Capitolo 4

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POV HYUNJIN 
Mi ricordo di quel giorno, il giorno che aveva distrutto la mia esistenza.
Sono nato alle porte della primavera, nel 1391, mio padre aveva un titolo imperiale, molti direbbero che era il tipico principe delle favole europee, quelle dei fratelli Grimm, con qualche principe che finiva in qualche modo con una principessa o che comunque si innamorava della dolce ragazza della storia, grazie al cielo ebbero un risvolto più felice e non catastrofico e sanguinoso come nelle fiabe tedesche; invece mia madre era una duchessa, una donna dolce, una brava madre. Ricordo che crebbi in mezzo all'arte, la musica, balli che venivano festeggiati nelle grande sala da ballo del palazzo in cui vivevo, opere d'arte del Rinascimento e Umanesimo come corrente letteraria, insomma ero nato alla fine del Medioevo e alle porte di un nuovo secolo, una bella svolta.
Ricordo che il quindicesimo secolo fu tempestato di guerre e di novità, per citarvi qualcosa, rammento con nitidezza: il concilio di Costanza, la conquista della Normandia da parte di Enrico V e questo accadde nel 1415 avevo ventiquattro anni, ero nel fiore dell'età e pronto per potermi sposare e creare una famiglia tutta mia. Era un secolo complesso, molte battaglie, molte scelte politiche ed eventi di fama mondiale, purtroppo famoso anche per la sua crudeltà, come la morte di Giovanna d'Arco, arsa al rogo (cosa che poi prenderà una certa piega, come se fosse diventato di moda bruciare persone... Chissà cosa balena nella testa della gente, alle volte provo un certo timore). Come anticipai fu un secolo pieno di eventi, molti orribili, alcuni che sono rimasti nella storia come l'evento peggiore della storia: la caccia alle streghe. 

Torniamo indietro, ritorniamo alla conquista della Normandia, ad ottobre del 1415 quella sera i miei genitori fecero una festa in maschera, era consuetudine fare feste, mia madre diceva sempre di divertirsi e mio padre amava vedere la sua consorte sorridere; mio padre... un uomo fortemente innamorato di mia madre e di me, insomma un ottimo padre di famiglia, che ci teneva a proteggere sia suo figlio che la donna che ha sposato o almeno così ero abituato a vedere. In quel ballo vennero invitate varie persone di spessore, uomini di un'intelligenza rara, persone che avevano segnato la storia, uomini di chiesa e vari amici di famiglia (rammento che il commento più consueto era -Hyunjin! Come siete bello, come sarà fortunata la donna che vi sposerà, chissà come saranno belli i tuoi figli!- avevo perso il conto delle volte che me l'ero sentito dire).
 Sul finire della festa quando stavo controllando che non ci fosse più nessuno; trovai un uomo vestito di rosso e nero, mentre guardava fuori dalle finestre della sala da ballo, illuminata grazie ai candelabri a soffitto, carichi di candele e di cristalli che facevano brillare tutta la sala, col tempo però le candele si erano consumate e la luce si stava a mano a mano affievolendo. "signore? Scusatemi, dovrei chiedervi di lasciare la villa, la festa si è conclusa" dissi sorridendo, mantenendo un tono di voce flebile e basso, l'uomo rimase immobile continuando a guardare fuori dalla finestra, concentrato a guardare le  varie carrozze che portavano via gli invitati "state bene?" chiesi avvicinandomi a lui, incuriosito dal fatto che non avesse fatto nemmeno una piega. Appena lo sfiorai, cercando di posare un dito sulla sua spalla, attirando di conseguenza la sua attenzione, ma non feci in tempo a sfiorarlo che venni bloccato dal polso da quest'uomo, col viso coperto dalla maschera delle feste in maschera. Il sangue mi si era raggelato nelle vene, mi cadde persino il candelabro che tenevo in mano, cercando di fare più luce, considerando che i lampadari stavano smettendo di fare luce. "sembri più giovane" disse con voce tetra, facendomi vedere un sorriso orribile. La bocca era larga e sembrava che la mandibola fosse dislocata per quanto fosse grosso il suo sorriso, aprì un po' la bocca, facendomi vedere i canini talmente tanto lunga che mi raggelò il sangue nelle vene "lasciatemi!" dissi spaventato a morte dalle sembianze abominevoli dell'uomo. 

Accadde tutto all'improvviso; i miei genitori erano ancora alle porte della villa mentre finivano di salutare gli ultimi invitati. In quel momento io ero solo con quel demone, mi pare di rimembrare che sentii un dolore pulsante al collo, sentivo le forze che a mano a mano mi stavano abbandonando, gli arti non mi rispondevano più, la vista mi si stava appannando e non riuscivo nemmeno a reggermi in piedi, ricordo che stramazzai a terra, cercando di tenere gli occhi aperti, riuscendo a vedere a grandi linee cosa stesse succedendo. La mia vista era parecchia compromessa, vedevo tutto appannato, come se avessi un velo opaco di nanzi a me, il mio respiro era lento e sentivo il cuore che batteva sempre più piano, una strana sensazione di freddo che mi stava sopraggiungendo, insomma stavo sentendo tutti gli effetti di una morte imminente. Riuscii a distinguere la figura davanti a me che si tagliò la mano, stringendo il pugno sopra la mia bocca, facendo cadere delle gocce di sangue sulle labbra, facendomi bere il suo stesso sangue.
Quello, quello fu il mio sigillo con Satana, fu la mia condanna.
Accadde tutto contro il mio volere, io non volevo essere un mostro, io non volevo uccidere, non volevo recare sofferenza... eppure accadde, non ricordo cosa successe precisamente ma so solo che mi ritrovai tra le braccia mia madre e mio padre, completamente dissanguati con la sala da ballo imbrattata di sangue e dove prima si sentiva il rumore della musica ora si potevano udire solo i miei singhiozzii disperati e le mie urla di terrore, mentre stringevo entrambi a me, non riscendo a capacitarmi di cosa fosse successo o perchè avessi ucciso proprio loro due.
Non avevo paura di quello che mi circondava ma avevo paura di me stesso, di quello che ero diventato. 
Mi odiai per parecchi decenni, avevo ucciso i miei genitori e non riuscivo nemmeno a ricordare come o perchè avessi scelto di uccidere proprio le persone che più amavo al mondo, mi segregai nella stessa villa che aveva visto come teatro sia i momenti più belli della mia  vita che quelli più brutti. Contemplai per vari giorni il significato di quello che mi era successo, dovetti scoprire tutto a mano a meno e vi assicuro che non fu facile o indolore. Il termine era Vampiro... una piaga più che tediosa.

Fino Alla Fine Dei Miei Giorni [Hyunjin x Reader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora