Capitolo Due

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Apro la porta di casa allentandomi la cravatta. E come metto piede dentro la mia abitazione, Lucky mi salta addosso, un doberman di cinque mesi che ho adottato quando era ancora un cucciolo.

<<Seduto.>>

Il cane obbedisce subito. Mi inginocchio davanti a lui iniziando a fargli tante coccole, finché non si sdraia a terra con la pancia all'insù.

<<Scusi ma le sembra una posizione da signorino questa?>> Domando trattenendo una risata.

Mi alzo e mi sbottono completamente la camicia, dopodiché mi butto sul divano e tiro fuori le altre lettere dalla mia tasca.

23 ottobre

È nato.
Ti sto proprio scrivendo dal letto dell'ospedale.
L'ho chiamato Leon, il nome l'ha proposto Serina e mi è piaciuto subito.
Ho provato ad aspettare una tua lettera, ma non è mai arrivata.
È comprensibile dopo quello che ti ho fatto, me ne rendo conto. Capisco a pieno se mi stai odiando in questo momento, ma Lucas... lo dovevo fare.
Se fossi rimasta lì dubito che avrei portato a termine la gravidanza.
La nascita di Leon mi ha fatto un bene indescrivibile, darei tutto per lui, anche la mia stessa vita.
È un bambino bellissimo, e ha già qualche peletto biondo in testa... sicuramente avrà preso i capelli da te.
Nella busta troverai un'altra foto.
Ti voglio bene
- Kimberly

Incredibile come ogni lettera mi faccia piangere come un bambino.

Vorrei urlarle che non le ho risposto perché non ho mai ricevuto le lettere, ma ormai è troppo tardi.

Ha passato già tre anni pensando che la odi.

Più che odio provo rimorso a pensare a Kimberly, mi chiedo perché io e suo fratello le abbiamo sempre nascosto tutte quelle cose, invece di uscirne puliti fin da subito.

Vorrei trovarla per chiuderla in casa e non lasciarla più andare via.

Tiro fuori la foto, in questa di vede poco Kimberly, solo le braccia che tengono nostro figlio. Il piccolo Leon è bellissimo, ha gli occhi chiusi ed è accoccolato a sua madre. Mi viene da sorridere a vedere che ha veramente qualche peletto biondo in testa.

Spero che abbia preso i suoi occhi.

Mi sono perso tutto.

<<Cazzo!>> Grido passandomi una mano sul viso.

Dovevo essere lì a tenerle la mano quando partoriva invece in tre anni non sono ancora riuscito a trovarla. Ma questo cambierà presto.

Apro la penultima lettera.

23 ottobre dell'anno successivo

Leon ha già un anno!
È una piccola peste ma io e Ser lo amiamo da morire, anche se si aggrappa sempre ai nostri capelli.
Di questo passo diventeremo pelate.
Vorrei sapere se stai bene e mi piacerebbe sapere cosa stai facendo...
Ho sentito i miei genitori e mi hanno detto che Kayden lavora in una grossa compagnia tecnologica. Ci credi?
Non riesco ad immaginarmi Kayden in giacca e cravatta che va a lavoro!
I miei non mi hanno saputo dire niente su di te.
Mi è dispiaciuto un po', ma alla fine sono stata io a portarci in questa situazione. Anche se a causa delle vostre azioni.
Spero che non mi odi.
E spero che tu legga le mie lettere...
Ti voglio bene.
- Kimberly
Guarda la foto.

Se solo sapesse che io e suo fratello siamo il CEO e il Co CEO di questa società.

Avrei voluto farle vedere il Luke di oggi. Ma forse per lei non esisto quasi più.

Mi fa male il modo in cui mi chiama Lucas e non più Luke, ma soprattutto mi logora dentro ogni volta a leggere quel "ti voglio bene" invece che un "ti amo".

Nella foto si vede Leon a terra a pancia in giù che piange, tiene gli occhi chiusi, e sia Kimberly che Serina stanno ridendo spintonandosi a vicenda.

Mi si scioglie il cuore a vederla così felice, ma allo stesso tempo il mio lato tossico non accetta il fatto che lei sia felice senza di me.

Nel riflesso di uno specchio noto la persona che sta facendo la foto.

È un uomo.

Non riesco a vedere molto per colpa del flash che si è riflettuto sullo specchio.

Le mie mani inconsciamente stropicciano i bordi della foto.

Chi cazzo è quello?

Apro subito anche l'ultima lettera.

23 ottobre

Oggi Leon ha fatto due anni!
È uno scricciolo ma è proprio una peste. Corre in giro per casa combinando solo guai. Si hai capito bene corre!
Io e Ser facciamo fatica a stargli dietro.
Non hai risposto a nessuna delle mie lettere.
E va bene così.
Continuerò a mandarti una lettera insieme ad una foto ogni compleanno di nostro figlio.
Ti voglio bene.
- Kimberly

Questa volta Leon è di spalle, la foto è un pochino mossa ma il bambino è in pannolino che sta correndo da qualche parte.

Mi viene da ridere guardando la foto, nel riflesso dello specchio si vede Kimberly con la fotocamera in mano che sta inciampando sul tappeto. Per questo è mossa la foto.

Mi alzo prendendo una scatola, ripongo attentamente tutte le lettere lì dentro e lo appoggio su uno degli scaffali sopra la tv in salotto.

Il mio telefono inizia a squillare, rispondo subito:

<<Buona sera, sto parlando con il signor Lucas Maynard?>>

<<Si, lei chi è?>>

<<La sto contattando da Anonymous Letter, sono il vicedirettore. Abbiamo visto il programma di sicurezza che ha ideato per noi assieme al preventivo, e abbiamo deciso di accettare la sua proposta.>>

***

<<Allora Lucas com'è la situazione dopo la nostra ultima seduta?>>

Guardo la donna di mezza età. <<Sto bene.>>

<<Quando sei venuto da me per la prima volta hai detto che non riuscivi a dormire la notte, ti capita ancora?>>

Scuoto la testa. <<No ora non più.>>

La mia psicologa si annota qualcosa sul suo taccuino e mi sorride. <<Invece per quanto riguarda le relazioni amorose... hai provato ad uscire un po' e fare nuove conoscenze come ti avevo consigliato?>>

<<No.>>

La donna mi guarda con gli occhiali appoggiati sulla punta del naso. <<Stai ancora cercando la ragazza...? Kimberly.>>

<<No.>> Sorrido. <<L'ho trovata.>>

My bestfriends sisterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora