Gli eroi non esistono, di questo ne sono più che certa. Nessuno fa qualcosa senza pretendere in cambio qualcos'altro o se lo fanno,quelli vengono chiamati santi e sono una piccolissima eccezione alla regola. Forse è questa la legge che fa muovere gli ingranaggi di questo universo. Tu ti muovi, perché nessuno ti aiuterà mai.
La frase "Io faccio qualcosa," tu come la continueresti?
"Perché mi va?"
"Perché devo?"
"Perché è divertente?"
Ma credo che tu non abbia mai pensato;
"Io faccio qualcosa per qualcuno"
Non ti biasimo, anche io non l'avrei mai pensato. L'intera umanità è fatta così, ma quello che mi stupisce di più è che anche se siamo così egoisti e attaccati a noi stessi, abbiamo comunque bisogno degli altri. Non credi che siamo proprio degli ipocriti? Dicono che l'uomo non possa vivere da solo come gli altri animali, ad esempio i ragni, appena nascono sanno subito come tessere la loro tela per cacciare, o le tartarughe che imparano da sole ad affrontare il mare. L'uomo non è capace di fare tutto ciò. Ha bisogno d'imparare da qualcuno, ed è così che nasce il concetto di comunità.
L'uomo è l'essere più egoista ed ipocrita di tutte le specie al mondo. Ruba dagli altri, ma non concede nulla...
Forse dopo che ti ho detto come la penso ti chiederai il perché ho salvato una bambina da un treno? Non lo so nemmeno io. Appena ero scappata dal signor bizzarro, avevo trovato un'uscita, ma era bloccata. Tutte le porte di vetro e le finestre di quella stazione erano chiuse e si aprivano solo dall'esterno. Potevo aspettare che qualcuno l'aprisse,ma in strada non c'era nessuno. Così vagai ancora per quella immensa stazione senza una meta precisa e alla fine sono scesa da delle scale. Mi sono guardata intorno e vedendo una cabina telefonica proprio vicino a delle rotaie, senza chiedermi che diavolo ci facesse lì mi ci ero già fiondata. Presi la cornetta e solo quando misi le mani in tasca mi ricordai che non avevo nulla, neanche i soldi con me. Non potevo avvisare nessuno, né contattare mia madre, né mio padre. Anche se una piccola parte di me era convinta che era del tutto inutile chiamarli in quel modo tanto semplice.
Poi la vidi. Quella bambina era accanto alla cabina e giocava con una palla grigio chiara. Chissà di che colore di capelli aveva. Poi il pallone le scappò dalle mani e nessuno dei presenti lì vicino alle rotaie si era accorto di cosa stava per accadere.
Mia madre lo diceva sempre quando eravamo in macchina vicino ai parchi giochi. "Stai attenta Melania, ricordati, dietro un pallone, c'è sempre un bambino."
Lo ammetto, se fosse stata una situazione normale non avrei mosso un dito o al massimo mi sarei coperta il viso per lo spavento, ma ormai la mia vita mi stava scivolando dalle mani. La mia salda armatura fatta di certezze si stava lentamente crepando e dopo che credi di essere morta, dai più importanza alle cose, o almeno così credo.Ormai avevo così tanto il ribrezzo per il concetto di "morte",che non la volevo più vedere da nessuna parte. Quando il pallone rimbalzò per l'ultima volta sul sulla linea bianca e stava andando sulla rotaia, io uscì dalla cabina.
Una metro che correva fulminea senza neanche fermarsi colpì il pallone, e scappò in un buio e tetro tunnel.
Colpì il pallone, ma non la bambina. La tenevo stretta fra le mie braccia.Ero riuscita a prenderla in tempo ed eravamo cadute proprio su quella linea bianca che nessuno doveva oltrepassare quando era in arrivo la metro. La piccolina, in quel momento, poteva ringraziare, poteva tremare o addirittura piangere, ma nulla di ciò accadde.
"Perché?" Chiese. La guardai in viso e notai che era calma e mi fissava interrogativa. "Perché mi hai preso? Che senso ha?"
Io la guardai sorpresa. "Come che senso ha? Ti ho appena salvato la vita! Potevi finire come quel pallone."
La bambina si divincolò dalle mie braccia e fissò il pallone ormai in brandelli. "Vita?" Poi quello stesso sguardo triste lo rivolse a me.
"Noi non abbiamo più vita. Che senso ha?" Non potei ribattere quella franchezza dato che qualcuno mi spinse all'improvviso ed ero di nuovo a terra.
"Che stai facendo?" Mi voltai. A spingermi fu un ragazzo alto che indossava una felpa a righe bianche e nere. Era come tutti gli altri,grigio e senza colore, ma a prima vista mi sembrava un tipo molto antipatico.
"Ehi! Scusa tanto sa! Non volevo fare nulla," Gli dissi, ma neanche mi ascoltò.
"Tua sorella sta bene!" continuai.
"Nonna tutto bene? Che voleva quella?"
"Nulla Drufus, stai calmo per favore."
All'inizio non avevo capito bene, però avevo sentito bene. "NONNA!? Ma che ti sei fumato? L'erba gatta?" Si voltò per lanciarmi un'occhiataccia, per poi prendere sua nonna per mano e andare via. Avevo avuto solo il tempo di guardarlo altrettanto male, per poi notare un piccolo particolare...
I suoi capelli da neri stavano diventando blu.
Non diedi tanto peso alla cosa, come invece avrei dovuto fare, ed andai avanti per la mia strada. Ma quale strada avrei dovuto prendere? E poi potevo chiamare strada dei corridoi che portavano in mille stanze e mille sale, per non parlare poi dei tunnel delle metropolitane che ricordavano enormi labirinti e treni ogni dove che non si arrestavano mai alle fermate?Non sapevo dove andare oche fare e soprattutto in un mondo dove la gente intorno a me era convinta di essere morta, che cosa dovevo credere io?
Avevo bisogno di una pausa.
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In Mezzo
ParanormalSono una bugiarda e forse è un controsenso sputare la verità solo alla fine, anzi è proprio da ipocrita. Io, Melania, come dovrei comportarmi in questo momento? Dovrei dirmi che tutto andrà bene? Che risolverò di certo questa folle situazione? E dir...