Mai avevo urlato in vita mia, mai. Ho visto molta gente farlo, in compenso; nei film che trasmettono in TV, per non parlare poi della gente in mezzo alla strada che crede che litigare sia lo sport nazionale. Urlare l'ho sempre immaginato più che altro. Meglio spiegare, credo che un vero racconta storie, prima di essere tale,deve entrare dentro la storia e accompagnare il protagonista per mano nelle sue miriade di vicende. Quando in un racconto guidi il tuo detective quarantenne con problemi di alcoolismo nello sgabuzzino di casa sua e lo fai scendere, scalino dopo scalino non curante del pericolo e lo costringi a vedere sua moglie sgozzata e grondante di sangue... bé, in quel momento lo fai urlare come una ragazzina a Disneyland. Io non faccio altro, immagino gente urlare e forse,mentre scrivo, anche io urlo insieme a loro.
In quel momento, in quel preciso istante, tutto il mio corpo, non solo la mia mente, era certa che stesse strillando. Ammetto che non mi spavento per cosette di questo genere, ma ripeto, tu che avresti fatto?
Mi sembrò esser passata un eternità. Ero lì a dimenarmi per alzarmi e allontanarmi il più possibile dall'uomo senza testa al mio fianco,ma nulla, rimanevo al mio posto. Quando infine chiusi la bocca e lo fissai con occhi impauriti, mi accorsi che non si muoveva.
Era vestito in modo bizzarro, un soprabito rosso da cui sbucava una camicia bianca con una cravatta nera, calzoni altrettanto rossi,scarpe eleganti molto grandi di un nere lucido e un bastone di legno nero. Continuai a fissare il colletto della camicia bianca, il punto esatto dove dovrebbe esserci un collo e che in realtà non esisteva nulla lì. Il mio respiro rallentò.
"AH-AH!"iniziai a ridere per il mio comportamento e della stupidità della situazione. Infondo mi ero messa ad urlare per colpa di un manichino,che scoprì poi che parlava.
"Finito?"disse con una voce irriverente. Sembrava una voce vispa, ma anche molto elegante, che anche con una semplice parola ti avvolgeva e comprendevi subito cosa volesse comunicare, anche se non potevi guardarlo negli occhi, visto che non li aveva. "Sono contento chela stai prendendo bene."
Il mio intero essere si congelò. L'unica cosa che potei fare fu sbarrare gli occhi e fissare il vetro davanti a me, dove rispecchiava il mio viso terrorizzato e il manichino che si era girato verso di me. Non sapevo se mi stesse guardando non essendoci dei veri e propri occhi, ma qualcosa dentro di me diceva che lo stava facendo. Quando ebbi il coraggio di girarmi, lui alzò la mano destra in segno di saluto. Ormai non avevo più voce ed il cuore iniziò di nuovo ad accelerare.
"Non ti rimetterai a gridare spero." Mi disse. "Devo ammettere che hai un ottima capacità polmonare, hai fatto nuoto o altri sport?"
"Certo,"Iniziai facendo di si con la testa freneticamente, come per annuire."Il mio cervello è proprio strano. Mi immagino di essere in una metropolitana, di non potermi alzare da un maledetto posto e,ciliegina sulla torta, di avere come vicino di posto una persona giustificata dal suo modo di vestire solo dal fatto di non avere una testa e occhi per guardarsi allo specchio... ed in più mi chiede di non urlare, perché che motivo c'è? In fondo mi ha solamente chiesto che sport faccio!" Il mio tono aumentava sempre più di volume ad ogni parola frenetica che emettevo.
"Che bizzarra che sei, ma parli sempre così tanto tu? E poi che hai da ridire sul mio abbigliamento?" Disse l'uomo senza testa toccandosi e, non ero tanto sicura, studiandosi il suo soprabito rosso.
"Parlo quanto cavolo mi pare nel mio sogno! E poi che diritto hai di dirmi queste cose! Sei solo un uomo senza testa! Sei tu il bizzarro in questa metro!"
"Tu dici?" Alzò un dito, come se stesse indicando un posto vuoto. "Sedevo dire la verità, il più bizzarro qui è quell'operaio la seduto senza le braccia. Sarà stato un incidente al lavoro e sarà morto per dissanguamento? Poverino" Quello che diceva, all'inizio, non aveva senso. Anche se la sua voce sembrava calma e rilassante,parlava di cose macabre come se fosse tutto nella norma. Mi voltai pure, per vedere questo operaio, ma la realtà era che eravamo soli e non c'era nessuno oltre a noi. "Ma quale operaio, non c'è nessuno!Tu sei il signor bizzarro!"
"Signor bizzarro... Puoi anche chiamarmi così se ti fa piacere, tanto non mi tange." Mi porse una mano inguantata da stringere. "Tu come ti chiami?"
"Di certo non lo dico a te! Voglio solo svegliarmi e tornare a casa!"
"Svegliarti?Ma cosa dici? Allora la bizzarra sei proprio tu e non io! Vabbé,pensiamo al lavoro. Biglietto per favore." La mano, che doveva essere una stretta di mano mai avvenuta, si tramutò in una mano di un controllore che pretendeva un biglietto per non so dove che di certo non ne ero in possesso.
"Che vuoi ancora! Quale biglietto?" lui si allarmò, così tanto che si alzò in piedi.
"Tu non hai il biglietto! Tu volevi truffarmi! Ma che razza di farabutta sei!?" Non ero perplessa per l'insulto, più che altro...
"Perché tu riesci ad alzarti e io no!?" gli dissi urlando.
"Adesso si che ti alzi signorina!" In quell'istante premette un pulsante. Era l'avviso di fermata... in una metro poi... stupida io a non pensarci. La metro si arrestò all'improvviso sobbalzandomi ancora e stavolta caddi per terra. Ero troppo sconvolta per capire che ero riuscita ad alzarmi da quel posto. Il controllore mi prese per un braccio e mi trascinò fuori.
Ebbi solamente il tempo di voltarmi, di vedere quella metro che avevo odiato per quella mezz'ora o giù di lì. Sgranai gli occhi.
La metro ricominciò la sua infinita corsa con i suoi infiniti ospiti seduti. Attraverso i vetri, anche io riuscì a vederli, lì seduti ai loro posti, ma soprattutto me ne andai con impressa l'immagine di un operaio con un caschetto giallo sul capo che non aveva le sue braccia.
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In Mezzo
ParanormalSono una bugiarda e forse è un controsenso sputare la verità solo alla fine, anzi è proprio da ipocrita. Io, Melania, come dovrei comportarmi in questo momento? Dovrei dirmi che tutto andrà bene? Che risolverò di certo questa folle situazione? E dir...