THE CRESCENT MOON

🌙IL PEZZO MANCANTE

Una pioggerellina sottile mi bagna ritmicamente la divisa. Salto una pozzanghera  di fango e continuo a correre a perdifiato. Da quanto tempo sto correndo? Tre, quattro ore? Non ne ho idea, sono stanca ma il mio corpo può dare di più lo sento. Mi sembra ieri quando mi sono svegliata dal mio coma durato ben tredici lunghi anni. Salto un'altra pozzanghera. E' stata una sensazione orribile svegliarsi ma non sentirsi più padrona di se stessa. Il mio corpo e la mia mente erano state divise per troppo tempo e in un certo senso non mi sentivo più a mio agio con me stessa, non mi sentivo più a casa nel mio corpo.

Ci ho messo un po' per assemblare i pezzi della mia vita distorti. Ricordo ancora che non avevo voglia di vivere. Mi vengono i brividi, questo sentimento lo ricordo con forza dentro di me, però ora non ho memoria del perché provavo un disagio così profondo. Cos'era più importante della mia vita? Avevo qualcosa di fondamentale e complicato ma ora non riesco più a ricordarlo.

Mi volto alla mia destra ed osservo con attenzione. Una nuova squadra è in pieno addestramento tattico. Si stanno allenando sotto questa pioggia che continua a cadere incessante da giorni. Sembrano sfiniti. Mi viene da sorridere. Quante volte durante il mio addestramento ho aspettato che fossero gli altri a cadere a terra per primi per non sembrare la più debole? Speravo letteralmente con tutta me stessa che mollassero perché l'addestramento era così duro, così faticoso... Evito per un soffio l'ennesima pozzanghera ma lo stivale si impregna ugualmente di fango. Dannazione! Riporto l'attenzione in avanti. Ancora qualche metro e sarò arrivata. Magari posso fare visita a Mordicchio. Da qualche mese quell'animale è diventato strano nei miei confronti. Forse la sua natura sta prendendo il sopravvento. Dopotutto è il frutto di un lupo mischiato con un Essagal. Noi veniamo addestrati ad uccidere queste creature, non a crescerle come se fossero cuccioli. Non so cosa mi fosse venuto in mente quel giorno. Prendere con me una creatura per crescerla come un animaletto domestico. Scuoto la testa contrariata. Francamente mi meraviglio di Franz che me lo abbia lasciato fare!

Arrivo alla radura, qua gli alberi sono molto più fitti e un cespuglio di rovi invade l'entrata con le sue spine, ma una volta superato si apre un grande spazio aperto dall'erba verde, alta e spumeggiante. Mordicchio è sdraiato sul prato e annusa... Aspetta un secondo, sta annusando dei fiori? Che diavolo combina?! Un bestia così grande e dall'aspetto così temibile è accoccolato sul prato per annusare dei comuni fiori? Il mondo sta impazzendo.

-Ehi! – Grido per far avvertirlo la mia presenza.

-Mordicchio! – Mormoro tra me e me. Che nome strano. L'ho inventato io? E' un appellativo così morbido e privo di carattere!

Gli sarebbe stato meglio un nome come Indiavolato, Dannato o Sgracinaossa. Mordicchio, che nome ridicolo.

L'animale si alza appena, mi osserva per qualche minuto con in suoi grandi occhioni scuri come due pozzi senza fondo da cui si irradiano dei riflessi rossastri. Sembra attendere qualcosa che non avviene e poi si sdraia nuovamente sul suo tappeto d'erba.

Ecco appunto. Questa bestia era molto più gioviale prima, ricordo che mi correva incontro saltellando e leccandomi con affetto, ora invece mi ignora deliberatamente. Ma cosa cavolo ha? Apro la sacca che porto al collo e gli mostro una bistecca di cinque chili.

-Guarda cosa ti ho portato! – Annuncio per catturare la sua attenzione. Mi avvicino a lui ed allungo una mano verso la sua enorme testa di folto pelo bianco. Mordicchio sembra trattenere il respiro in attesa. La testa e il dorso sono l'unica parte del suo corpo in cui ha del pelo, tutto il resto è completamente liscio, si possono intravedere persino le venature scure sotto la pelle degli arti apparentemente sottili. La mia mano resta sospesa per qualche minuto su di lui. Accarezzare, volevo accarezzare la creatura... Perché ho sentito l'istinto di compiere questo gesto?