13.

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Da quella notte, Toji si era fatto sentire dopo un paio di giorni.
Quella mattina Yuki si era alzata dal letto, aveva fatto colazione e, solo dopo essere uscita dalla doccia, si era ritrovata delle chiamate sul cellulare da un numero sconosciuto.
La donna aveva aggrottato le sopracciglia confusa e richiamò quel numero.
《Yuki.》
Ebbe un colpo al cuore, dovette appoggiarsi contro la penisola.
《Aprimi, sono qui fuori.》

《Come hai fatto ad avere il mio numero ?》
Sentí una sottile risata dall'altra parte della chiamata e poi un sospiro.

《Ho le mie conoscenze.
Ora mi apri ?》
Si diede un'occhiata veloce allo specchio; era abbastanza inguardabile siccome aveva un asciugamano intorno al corpo e uno sulla testa.
Non voleva farsi vedere in quel modo da lui, non voleva farsi prendere in giro e non voleva nemmeno stare sotto il suo sguardo da pervertito.
Non conosceva Toji, ma in quei pochi momenti in cui lo aveva visto e ci aveva parlato, capiva che fosse un pervertito di prima categoria.

《Dammi un secondo.》
La bionda sospirò e immediatamente staccò la chiamata, fuggendo nella sua stanza da letto.
Fece scivolare via l'asciugamano dai capelli, decise di lasciarli umidi, poi indossò un maglioncino largo e dei pantaloncini da casa.
Aveva il riscaldamento alzato a palla e quindi in casa sua faceva caldo abbastanza da farla stare bene. Poi andò alla porta, la aprì e guardò Toji con un sopracciglio alzato.
《Cosa ci fai qui ?》

《Oh, finalmente ti sei fatta viva. Mi stavo gelando il culo qui fuori.》
Con le mani nelle tasche, entrò all'interno come se fosse casa sua.
Lei sbuffó roteando gli occhi.
《Avevamo stretto un patto, o lo hai dimenticato?》
Chiese, sfilandosi il cappotto e appendendolo a un attaccapanni li vicino.

《Ah, giusto. Avevo quasi dimenticato.》
Lei fece un sospiro; le faceva ancora male, il solo ricordo di quella scena nel locale con Kento.
Lui non era andato lì con lei, era andato lì per incontrare l'altra.
Si sentiva una stupida per non averlo capito prima.

《Prima di tutto. Dobbiamo cambiare il tuo modo di vestire.》

《Cos'ha di male ?》
Si diede un veloce sguardo allo specchio messo all'ingresso e alzò un sopracciglio; non trovava niente di male nel suo modo di vestire, anzi.
Si sentiva a suo agio.

《Tutto.  A partire da quel maglione. Li metteva mia nonna. E lei è morta.》
Sospirò,  intrecciando le braccia al petto. Si appoggiò al muro con la schiena e lanciò uno sguardo verso la sua direzione, mentre lei si prese tra le dita il bordo di quel delizioso maglioncino beige.

《È di cachemire. Ci ho speso uno stipendio.》
Alzò un sopracciglio e lo guardò male.

《Brucialo.》
Toji a quel punto assottiglió gli occhi.
《Poi asciugati quei capelli, non importa come. Ti porto da una parte.》

La prima tappa fu un parrucchiere.
Mentre Yuki non aveva pretese per asciugature o simili, Toji aveva dato delle direttive alla donna sui capelli che vedeva bene su di lei.
"Lascia fare a me. Sono un uomo."
Si era giustificato.
Alla fine, guardandosi allo specchio con quel taglio non lo trovò male e dovette ammettere che lui avesse buon gusto; il taglio era fantastico, nonostante avesse sfoltito solo le punte e fatto una asciugatura da dio, che lei si sarebbe sognata.
Ma ovviamente che l'uomo avesse un buon gusto non lo avrebbe ammesso mai e poi mai.

Poi passarono in un negozietto che vendeva di tutto, dall'intimo ad abiti sia da sera che informali.
《Cerco un reggiseno che le tiri un po' le tette su.》
Disse Toji alla commessa, lei annuiva con quell'aria sognante in direzione dell'uomo.

《Le mie tette stanno bene così.》

《Fidati. Le tue tette hanno bisogno di questo.》
Prese il reggiseno nero e in pizzo, imbottito al punto giusto, che in quel momento gli aveva passato la commessa e lo porse a lei, che già aveva le mani piene di vestiti che avrebbe dovuto provare.
《Non di reggiseni premaman. 》

《Come fai a sapere che-》

《Si vede.》

Erano ritornati a casa a sera inoltrata. Lei non ce la faceva più, quel troppi shopping l'aveva sfiancata e non era abituata.
Aveva bisogno di un minuto di relax ma Toji non sembrava molto intenzionato a farla stare con sé stessa.
A un certo punto, si chiese se avesse fatto bene ad accettare quel compromesso con lui.
Alla fine, l'uomo aveva preteso anche che lei si provasse uno degli abiti che avevano acquistato; era un tubino verde smeraldo, stretto e che le fasciava entrambe le gambe, cadendo fino alle ginocchia, le spalline un po' scese.
Quando si presentò davanti a Toji, l'uomo la guardò con gli occhi sgranati e la bocca aperta.

《Toji.》

A farlo rinsavire fu la sua voce e a quel punto andò a schiarirsi la voce.

《ora invia un messaggio a mister perfettino e digli che dovete parlare.》

《Così?》
Yuki alzò un sopracciglio, passandosi una mano sul vestito e stringendosi il bordo della gonna dell'abito.

《Fidati. Cadrà ai tuoi piedi e metti questo. Segui ciò che dico io.》
Si avvicinò, le allungò un piccolo auricolare nero che posizionó nell'orecchio.
《Mi raccomando.》
Un sospiro si levò dalle labbra di lui.

La donna annuì nel frattempo; prese il cellulare e inviò un messaggio a Kento.
Poi alzò il viso in direzione del corvino, lasciando il cellulare sul bracciolo della poltrona.

《Toji.》

《Mh ?》
L'uomo era impegnato ora a raccogliere le buste e ad ammucchiarle su una poltrona di quel salone.
Lei lo seguì,  lo bloccò per un polso e lo fece quindi voltare verso la sua direzione.

《Ti ringrazio.》
I due si guardarono negli occhi.
Toji era molto ma molto più alto di lei.
Il silenzio era ormai padrone di quella stanza e loro non avevano intenzione di distogliere lo sguardo.
Yuki non si chiese nemmeno perché Toji si fosse avvicinato così tanto e in quel momento avesse il viso davanti al suo tanto ché sentiva il suo respiro sulla pelle.
Il cuore le batteva forte nel petto e aveva ancora la mano intorno al suo braccio, sentiva tutti quei muscoli pulsare.

《Yuk, io...》
A quel punto però quella tensione venne spezzata dal suono del campanello.
Era Kento.

Hate and Love (JJK)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora