Di nuovo io e te.

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Melanie's pov:

Eravamo tutti allo chateu, io Cleo e Pope intorno ad un tavolo mentre Sarah e JohnB in camera di quest'ultimo, Kie se la spassava sul divano. - come hai imparato ad usare l'ukulele? - mi chiese Cleo. - mia madre, tutto lei, il surf, la cucina, gli strumenti. Era unica. - le risposi accordando una corda. Quanto mi manchi mamma. Spostai l'occhio su Jj, che mi fissava. - quando avevamo sette anni Melanie mi insegnò a suonarlo. - disse Kiara. - eri pessima, ci hai messo due settimane ad imparare solo le note. - commentai e scoppiammo tutti a ridere. - bene, noi andiamo di là. - disse Cleo alzandosi con Pope. - vengo anche io. - disse Kiara e andò via. - ho fame, c'è qualcosa in frigo? - chiese Pope uscendo dalla stanza.

- ei Mel, riguardo a ieri, io, senti io non avrei mai voluto feriti, mi sento davvero pessimo e...- Jj si fermò. - che succede? - chiesi mentre si alzava e guardava fisso davanti a se. Mi alzai dalla sedia e mi avvicinai al punto dove guardava. - un incendio. - disse. - chiama tutti! - mi avvertì. - forza andiamo via! Al fuoco! - urlai. - ho paura. - disse Kiara.

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La mattina dopo, all'alba, ci riunimmo tutti davanti a casa di JohnB. Poi finimmo sul molo. - tra quanto arriverà il pilota? - chiese Pope a Sarah. - tra un'ora. - rispose la bionda. - bene, vado a parlare con i miei genitori. - disse Pope. - ti accompagno. - gli disse Cleo seguendolo. - io vado dai miei, li devo avvisare. - commentò anche Kiara. - vado a prendere le mie cose, ci vediamo tra poco. - dissi a JohnB, precorrendo il molo.

Andai a casa mia, presi il mio zaino e dentro ci misi tutte le cose necessarie per sopravvivere, una felpa, soldi, canne e accendini, una bottiglia d'acqua e eventuali emergenze da donna. C'era un furgone parcheggiato fuori casa, strano, non ci passa mai nessuno. Lasciai correre e uscii prendendo le mie cose, finché un'uomo venne verso di me. - ciao Melanie, non voglio farti male. - disse. - scusi ho da fare. - gli risposi aprendo il garage, ma un uomo mi prese per il polso uscendo dal garage. - mi dispiace Melanie, io e tuo padre ci abbiamo riflettuto ed è meglio così vedrai. - disse Milena sbucando da dietro l'uomo. - no, ti prego. - supplicai. - figli di puttana! - urlai. - sta zitta Melanie, sei diventata selvaggia. - disse mio padre. - ti aiuteranno Mel. - disse Milena. - no cazzo, ho da fare! Vi prego no! - urlai bussando sul finestrino del loro van. - cazzo maledizione! - urlai piangendo. - mi dispiace Melanie. - commentò Milena. - mi fidavo di te! - urlai alla donna. - io ti ho aiutato! - Mi chiusero nell'auto e partirono. Cazzo. Li odiavo, li odiavo da morire. Li avrei uccisi.

Dopo qualche ora arrivammo nel campo, un posto di merda, pieno di ragazzini messi in riga e schiavizzati come militari. - metti questa. - disse l'uomo dandomi una maglietta. La indossai e mi portarono da una donna. - grazie di essere qui Melanie, vedi, è che abbiamo bisogno di aiutarti. - cominciò mentre leggeva un foglio davanti ad essa. - Hai un disturbo, Melanie, sei malata. Hai ansie, ti opprimi a qualsiasi autorità. Prenderai delle medicine. - disse la donna. - io non prenderò nessuna cazzo di medicina, perché l'unico problema che ho, è quella testa di cazzo di mio padre. - dissi sbattendo le mani sul tavolo. - tuo padre? Non sai cosa stai dicendo Melanie, tuo padre è un brav'uomo. - disse. - certo, e quando mi ha stuprato era un brav'uomo vero? Eh? - urlai. Due uomini mi presero per le braccia. - che cazzo volete, ei! Voi siete fuori di testa! - urlai. Mi portarono in una stanza, da sola. Iniziai a piangere, cazzo. Portatemi fuori da qui.

