CHAPTER 8.

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Apro più lentamente che posso la porta.
Ma appena si sente lo stivaletto di Harry battere sul parquet mi si presenta mio papà più arrabbiato che mai, davanti agli occhi.

"È questo il modo di fare signorina? Eh? Lo sai quanto sono stato in pensiero per te? Sei stata fuori tutta la notte, e il mattino seguente senza lasciarmi un biglietto, una chiamata o un messaggio. Ti avevo appena dato la possibilità di fidarmi di te e tu mi ricambi con questo?
Parli molto della donna libera e ti credi di sapere tutto dalla vita e stare fuori tutta la notte? E rientrare a casa con un ragazzo e del..cos'è questa roba in faccia?"
Urla, e non posso far a meno di quelle lacrime, in tutta la mia vita mio padre non mi aveva mai parlato così e adesso so cosa si prova.

"Sono una stupita." Continuo a ripetermi queste parole nella mia testa.
Cosa pensavo che venivo qui e mio padre mi accoglieva a braccia aperte? Mi sbagliavo di grosso.
Non parlo perché probabilmente qualunque scusa sarebbe troppo banale per lui, così rimango ferma finché non vedo la faccia di Harry.
È un misto di confusione e shock, sicuramente perché davvero è confusionaria questa situazione per lui, e sicuramente si starà chiedendo perché Luke Toods è davanti ai suoi occhi e sta dando una bella sgridata a me. Sembrerò ridicola agli occhi di tutti in questo momento così faccio la prima cosa che mi passa per la testa.

Scappo, non sono pronta per affrontare mio padre adesso.
Con le lacrime salate che scorrono sul mio viso corro sulle scale e mi dirigo più veloce che posso nella mia camera, sbatto violentemente la porta e mi dirigo verso il letto.
Non so precisamente per quanto tempo ho pianto, ma i miei occhi pian piano diventano sempre più pesanti e all'improvviso cado in un profondo sonno.

I raggi del sole mi si presentano davanti agli occhi così sono costretta ad alzarmi.
Wow ho dormito davvero tanto, vado verso il bagno e quando mi vedo allo specchio non posso far a meno di pensare; "chi è questa ragazza con gli occhi gonfi rossi, e con tutto questo nero sulla faccia?"

Mi faccio una veloce doccia, ed esco dal bagno, mentre mi metto qualcosa di più comodo non posso far a meno di pensare a cosa avrà pensato Harry di me, cosa gli avrà detto a mio padre, e mentre ripreso alla scena di ieri sono in bilico tra tornare indietro oppure affrontarlo, ma mi faccio coraggio.
Cammino più lentamente che posso, e quando vado in cucina c'è un silenzio assordante e tutto alla perfezione, c'è un biglietto sulla tavola. Lo prendo tra le mani e lo leggo:

Sono partito per un urgente viaggio d'affari a Singapore, te ne avrei parlato ma tu eri occupata a fare altro. Torno fra una settimana. Ah comprati qualcosa quando ritornerò, dobbiamo andare al gala' dei Williams.
-Luke.

Quando finisco di leggere, scoppio di nuovo in un pianto assurdo, mi parlava sempre dei sui viaggi prima di partire, e mi abbracciava e baciava prima di lasciare casa.
Continuo a versare lacrime mentre ho quel biglietto fra le mani. Riesco ancora a sentire il suo profumo, che già mi manca.
E poi Luke, Luke, ma per davvero?
Lui è mio padre, sono il frutto del suo amore e di quello di mia mamma.

Vorrei davvero che lei fosse qui, a consolarmi magari, a dirmi che tutto si aggiusterà e saremo quella famiglia perfetta che ho sempre desiderato.
Piango per un motivo, e ci sono altri 100 che spuntano all'improvviso.
Avevo finalmente guadagnato la sua fiducia, stavo finalmente iniziando a credere che dopo ben 19 anni sarei stata più libera ed indipendente, ma non è così, per una festa ho rovinato tutto.

Io rovino sempre tutto.

Corro verso la mia camera è sprofondo nelle coperte, continuando a piangere.
Noto che c'è ancora il biglietto di Harry sul mio comodino, e ingenuamente prima che possa rendermene conto, il suo telefono sta squillando, e dopo un paio di minuti risento la sua voce.

"Pronto?" Dice con tono duro, ma è molto assonnato.

"Harry." Dico leggermente, non riesco neanche a formulare una frase prima che le lacrime si impossessano di me ancora una volta.

"Lui è partito Harry, lui non mi ha salutato, ora per lui sono Hope, non sua figlia."
Piango, piango forte, e non riesco a smettere di farlo.

"Hope sto arrivando." Sono un po' sconcertata dalle sue parole, ma mi tranquillizzano.

POV HARRY.
Sinceramente non so perché lo sto facendo, ieri sono rimasto talmente sconvolto alla vista di quell'uomo, ammetto che sono stato anch'io un po' stupido.
Una ragazza che si chiama Hope Toods, va nell'edificio "TOODS", difende il capo, e che vive in una villa che sembra la casa di Barack Obama, chi potrà mai essere se non la figlia di Luke Toods?
Dalle copertine dei giornali, sembrava molto più cazzuto, forte e autoritario ma da quanto ho visto la sua faccia appena ha visto sua figlia ho subito cambiato idea, perché ci tiene così tanto? Ho visto qualche articolo e hanno quasi sempre oscurato il volto della ragazza al suo fianco.
C'è chi diceva che fosse la sua ragazza, andava in cerca di ragazze giovani con cui divertirsi, c'è chi diceva che addirittura pagava i paparazzi per oscurare il volto della ragazza e non dire nulla sul suo conto.

Ma sinceramente non gli ho dato mai peso, saranno pur affari suoi, io volevo solo un posto in cui lavorare, dopo anni passati nell'officina di mio padre volevo davvero dargli la soddisfazione di lavorare per la più grande azienda automobilistica dell'Inghilterra, anche perché adesso che lui e mia madre sono andati in pensione, e stanno in una fottuta casa per anziani, a giocare a golf tutto il giorno, dovevo trovarmi qualcosa di mio, iniziai con la macchina, poi l'appartamento e ora mi mancava la cosa più essenziale; il lavoro.
Ho aperto il bar con i ragazzi appena siamo diventati tutti maggiorenni, sembrava un buona idea, e con la nostra popolarità e nell'avere il padre di Louis architetto non ci siano fatti problemi a costruirlo e a far venire gente.
Andavamo ogni sera ad un locale diverso, non solo per divertirci e portare ragazze a casa, ma anche per osservare come si gestiva realmente qualcosa di tuo. All'inizio era solamente un bar, ma per un po' di tempo non si faceva altro che parlare del 'Fun' e con l'andare avanti i soldi per noi non erano più un problema, così abbiamo finito per farlo diventare un locale, abbiamo reso le dimensioni ancora più grandi. Ma io voglio un lavoro stabile, il bar potrebbe non attira più le persone, ma per il momento questo non è un problema.

Mentre esco dal parcheggio del mio appartamento accelero il più che posso, e in meno di 15 minuti sono davanti all'enorme villa.

Busso alla porta e mi ritrovo davanti una ragazza con dei semplici leggins una felpa e dei calzini colorati, sembra strano ma la trovo molto più scopabile di quella puttana che mi sono fatto poche ore fa.

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