeggia!> sbuca Peter dietro di lui, soddisfatto, tutti gli altri esultano per la notizia.

Subito dei ragazzi prendono il bottino e lo mettono ad arrostite sul falò.  Ci mette ore a cuocere, ormai il sole è tramontato, tutti i ragazzi guardano il girarrosto affamati. È una scena esilarante, stanno tutti morendo di fame, anche Alex è in trepidante attesa. È comparso anche Peter che osserva tutti appoggiato ad un albero. 

Finalmente il cibo è pronto e i ragazzi incaricati tagliano una fetta per tutti, che la divorano intorno al falò; do un ultimo sguardo a tutti poi mi fiondo anche io sul mio piatto. È davvero ottimo. Facciamo tutti il bis. Ce n'è in abbondanza. Tutti passiamo ore a continuare ad abbuffarci soddisfatti, anche Peter si unisce al trambusto e sembra rilassato, spensierato, estrae di nuovo il suo flauto e stavolta suona una melodia più allegra e in tema con questo umore gioioso e scherzoso che aleggia in tutto l'accampamento.

Tanti ragazzi iniziano a danzare intorno al fuoco, intonando note e fischi, rumori e suoni, tutti quello che sanno fare con la voce. Trovo Alex ed inizio a ballare spensieratamente con lui, insieme agli altri, Peter continua a suonare e si aggiunge al nostro giro intorno al falò.

Continuiamo così per ore, la luna ormai è sovrana nel cielo, ma noi imperterriti balliamo e cantiamo. Il tempo si è fermato, i pensieri spariscono, quella melodia si è impadronito del mio corpo.

Uno ad uno i ragazzi cominciano ad accasciarsi a terra stremati, mi siedo anche io riprendendo fiato. Anche la musica cessa e improvvisamente il sonno si fa spazio nel mio corpo, crollo all'istanza appoggiata ad un tronco.

Quando apro gli occhi è ancora notte fonda, sono ancora seduta a terra e ci sono ancora tutti i ragazzi intorno a me intenti a dormire beatamente. Mi guardo attorno e mi accorgo che anche Peter è a terra addormentato, ha la testa poggiata su un braccio risposto su un tronco. E in quel momento un pensiero mi invade il cervello.

È l'occasione giusta per trovare un modo per scappare.

Mi alzo in silenzio e prendo Alex in braccio, gli stringo la mano sulla bocca e gli faccio segno di restare in silenzio; mi guarda intontito, è ancora confuso dal sonno. Corro senza meta cercando di sentire il rumore delle onde del mare, magari c'è una barca, una zattera, qualsiasi cosa per andarcene alla svelta da qui.  Arriviamo alla riva e lascio scendere Alex che si guarda intorno spaesato.

<Con gli altri ragazzi sei mai venuto qui?> chiedo sperando lui sappia qualcosa ma scuote la testa.

<Nessuno ti ha mai detto se c'è un modo di andarsene da qui?>

<Nessuno lascia l'isola> cantilena, è sicuramente una frase di Peter che gli avrà messo in testa.  Capisco che non può aiutarmi.

<Ok, resta in silenzio e non ti muovere> lo ammonisco <Ti porterò via di qua, fidati di me,  è per il tuo bene > lo carezzo e mi allontano velocemente.














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