CHAPTER 2.

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"Allora, dove si va?" Dice spostando lo sguardo fuori dal finestrino.

"Io dovrei andare lì." Dico, puntando il dito verso il grande edificio, con una grande scritta all'ingresso; TOODS.

"Sul serio? Non te lo consiglio per niente, sono appena uscito, c'è un'aria talmente snob che mi ha fatto voltare lo stomaco, e ci mancava solo che quel vecchiaccio pieno di rughe e soldi che si crede il padrone del mondo mi rifiutasse al colloquio. Deve ringraziare solamente quel fottuto ferro con di sotto quelle ruote, se si trova lì dov'è." Dice con la voce più alta di prima, ammetto che riesce a farmi ridere, ne ho sentito di peggio, all'inizio della carriera di mio padre alcuni giornalisti dicevano cose assurde e impensabili sul suo conto, ma ora che tutti sanno chi è realmente, sinceramente non mi pesa più.
Ritornando al suo discorso; ma cosa sarà mai? La vita non finisce perché un "vecchiaccio pieno di rughe e di soldi che si crede il padrone del mondo" ti ha detto di no.

"Senti io devo entrare purtroppo, tu resta qui. Subito faccio, non combinare nulla. Ah e non è pieno di rughe"
Dico prima che lui possa ribattere e scendo velocemente dalla macchina.

Mi dirigo verso il bancone dove trovo un uomo sui cinquant'anni mentre parla a telefono, aspetto che finisca e poi inizio a parlare.

"Buongiorno, vorrei parlare con Luke Toods." Dico gentilmente all'uomo.

"Si, buongiorno. Ha un appuntamento?" Mi dice, e quasi non gli urlo in faccia.

"Ehm no, sono Hope..sua figlia." Dico accennando un sorriso nervoso.

"Oh mi scusi, mi scusi. Può andare." Dice imbarazzato.

"Non si preoccupi." Dico mentre mi giro e vado verso l'ascensore.

Queste cose sono sempre occupate, aspetto un paio di minuti e finalmente si apre, ci sono molte persone; uomini e donne di un'età abbastanza notevole ma anche ragazzi, stagisti per precisare, e uomini molto importanti nel campo automobilistico, riesco a riconoscere alcuni amici di mio padre ma mi giro prima che sembri troppo scortese fissarli.
Alzo gli occhi per vedere a che piano siano;10º, bene altri tre piani, sento un leggero "bip" e le porte si aprono, finalmente.
Percorro il lungo corridoio e finalmente mi trovo dinanzi ad una porta molto grande.

"Si?..Avanti." Dice con voce possente, dopo che io batto un paio di colpi sul legno della porta.

"Papà sono io." Dico mentre apro la porta.

"Ah eccoti tesoro, credevo non venissi più." Si alza per darmi un bacio sulla fronte, e si risiede poco dopo.

"Ho avuto un contrattempo.. A dire il vero ho fatto un incidente, beh ma nulla di grave, io sono apposto, la macchina non tanto." Dico con voce piccola, stamattina mi è capitato di tutto, ci mancherebbe solo una scenata da parte di mio padre nel suo ufficio.

"Cosa? Un incidente? Come stai? Rotto qualcosa? Non preoccuparti della macchina è l'ultimo dei problemi. Dimmi che stai bene, per favore." Dice frettolosamente e nervosamente mentre si alza di scatto e mi viene in contro per abbracciarmi.

"Papà. Papà, ti ho già detto che è tutto ok. Se continui a stringermi così, sicuramente mi romperai qualche ossa e non starò per niente bene." Dico ridendo.

"Bene." Dice con un'aria più rilassata, mentre si sistema il vestito prima di accomodarsi

"Mh, comunque perché volevi vedermi?" Dico sistemandomi meglio sulla sedia.

"Non so se ricordi..ma la famiglia Williams organizza sempre quel gala' prima dell'inverno, lo so cosa mi dici ogni volta,ma mi farebbe davvero piacere se venissi." Mi dice velocemente.

"Papà! Ti ho detto un miliardo di volte che quella festa ormai non fa più per me. Sono adulta non succederà nulla se per una volta resto da sola a casa." Dico esasperata, e stanca di ripeterglielo per l'ennesima volta.

"Va bene tesoro." Dice ormai senza speranze.

"Sul serio? Oh dio papà." Gli dico felicissima, gli salto al collo e l'abbraccio più forte che mai.

"Mi piace che ti fidi di me." Continuo fiera.

"Anche a me, spero che non mi deludi." Lo sento dire mente io gli scendo da dosso.

"Non preoccuparti." Gli dico incamminando verso la porta e strizzando un occhio. Procurando una forte risata da parte sua.

"Ci vediamo stasera a casa tesoro, mi raccomando sta attenta e tieni d'occhio la strada." Dice severamente.

"A stasera." Dico mentre chiudo la porta alle mie spalle, e mi incammino più felice che mai verso il corridoio per la notizia.
Mentre svolto l'angolo per raggiungere l'ascensore, mi scontro con una ragazza, ha i capelli neri, snella,alta e ha dei grandi occhi dello stesso colore dei capelli.

"Oh mio dio, scusami stamattina sono così sbadata." Dice mentre si china per raccogliere i fogli che gli sono caduti da mano.

"No scusami tu." Gli dico con un gran sorriso, mentre l'aiuto.

"Ehi ma tu sei Hope? La figlia di Mr.Toods?." Dice alzandosi e sorpresa di vedermi.

"Ehm, si piacere." Gli porgo la mano, mentre la imito e resto in piedi.

"Amanda Smith." Dice stringendomi la mano con un gran sorrido.

"Primo giorno?" Gli dico mente accenno anch'io un sorrido.

"Si nota così tanto?" Dice per poi scoppiare a ridere.

"Rilassati, sei un fascio di nervi, ti mangeranno viva." Dico ridendo.

"Grazie del consiglio." Dice.
Vedo che ha in mano una penna, vari fogli e un bloc-notes, gli prendo la penna e gli scrivo su un pezzo bianco il mio numero.

"Ecco, chiamami magari per andare a prendere una cioccolata calda insieme, devo farmi perdonare per averti fatto cadere tutto." Dico riferendomi all'episodio di prima.

"Certo, è stato un piacere Hope." Mi dice con un gran sorrido.

"Anche per me Amanda." Dico mentre mi incammino per il corridoio, questa volta più attenta.

Fuori dall'edificio, intravedo la mia macchina e gli vado in contro, vedo Harry fumarsi una sigaretta con la porta aperta, e una ragazza bionda stretta a lui, indossa un completo bianco formale per il lavoro, sarebbe davvero formale se non si intravedesse il perizoma nero al di sotto, e la camicetta del tutto sbottonata.
Harry si accorge di me solo quando salgo in macchina e sbatto violentemente lo sportello per chiuderlo, si allontana dalla ragazze, ma non prima di lasciarci un bacio leggero sulle labbra. Mi viene da vomitare.

"Ci sentiamo piccola." Dice rivolto alla ragazza. Si gira verso di me e continua.

"Questo sarebbe il tuo "subito faccio."?" I suoi lineamenti sono duri ma allo stesso tempo sembra scocciato.

"Vedo che però hai tenuto l'intrattenimento." Dico sfacciatamente.

"Questo non deve importanti" Dice, e mi sembra di aver visto i suoi lindamente indurirsi per la seconda volta, in pochi secondi.

Faccio un respiro profondo e lo ignoro.

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