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Le settimane sono passati, ed i mesi pure.

Quattro mesi, con precisione.

Pensavo sarebbe successo a Natale, o a Capodanno, ma nulla.

Ogni giorno, mentre Riccardo non c'è, mi metto a fissare quella scatolina e il suo contenuto.

Ad un certo punto pensavo di star impazzendo. Mi era passata anche per il cervello l'idea che l'anello non fosse per me.

Poi mi sono subito ripresa, e mi sono data della sciocca, anche solo per aver dubitato di Riccardo.

Vorrei che me lo chiedesse, per potergli finalmente rispondere sì.

.

Sì sono pronta, e sono sicura al 100%.

Fatto sta, che la proposta ancora non arriva. E se prima ero ancora titubante, adesso invece mi sento impaziente.

Sarà stato a causa mia forse?

Anzi, sicuramente è a causa di quella discussione che abbiamo avuto l'ultima volta che siamo tornati a Roma.

Ecco, lo sapevo che avrei rovinato tutto come al solito.

Ma ad interrompere i miei pensieri, arriva una chiamata da Andrea.

Andrea non è esattamente il tipo di persona che ti chiama per sapere come stai e cosa stai facendo. È quel tipo che chiama solo in caso di urgenza.

Quindi perché dovrebbe chiamarmi?

"Pronto?" Domando con un'espressione un po' confusa, mentre continuo a fare le solite faccende per casa.

"Sofia, è urgente, ci sono state delle complicazioni e la bambina deve nascere oggi."

"Avverto Riccardo."

Così ho chiamato subito Riccardo, che in quel momento si stava preparando per una partita. Ma ha mollato tutto ed è partito con me, con il primo aereo disponibile.

L'ansia mi ha divorato per tutta la durata del viaggio. Anche perché Andrea non ha dato particolari spiegazioni, ma immagino non avesse nemmeno il tempo per darmele.

Riccardo, che è quello più razionale dei due, ha cercato di tranquillizzarmi, dicendomi che sicuramente sarà in buone mani e non succederà proprio nulla.

Arrivati a Roma, siamo subito andati all'ospedale, e quando siamo arrivati la bambina era già nata.

Non pensavo che mi sarei innamorata a prima vista.

L'ha chiamata Elena.

Ha gli stessi occhi verdi dei Calafiori, ma è la copia spiccicata di Andrea.

Quando l'ho tenuta in braccio, mi sono quasi commossa. L'ho appena conosciuta, eppure è come se la amassi da una vita. Questo è il riflesso dell'amore che provo per Rebecca.

Mi ha commosso ancora di più vedere Riccardo tenere in braccio la bimba.

Per un momento, ha fatto breccia nella mia mente l'idea di avere un bambino nostro. Sono sicura che Riccardo sarebbe un ottimo padre.

Ma ancora è troppo presto, e non me la sento. Il lavoro mi ruba troppo lavoro, ed io vorrei dedicare tutta me stessa ad un eventuale figlio. Ciò non significa rinunciare al lavoro completamente, ma almeno limitarlo.

Poggio di nuovo la bimba nella culla, e mi avvicino a Rebecca.

"Ti lasciamo riposare." Le dico, lasciandole un bacio sulla guancia.

"Ma io mi annoio, non posso tornare a casa?" Borbotta sbuffando e mi viene da ridere.

"Dai sono solo un paio di giorni."

NEMICIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora