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Riccardo's pov

In questi giorni sono stato talmente impegnato con la squadra, che ho dovuto trascurare Sofia. Ho cercato di farmi vivo il più possibile, ma capisco che non sia il massimo.

È una situazione pesante. Delle volte per la stanchezza crollo e mi dimentico di chiamarla. È fin troppo paziente con me. Ma capisco che non è una situazione che può andare avanti per sempre.

Mi cambio in spogliatoio il più velocemente possibile, così posso tornare a casa e chiamarla.

Sono le 23, e mi auguro che lei stia ancora in piedi. Ci sono delle volte che fa tardi per studiare, altre in cui si addormenta già alle 21 per la stanchezza.

Anche lei avrà la sua buona dose di stress. Non sono mai stato un grande studioso, ma immagino che l'università sia un carico importante.

"Scusami, ho finito adesso la partita, ho cercato di fare il prima possibile." Le sorrido vedendola tra le coperte, mezza addormentata.

"Avete vinto?"

"Con Calafiori a difendere era scontato." Faccio lo sbruffone, sapendo che lei si sarebbe messa a ridere.

"Hai studiato?" Le domando e lei annuisce.

Rimango qualche istante a fissare la sua immagine sullo schermo del telefono.

In questi istanti, mi passa per la mente una domanda, e non faccio in tempo a processarla, che è già sfuggita dalle mie labbra.

"Perché non ti trasferisci da me?"

"A Londra?" Domanda Sofia come per conferma di aver sentito bene. "Stai scherzando spero."

"Non sto scherzando, dico sul serio. Potresti studiare qua e-"

"Riccà non posso lasciare tutto e trasferirmi a Londra!" Esclama sull'attenti. "Cazzo, certe volte non riesci a vedere nulla all'infuori di te."

Mi zittisco subito, ma lei rincara la dose.

"Non ti ho mai chiesto di rimanere a Roma per me, e tu invece adesso mi chiedi di trasferirmi in un altro paese?"

"Potremmo vivere una vita normale-" Provo a spiegare, ma lei ha già riattaccato.

"Cazzo."

Mi passo una mano fra i capelli e mi butto sul divano. Tengo una mano poggiata sul petto mentre guardo il soffitto. 

Non so più come comportarmi con Sofia. Lei è nervosa per via degli esami, ed io non faccio altro che peggiorare la situazione. E' questo quello di cui mi preoccupavo mesi fa. 

La sto rallentando, la sto trattenendo, e adesso comincia ad accusare il colpo. Dovrebbe pensare a studiare, uscire, non ad aspettare ad ogni ora della notte che io finisca la partita o l'allenamento.

Non sto tranquillo sapendo che Sofia non sta bene. Inoltre le discussioni a distanza sono ancora più difficili da affrontare. Non è semplice rimediare, e le incomprensioni sono numerose. Non è semplice capire con che tono si stiano dicendo le cose, e spesso finiamo per litigare per delle sciocchezze.

Avrei detto a Sofia che domani sarei tornato a Roma, ho l'aereo di mattina presto, ma lei non mi ha lasciato il tempo.

Senza accorgermene mi addormento sul divano, e mi risveglio all'alba con la luce che filtra dalle finestre. 

Preparo di fretta la valigia, dopodichè mi precipito all'aeroporto. Sono impaziente di tornare, ma soprattutto di rivedere Sofia e sistemare le cose.

Mi viene a prendere mia madre all'aeroporto.

NEMICIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora