Dunque fia ver (dicea) che mi convegna
cercare un che mi fugge e mi s'asconde?
Dunque debbo prezzare un che mi sdegna?
Debbo pregar chi mai non mi risponde?
Patirò che chi m'odia, il cor mi tegna?
un che sí stima sue virtú profonde,
che bisogno sará che dal ciel scenda
immortal dea che 'l cor d'amor gli accenda?19
Sa questo altier ch'io l'amo e ch'io l'adoro,
né mi vuol per amante né per serva.
Il crudel sa che per lui spasmo e moro,
e dopo morte a darmi aiuto serva.
E perché io non gli narri il mio martoro
atto a piegar la sua voglia proterva,
da me s'asconde, come aspide suole,
che, per star empio, il canto udir non vuole.20
Deh ferma, Amor, costui che cosí sciolto
dinanzi al lento mio correr s'affretta;
o tornami nel grado onde m'hai tolto
quando né a te né ad altri era suggetta!
Deh, come è il mio sperar fallace e stolto,
ch'in te con prieghi mai pietá si metta;
che ti diletti, anzi ti pasci e vivi
di trar dagli occhi lacrimosi rivi!21
Ma di che debbo lamentarmi, ahi lassa
fuor che del mio desire irrazionale?
ch'alto mi leva, e sí ne l'aria passa,
ch'arriva in parte ove s'abbrucia l'ale;
poi non potendo sostener, mi lassa
dal ciel cader: né qui finisce il male;
che le rimette, e di nuovo arde: ond'io
non ho mai fine al precipizio mio.22
Anzi via piú che del disir, mi deggio
di me doler, che sí gli apersi il seno;
onde cacciata ha la ragion di seggio,
et ogni mio poter può di lui meno.
Quel mi trasporta ognior di male in peggio,
né lo posso frenar, che non ha freno:
e mi fa certa che mi mena a morte,
perch'aspettando il mal noccia piú forte.[...]
37
— Misera! a chi mai piú creder debb'io?
Vo' dir ch'ognuno è perfido e crudele,
se perfido e crudel sei, Ruggier mio,
che sí pietoso tenni e sí fedele.
Qual crudeltá, qual tradimento rio
unqua s'udí per tragiche querele,
che non trovi minor, se pensar mai
al mio merto e al tuo debito vorai?[...]
39
Non sai che non compar, se non v'è quella,
alcun valore, alcun nobil costume?
come né cosa (e sia quanto vuol bella)
si può vedere ove non splenda lume.
Facil ti fu ingannare una donzella
di cui tu signore eri, idolo e nume,
a cui potevi far con tue parole
creder che fosse oscuro e freddo il sole.40
Crudel, di che peccato a doler t'hai,
se d'uccider chi t'ama non ti penti?
Se 'l mancar di tua fé sí leggier fai,
di ch'altro peso il cor gravar ti senti?
Come tratti il nimico, se tu dai
a me, che t'amo sí, questi tormenti?
Ben dirò che giustizia in ciel non sia,
s'a veder tardo la vendetta mia.[...]
42
Di furto ancora, oltre ogni vizio rio,
di te, crudele, ho da dolermi molto.
Che tu mi tenga il cor, non ti dico io;
di questo io vo' che tu ne vada assolto:
dico di te, che t'eri fatto mio,
e poi contra ragion mi ti sei tolto.
Renditi, iniquo, a me: che tu sai bene
che non si può salvar chi l'altrui tiene.
43
Tu m'hai, Ruggier, lasciata: io te non voglio,
né lasciarti volendo anco potrei;
ma per uscir d'affanno e di cordoglio,
posso e voglio finire i giorni miei.
Di non morirti in grazia sol mi doglio;
che se concesso m'avessero i dèi
ch'io fossi morta quando t'era grata,
morte non fu giamai tanto beata. —
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Citazioni di Ludovico Ariosto
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