➸𝑪apitolo cinquantacinque

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Lando Norris

Nonostante io mi aspettassi il rifiuto di Camille, ci rimango male non solo nel momento della partenza dell'aereo, ma anche per il giorno successivo dove la chiave della camera a lei dedicata rimane abbandonata sulla mia scrivania.

Non avendo nemmeno un minuto in più da dedicarle, mi butto a capofitto nel lavoro dove ormai mi sento più forte che mai. Sento la macchina rispettare il mio volere, sento la distanza dalle RedBull ridimensionarsi sempre di più fino ad essere annullata.

Sento finalmente di potercela fare, una cosa che mai prima d'ora mi sarei aspettato. Sognare di vincere è un qualcosa alla portata di tutti, farlo invece è un privilegio per pochi e io finalmente sembro rientrare in questa categoria.

"Mate, non vieni?"

Oscar cerca insistentemente la mia attenzione, nonostante sia chiaro che io sia impegnato a memorizzare tutte le traiettorie situate sui fogli davanti a me.

Ogni curva viene preparata in tre varianti, poiché anche la minima variazione di atmosfera o di macchina potrebbe farmi perdere troppi secondi.

Eppure nonostante Oscar sia un dannato perfezionista, quasi più di me, oggi ha fretta di lasciare il circuito e vuole farlo a tutti i costi con me.

"Inizia ad andare"

Cerco di allontanarlo facilmente, ma il suo rimanere immobile mi porta finalmente ad alzare gli occhi verso la sua figura snella.

"Vieni con me? Ti stai uccidendo tu, gli allenamenti e il circuito. Lo sai a memoria meglio di chi l'ha creata"

"Non basta Osc"

"Muoviti"

Si avvicina a me con fermezza, convinto di non andarsene fino a quando non sarò al suo fianco.

"Ti stai autodistruggendo"

La sua affermazione fa saltare in pochi attimi qualsiasi mio limite, senza alcuna ragione. Ormai è chiaro alle persone al mio fianco che non sono mai dell'umore e che le mie reazione diventano ogni giorno più esagerate, ma non mi sono spinto mai nel svelare le motivazioni dietro a questi miei comportamenti.

Il perché?

È ovvio. Ormai, nonostante i due mesi separati, è chiaro a tutti che io e Camille rappresentiamo un dualismo imprescindibile. Tutti hanno letto subito il filo rosso che in passato ci legava, hanno visto crescere il nostro rapporto fino al punto di amare più di noi stessi ciò che siamo stati capaci di generare.

Da quando è finita realmente, non parlo della nascita del piccolo, ma del bacio con Carlos, ho rimesso in atto inutilmente la maschera del Lando infantile e giocherellone, fallendo.

Per questo mi alzo di scatto anche oggi, sapendo che la reazione che sto per avere va contro i miei principi morali, con una rabbia che non è realmente indirizzata al mio compagno di squadra ma che necessito di sfogare.

"Che cazzo ne vuoi sapere tu, eh? Sei arrivato da poco e non fai altro che vincere podi su podi, io sono anni che ci provo senza mai essere fiero di me quindi ora fatti i cazzi tuoi"

Lo supero dopo averlo guardato male, perdendo momentaneamente la lucidità e la voglia di rimanere nella sua stessa stanza.

Razionalmente so che si sta solo preoccupando per me come un amico farebbe, eppure l'ho utilizzato per sfogare quella rabbia indirizzata in realtà verso me stesso.

È così brutto realizzare di essere stato realmente felice solo nel momento in cui ormai è tutto terminato. Sono artefice del mio destino e con le mie stesse mani, che in questo momento tremano dal nervosismo, ho buttato tutto il mio rapporto con Camille all'aria.

Ho tergiversato troppo quando mio figlio è nato, facendomi soffocare come un debole dalle paure. Ho tergiversato quando è tornata nella mia vita, tentennando ogni qual volta l'avrei potuto rendere di nuovo mia. E infine sto tergiversando adesso sapendo che ormai siamo ai titoli di coda.

Vorrei eliminare in modo permanente qualsiasi cosa che mi ricorda lei, per poter mettere a tacere quelle voci che la notte mi ricordano che la colpa sia soltanto la mia.

Vorrei eliminare il suo volto devastato, il suo dolore e farlo mio. Vorrei soffrire io in modo fisico perché quello mentale mi sta sfiancando fino a distruggermi.

"Non è stato un comportamento molto maturo"

Una voce, una voce che ormai mi tormenta sempre più spesso, mi impone di fermare la mia camminata verso l'uscita del paddock.

Non mi giro, avendo paura di essermi nuovamente illuso che sia lei.

"Detto da te, risulta uno scherzo"

Il suo passo felino, quasi invisibile, elimina la distanza che ci divideva. Ormai non c'è quasi più nessuno qui, se non gli operatori che ripuliscono la sporcizia del giorno.

"Non ti aveva fatto nulla, perché trattarlo così"

Nonostante i diversi centimetri che ci dividono, il suo respiro si infrange comunque sul mio collo niveo.

"Camille"

La rabbia scompare come per magia, lasciando spazio all'insicurezza del mio tono di voce.

"Lando"

Piano volto il mio corpo vero di lei, concedendomi la vista di quella che sembra essere la Camille di sempre. Di quel volto distrutto dell'ultima volta non rimane nulla, come se fosse stato un miraggio.

Bella, elegante e potente. Così appare oggi ai miei occhi.

Uno sguardo penetrante, capace di farmi cadere come sempre nella sua trappola.

"Abbiamo molto da dirci, non credi?"

RIKA's PLACE🦋
OKAY SI SONO TORNATA DI NUOVO.

Giuro che ho intenzione di finire questa storia, perché ormai sono mesi che ci lavoro. Però con questo non dico che siamo quasi alla fine, perché potrebbero esserci sorprese in arrivo

Rika🦋

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