Passarono un paio d'ore, in quella lurida stanza c'era un calendario di eventi, colmo di attività e orari. Volevo già andarmene. Però purtroppo non potevo fare niente, solo sperare che JohnB avrebbe ritrovato suo padre, sano e salvo. Dovevo ancora aprire quella scatola. Chissà dentro cosa c'era, perché la teneva Big John, perché mia madre era andata alla ricerca della Royal Merchant. Mi serviva una risposta.

Mi addormentai con molti pensieri, finché una donna e un uomo mi vennero a prendere. - Melanie, tesoro? Puoi uscire un attimo? - mi chiese. Strizzai gli occhi e scesi dal letto. - mi dispiace cara, ma in questo collegio devi sentire tutte le notizie, comprese quelle brutte. - disse. Che cazzo stava succedendo? La guardai come un pazza. - continui pure. - la incoraggiai. - tuo cugino è stato qui poco fa. - mio cugino? - un bel ragazzo biondo, mi ha riferito che il tuo micetto Marley è passato a miglior vita. - concluse piangendo. Mi misi una mano in faccia e iniziai a fare una faccia preoccupata nonostante stavo morendo dell'imbarazzo e la confusione. Abbracciai la donna, singhiozzando qualche finta lacrima tra un sospiro e l'altro.

- mi scusi ma mi serve un pò di tempo per metabolizzare. - le dissi. - tutto il tempo che vuoi. - mi rispose e mi fece rientrare. - sta sera passerai la notte con le tue coetanee, almeno non ti sentirai sola. Baita sei. - disse ridandomi il mio zaino. - grazie mille. - ridissi "piangendo".

Entrai di nuovo nella stanza isolata, mi sedetti sul letto e sorrisi. Jj. Era lui, biondo e bello. Lo amavo da morire. Mi misi a leggere un libro, della seconda guerra mondiale. Passai un'ora a provare a concentrarmi ma riuscivo solo a pensare a Jj e quello che lui era per me. Bussarono alla porta ed entrò un uomo in divisa. - ciao Melanie, pronta a spostarti? - chiese. - mh, penso di sì. - gli risposi. - bene, andiamo. - disse. Prese il mio zaino e uscì dalla porta, ma prima che potessi fare un passo presi un pennarello e scrissi sul muro "baita sei P4L", così Jj avrebbe potuto saperlo.

Mi portarono nella baita, tutte ragazzine che mi guardavano come se fossi un mostro. - ragazze lei è Melanie, mostriamole un pò di empatia e amore, ha ricevuto delle brutte notizie. - le disse la donna che "comandava". Non dissero granché, capii da sola che non c'era nulla da fare e che comunque non sarei stata la benvenuta. Presi posto su un letto che mi avevano assegnato, salii e mi misi la felpa di Jj addosso, ancora con il suo profumo.

Ormai sera, provai a prendere sonno. Ma niente, zero. Ero solo allungata su quel letto a piangere come una bambina. Avevo bisogno dei miei amici, di tornare a casa. Finché la porta non si aprì, sentii gli scricchiolii e il mio nome. - Mel? Melanie? - sussurò Jj. - che ci fai qui? - le chiese una ragazza. - scusate, salve a tutte, stavo solo cercando, - - me. - presi parola e lo precedetti. Scesi dal letto e misi lo zaino in spalla. Lo raggiunsi e mi mise due mani sul viso. - è una lunga storia, te lo racconterò. Promesso. Ieri sera volevo solo dirti che mi dispiace, mi dispiace per tutto Mj e io ho bisogno di te. Perché mi sono reso conto quanto sono solo e arrabbiato con il mondo, se non ci sei tu a portargli luce. - disse. - ti amo Mj. - concluse. - ti amo anche io. - portai le mie labbra sulle sue, finalmente. Avevo bisogno di riaverle per me. Mi prese la mano e scappammo via, scappammo in sud America.

Complici : seconda parte / Jj MaybankDove le storie prendono vita. Scoprilo ora