POV READER
-tre anni e mezzo dopo-
Come dissi le cose cambiarono, dovevo vestire il lutto per almeno quattro anni e così feci, eseguendo quella tradizione da brava vedova incurabile, finendo per segregarmi in casa, chiudendomi nel mio dolore, in quegli anni rifiutai di vedere chiunque, mi chiusi in me stessa, restando in comunione col il mio peggior nemico: me stessa.
Rimasi in quella stessa villa, una villa fuori dalla città di Londra, una villa così grande che poteva sembrare un castello e da un lato fui grata che Han insistette per avere una casa grande e spaziosa; diceva sempre che avremmo avuto tantissimi figli e li avrebbero vissuto tutti insieme, poi avremmo avuto i nipotini, cagnolini e gattini per tutta la magione. L'idea era di avere una casa di famiglia, veder crescere i figli e i nipoti fino a quando il tempo lo avrebbe concesso. Una villa per vivere insieme, invecchiare insieme.
Ecco quella era l'idea principale, che ovviamente non si avverò nemmeno per sbaglio. Ora vivevo con tre gatti (almeno questo fu rispettato), un prete esasperato e un maggiordomo che non sapeva più cosa fare per poter farmi rigare dritto ed evitare di farmi finire all'inferno con un biglietto di sola andata; senza possibilità di redenzione. Non che il prete fosse lì per altre ragioni, ma questi erano solo dettagli, davo più retta al maggiordomo che al chierico (esilarante non trovate?). Sia chiaro quando varcavo la soglia di casa ero una donna modello, ma in casa ero diventata tutto il contrario della donna sottomessa e delicata che la società era abituata a vedere; che vile destino... É assurdo cosa possa fare il dolore di una perdita. Guardiamo il lato positivo, poteva andare peggio, potevo essere eretica... ah no! dimenticavo, lo sono già."PER L'AMOR DI DIO! MI STATE RENDENDO IL COMPITO DIFFICILE! Il vescovo mi ha concesso di ricondurvi sulla retta via, ma voi non state facendo assolutamente niente per poter adempiere a questo compito" Jeongin stava urlando per tutta casa mentre prendevo l'ennesimo bicchiere di whisky, posando la bottiglia sul tavolo, guardando i libri su cui stavo studiando, alzando gli occhi al cielo per le urla continue dell'uomo. Innie, come ero solita chiamarlo da quando era un bambino, era un uomo che non si arrendeva facilmente, un uomo che vestiva sempre di scuro con croci e corone sparse per tutta la toga, portava anche spesso e volentieri la bibbia in mano. Indubbiamente era un uomo attraente (ecco spiegato perchè le prime file della chiesa erano ricolme di donzelle che non aspettavano altro che sentire la parola del giovane prete, anche se i loro interessi sono ben altri) con il viso ben delineato, due zigomi alti e le fossette che delineavano bene il sorriso, aveva degli occhietti sottilissimi e piccoli con una forma a mandorla, tipica asiatica, i capelli erano lunghi fino alle spalle, era soluto tenerli biondi anche se a tratti non era raro rivederlo con i capelli neri, non capivo se usasse delle parrucche o no, ma poco importa.
"tacete chierico! I vostri sermoni non funzionano in questa casa, o per lo meno non più" Risposi bevendo a grandi sorsi mentre camminavo per la stanza, cercando di raccapezzarmi dai miei pensieri ed escludere le parole disperate del biondo.
"posa questo bicchiere!" Il prete in fine vinse, mi prese l'alcol dalle mani posandolo nel mobile più lontano possibile, sospirando, esausto per la lunga corsa per potermi raggiungere.
"signore assisti il tuo servo fedele e salva questa tua figliola. Dammi la forza di avere a che fare con lei... eri quasi più gestibile da adolescente" Disse esasperato "ma taci. Non ti ascolterà, fate prima a pregare Satana, magari lui ascolta più della divinità che stai evocando con tanto ardore e poi io da adolescente ero una santa" risposi sfogliando il libro mentre lo guardavo con un certo disappunto per tutte quelle preghiere e quelle richieste di aiuto a Dio e per il commento sulla mia gioventù "Non dire queste cose... Ricordati, -non avrai altro dio al di fuori di me- sono i dieci comandamenti e poi me lo ricordo bene come eri fatta all'epoca, mi hai reso il seminario un inferno" rispose lui mentre si avvicinava a me giusto per vedere cosa stavo facendo. Mi misi a ridere ricordandomi quel periodo "oh andiamo! Le mie amiche erano così contente di vederti" risposi "io no!" rispose disgustato "era così divertente sentirle mentre speravano che si ripensassi e che non diventassi prete, le stesse zabette che ora sono in prima fila per sentirti parlare" rispose ricevendo una brutta occhiataccia "no ma tu eri un angioletto vero?" mi rinfacciò le mie stesse parole "ho testato la tua fede e ora guardati, ha prevalso l'amore per Dio" risposi sorridendo "piccola peste." rispose cercando di non ridere.
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Fino Alla Fine Dei Miei Giorni [Hyunjin x Reader]
Fanfiction"Contessa... Incontrarla mi riempie di gioia, sono onorato di averla qui" Hyunjin fece un inchino tenendo il capo basso davanti a me. Lo guardai dal velo nero che mi copriva il viso; segno del lutto, che non volevo abbandonare. "Alzatevi, sono qui s...