Capitolo 8: di là in quel bosco

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Alice un giorno si svegliò tardi e non andò a scuola, ne approfittò per andare a curiosare nelle zone in cui abitava Alex e magari, se i genitori fossero stati assenti, curiosare anche in casa sua.
Quando arrivò vide dinnanzi alla casa affianco una strana auto vintage marchio Fiat, malridotta e con le ruote consumate. Non ci fece molto caso e decise di farsi un giro nel bosco.

Cammina e ricammina, si trovò in un bivio e scelse la strada a sinistra, era più cupa del solito e piena di rocce. Poi, avvicinandosi, vide una figura di un uomo in lontananza che però appena si accorse della presenza di qualcuno scappò via tra le fratte in maniera fulminea.
Camminando ancora un po', ad un certo punto si bloccò sbalordita, non era una bella scena quella che si trovò davanti: un corvo stecchito e mutilato, sezionato in più parti e aperto dal petto e con sorpresa vide che mancava qualche organo, non sapeva bene identificare quale poiché troppo atterrita. Infatti, spaventata come una lepre, se ne corse via e raggiunse nuovamente casa di Alex; oramai si era insospettita, e se fosse stato Alex a commettere quell'ignobile atto?

Si arrampicò con prudenza sul balcone della camera del fanciullo ma trovò la finestra mezza aperta e, quando entrò, la camera smantellata, sottosopra. Una volta avvicinatasi alla scrivania trovò un pezzo di carta spezzato male, un biglietto con su scritto "ti ho fatto un regalo, ci vediamo stanotte". Ci mise un po' a realizzarlo, non era un biglietto normale, era scritto con il sangue...e c'era un cuore disegnato con il sangue. Qualcuno era stato lì prima di lei e quel qualcuno non era un essere normale.
La povera pura ragazza non ce la fece più, non ci stava capendo più niente, venne presa da un momento di panico. Decise che fosse meglio andarsene e così fece: chiuse la finestra precedentemente trovata aperta, scese dal balcone arrampicandosi su un albero e per la distrazione inciampò e atterrò sul suolo — per fortuna non si fece nulla, scappo via a gambe levate e basta.

Alex tornò da scuola, cucinò il pranzo per la sua "famiglia" (se così possiamo definirla) e mangiò taciturno. Quando salì nella sua stanza vide un enorme bordello e gli sembrò strano perché camera sua era sempre ordinata. Prima pensò fosse stato il vento ma appena posò lo zaino sulla scrivania notò quello stesso biglietto e capì subito fosse opera dell'albino. Il tremore iniziò dalle mani e poi pian piano si espanse per tutto il corpo del bambino, aveva paura ma allo stesso tempo era incuriosito e dopo essersi sdraiato sul letto ed aver riflettuto a lungo fece la fatidica decisione: quella notte si sarebbe presentato. Stesso luogo, stessa ora.

Alex era veramente stanco quella notte ma voleva saperne di più: cos'era questo regalo? Cosa avrebbero fatto? Cosa si sarebbero detti?
Percorse la stessa strada del giorno prima per arrivare al punto dietro l'albero dove si erano dati questo strano appuntamento, prima le fratte, evitando i rovi, lontano dalla stradina fatta di ciottoli, nei meandri più oscuri del bosco.
Arrivò in anticipo e si sedette. Dopo dieci minuti circa sentì un fruscio provenire da dietro le frasche e vide spuntare da esse il ragazzo alto con i capelli bianchi. Si era per un attimo scordato di com'erano raccapriccianti quegli occhi che gli scrutavano il corpo e forse anche l'anima, iniziò nuovamente, istintivamente, a tremare.

<<che fai tremi? Ti faccio così paura?>> disse accennando un ghigno.
<<perché eri in casa mia stamattina? Cosa volevi fare?>>
<<semplicemente darti il biglietto e frugare un po' tra le tue cose>> ammiccò sedendosi vicino a lui ed estraendo un'ignota boccetta dalla tasca. Gliela porse.
<<questo è il tuo regalo, fa finta che sia il mio cuore, ci ho messo tutto il mio amore e tanto impegno per farlo...>> disse faticosamente, come ad indicare che ci fosse anche il suo travaglio dentro quella boccetta. Ma cos'era questa boccetta? Semplice, un macabro regalo composto da un cuore di un piccolo animale.
Alex rimase zitto per un po', si guardarono, poi disse:
<<e il sangue era suo?>>
<<di chi?>> fece finta di niente il ragazzotto.
<<dell'animale a cui appartiene questo cuore, intendo, il sangue sul biglietto era suo?>>
<<il mio cuore, il mio sangue.>> rispose Giorgio, palesemente per prenderlo per i fondelli.
<<capisco...>> il mulatto sospirò e si sdraiò per terra mentre l'albino faceva lo stesso. Passò qualche minuto di silenzio prima che Alex potesse sentire quelle fredde mani toccare il suo collo e poi lentamente il suo petto.
<<io devo andare, sono stanco.>> disse il bambino deciso, con una nota di timore. Poi prese e si alzò.
<<domani alla stessa ora?>> domandò Giorgio.
<<stessa ora, stesso luogo ma senza bigliettini strani.>> e così se ne andò, intimorito ma allo stesso tempo attirato da quella figura.

Tornò silenzioso in casa, posò la boccetta sullo scaffale e fece per andare a dormire: stranamente quella sera riuscì ad addormentarsi, era come se fosse più rilassato.

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