Capitolo 2

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POV HYUNJIN
Sospirai guardando le tende, appoggiandomi allo schienale della poltrona.
Guardai insistentemente le finestre, sentendo una sensazione di noia e frustrazione.
le tende erano di un colore rosso porpora, fatte di un tessuto spesso, grosso, morbide e con dei drappeggi che le rendevano piacevoli alla vista, ma vi assicuro che non era nulla di gradevole da vedere; col passare del tempo non tolleravo più la vista di quelle maledette tende, avrei tanto voluto strapparle per tutta la casa, gettarle nel camino e guardarle mentre diventavano cenere, facendo divampare le fiamme; invece non potevo fare niente di tutto questo. Avevano uno scopo diverso rispetto al semplice piacere estetico. Erano le uniche cose che potevano proteggermi dal sole, l'unica barriera che avrebbe potuto risparmiarmi dall'indebolirmi e rendermi di conseguenza stanco e affaticato; oltre a questo Il sole mi dava fastidio agli occhi, mi dava irritazione alla pelle, che essendo troppo chiara era anche molto sensibile, e non faceva altro che darmi problemi su problemi. Una piaga maledetta che non riuscivo a tollerare, ma che in fondo non ero disposto a farne a meno; il sole era gradevole, mi piaceva uscire e passeggiare per la città godendomi l'ombra degli alberi o sedendomi a conversare con qualche d'uno che come me si era rifugiato all'ombra di un albero. 

Guardai con insistenza un piccolo scorcio di cielo, sospirando con fare rassegnato, finendo per sospirare e chiudere gli occhi, cercando di levarmi l'idea di poter vivere senza tutte le costruzioni a cui ero legato. Fantasticare non faceva altro che farmi pensare ad una vita normale; purtoppo quelle stesse idee mi tediavano la mente, portandomi a constatare tutte le eventualità impossibili che avrei tanto voluto vivere e tornare a fare, ma che non mi era concesso in nessun modo di poter rivivere.
Volevo vivere di nuovo una vita come prima, volevo tornare ad essere lo Hyunjin di secoli prima, ma era impossibile, la mia condizione era irreversibile.
"Hey principino, cos'è tutta questa tristezza?" mantenni gli occhi chiusi, sentendo la voce squillante del mio -maggiordomo- se così vogliamo definirlo... (badate bene, non era nemmeno lontanamente paragonabile ad un maggiordomo)
"É così che parlate ad un conte? Mi stupisco di come siate diventato un membro della servitù, se vi atteggiare in questo modo al vostro signore dovrò licenziarvi" Chiesi restando con gli occhi chiusi, sorridendo a mala pena, cercando di restare il più serio possibile, anche se vi assicuro che era un'impresa più che ardua.
"Scusatemi signorino! La vostra tristezza mi affligge! cosa vi tormenta? Ditemi come posso rendere la vostra eterna sofferenza in un piacevole soggiorno su questa terra. Ditemi, Gradite un bicchiere di vino? Preferite del sangue?" Chiese di nuovo, sentendolo mentre si avvicinava a me, prendendomi una mano, la sua voce era dolce e sicuramente aveva delle pose teatrali per entrare nella parte del maggiordomo premuroso, facendomi aprire gli occhi e farmi scoppiare a ridere per il suo cambio repentino di lessico. Ormai lo conoscevo benissimo, aprii un occhio solo per avere conferma della mia idea, ed effettivamente aveva proprio una posa da attore di teatro, uno di quelle tragedie che rende il tutto più melodrammatico facendomi scoppiare a ridere soprattutto per la dualità della persona che avevo davanti. 

Seo Changbin, il mio maggiordomo o così lo definiremo per comodità. 
Era un uomo non troppo alto, dotato di un'imponente forza fisica. il viso era abbastanza squadrato, seppur i tratti fossero un po' più morbidi, gli occhi rosso scuro che con luce scarsa o fioca potevano essere confusi col marrone o col nero, avevano una forma a mandorla e allungati, le labbra erano rosee e sottili, o meglio il labbro superiore era sottile mentre quello inferiore un po' più carnoso, il  naso piccolo e rivolto verso il basso, ma del resto era uno dei caratteri somatici tipici degli asiatici, (come me del resto). I capelli erano neri e spesso e volentieri gli ricadevano sul viso. Gli ripetevo di mettere dei prodotti per tenerli all'indietro, ordinati e ben stabili per evitare di non avere quel fastidio, ma si ostinava a fare di testa sua. Era un ragazzo dolce, che trasmetteva allegria, sembrava un bambino per come si comportava,  anche se la sua età dava una verità opposta. Changbin lo definirei come il mio migliore amico o meglio l'unico che mi possa capire e che non mi faccia sentire solo, non era membro della servitù e non lo sarebbe mai stato, soprattutto perchè non esisteva una servitù in quella casa. vestiva di nero e rosso, con una camicia scura e la giacca elegante, sul collo portava un fermaglio con una pietra preziosa, giusto per rendere l'abbigliamento più piacevole. Un orologio da taschino che faceva pendere la catenella all'esterno del gilet con intarsi rossi e ricami talmente tanto sottili che dovevo concentrarmi per poterli vedere tutti. i pantaloni lunghi anche essi neri, seguito da delle scarpe lucide e dei guanti di pelle nere con le cuciture rosse. 

Fino Alla Fine Dei Miei Giorni [Hyunjin x Reader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora