Capitolo 1: Triste realtà

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Mentre Elias dormiva, una voce dolce e flebile penetrò nei suoi sogni. Una ragazza piangeva, implorando: "Ti prego, svegliati. Non lasciarmi, ti prego." La voce si trasformò gradualmente in un grido potente e spaventoso: "Svegliati, Elias!"

Elias si svegliò di soprassalto, con il cuore che batteva furiosamente e il sudore che gli scorreva sulla fronte. Barcollò verso la finestra, osservando il paesaggio triste e desolato del villaggio. Pensò alla sua famiglia, spietatamente massacrata dal mostro, e sentì una fitta di dolore acuta e insopportabile. Ogni ricordo era una ferita aperta, una presenza costante che lo tormentava senza sosta.

Seduto al tavolo, cercò conforto nella musica. Prese un foglio e iniziò a canticchiare una melodia malinconica che sembrava sgorgare dal profondo del suo cuore:

"Il lato segreto di me, non te lo farò mai vedere
L'ho tenuto rinchiuso ma non riesco a controllarlo
Quindi stai lontano da me, la bestia è orribile
Sento la rabbia e non riesco a contenerla
Sta graffiando sui muri, negli armadi, nelle stanze
Si sta svegliando e non posso controllarla
Si sta nascondendo sotto il letto, nel mio corpo, nella mia testa
Perché nessuno viene e mi salva da questo, facendolo finire?
Lo sento dentro, nel profondo, è appena sotto la pelle
Devo confessare che mi sento come un mostro
Il mio lato segreto l'ho tenuto nascosto sotto chiave
L'ho tenuto rinchiuso ma non riesco a controllarlo
Perché se lo facessi uscire, mi farebbe a pezzi, mi distruggerebbe."

La voce di Elias si diffuse nel villaggio, portando con sé una malinconia così intensa che ogni abitante non poté fare a meno di sentirsi sopraffatto dalla tristezza. La melodia riecheggiava tra le case e per le strade, amplificando il senso di desolazione che permeava il luogo. Ogni nota sembrava un richiamo alla propria sofferenza, un invito a riconoscere la bestia interiore che tutti nascondevano.

Mentre la canzone si dissolveva nella notte, Elias sentì una lacrima scendere sul viso. Guardò il cielo grigio, chiedendosi se mai qualcosa sarebbe cambiato, se mai la luce sarebbe tornata. Ma in quel momento, tutto ciò che poteva fare era cantare, sperando che il suo dolore potesse trasformarsi in una speranza per tutti.

Un sorriso timido tornò sul volto di Elias; la musica lo faceva sentire vivo, gli dava la forza di credere che anche le bestie più temibili potessero essere domate. Improvvisamente, un suono spaventoso interruppe i suoi pensieri: qualcuno, o qualcosa, stava graffiando la finestra.

Era il mostro.

Una creatura alta, con una faccia deformata, metà umana e metà bestia, rifletteva il volto di chiunque avesse davanti. Gli occhi gialli penetravano l'anima, i denti erano lunghi e affilati come coltelli, e la lingua lunga e serpentiforme si muoveva tra le zanne acuminate. Mentre graffiava la finestra, sussurrava con voce gelida: "Sarai mioooo."

Elias, con un sorriso sorprendentemente calmo, guardò il mostro e rispose: "Ti aiuterò, ti renderò libero. So che anche tu soffri."

Il mostro, emettendo una risata gelida, si allontanò nell'oscurità. Elias si rimise a dormire, consapevole che l'indomani ci sarebbe stata la riunione del villaggio per decidere chi sacrificare al mostro, una crudele necessità che si ripeteva ogni anno.

Il mattino seguente, il sole era ancora nascosto dietro un velo di nubi grigie. Gli abitanti si radunarono nella piazza principale, i volti segnati dalla paura e dalla rassegnazione. Elias si fece strada tra la folla, il cuore appesantito dall'angoscia ma deciso a trovare una soluzione. Ogni passo era un battito del suo cuore, ogni sguardo un frammento di disperazione. Ma dentro di sé, Elias custodiva una speranza segreta, una melodia di resistenza e coraggio.

La riunione iniziò e la tensione era palpabile. Elias sapeva che doveva parlare, doveva fare qualcosa per spezzare quel ciclo di terrore e sacrificio. Alzò la mano e, con voce ferma, disse: "Non dobbiamo più vivere nella paura. Il mostro soffre come noi, e forse c'è un modo per liberarlo dalla sua maledizione."

Gli sguardi degli abitanti si voltarono verso di lui, increduli e speranzosi allo stesso tempo. Elias continuò, la sua voce ora un canto di speranza: "La musica mi ha mostrato che anche nel buio più profondo c'è una luce. Dobbiamo unirci, trovare il modo di trasformare il nostro dolore in forza, la nostra disperazione in speranza. Insieme possiamo affrontare il mostro e liberarci dalla sua minaccia."

Improvvisamente, un rumore pauroso risuonò come se il mondo si stesse autodistruggendo. I colori svanirono e una voce gelida iniziò a parlare, spaventando tutti: "Musica... ah, dolce illusione." La voce rideva in modo malvagio, e la folla, presa dal panico, si voltò verso Elias con sguardi colmi di terrore.

"È colpa sua! Ha risvegliato il mostro!" gridò qualcuno dalla folla.

"Lapidiamolo! Forse così ci salveremo!" urlò un altro. In un attimo di pura follia, la folla si lanciò su Elias, trascinandolo fuori dalla piazza. Ogni sguardo era intriso di terrore, ogni grido un segno di disperazione, mentre la razionalità cedeva il posto alla paura primordiale.

La Finestra Di Markus : IL Villaggio di PrometeoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora