Non avrei mai pensato che una cosa tanto semplice, quasi impercettibile e scontata, mi sarebbe tanto mancata. Ho studiato nei libri che i colori non esistono nella realtà, che siamo noi esseri umani a percepirli grazie alla luce. Colori come il verde degli alberi, come l'azzurro del cielo, il giallo del sole o il rosso del sangue. In quel mondo dove ero capitata per sbaglio non esistevano.
Il signor bizzarro mi trascinò per le scale e riuscì finalmente a vedere l'uscita verso l'esterno. Uscendo dalla metropolitana mi venne un colpo al cuore quando vidi quella città a me sconosciuta.Sembravo capitata in uno di quei film di un tempo in bianco e nero,dove il colore era scappato a nascondersi dalla mia vista. Dove era il verde di quegli alberi? Dove era l'azzurro di quel cielo? Dove era il giallo di quel sole? Erano spariti, lasciando quel mondo bicromatico e le sue tristi sfumature grigiastre. Come potevo fare un sogno di quel tipo, dove perfino le miei mani non erano più rosa, ma grige come senza vita? Ancora scioccata a fissare quei palazzi e quelle strade abietti e desolate, il signor bizzarro, anche lui vestito di grigio come se si fosse cambiato, continuava a prendermi per il braccio e a portarmi dentro ad un edificio gigantesco che sembrava un enorme stazione.
A parte l'assenza del colore, sembrava essere tutto normale, come se una parte del mio cervello non elaborasse più quella caratteristica.Fuori per strada non c'era nessuno, sembrava una città desolata, ma alcuni abitanti li potevo vedere dalle finestre di quell'edificio con l'enorme insegna 'In Mezzo'. Entrammo dentro senza esitare.
A prima vista, le persone che incrociavo con lo sguardo sembravano comuni, ma dopo pochi istanti dei piccoli macabri particolari mi facevano cambiare idea. Chi aveva delle cicatrici sul tutto il corpo,chi gli mancava un arto o chi aveva le ossa fratturate e camminava in modo scomposto. Forse il controllore aveva ragione, lui non sembrava poi così tanto bizzarro in confronto a quella gente che mi camminava accanto. Ci fermammo ad un bancone, dove lui parlò con una signorina con dei lividi in viso. Lei sorrise al signor bizzarro. "Salve mister Walnut, che posso fare per lei oggi?"
"Salve Catia, mi dispiace disturbarti, ma ho trovato questa Vagante senza biglietto per l'altra parte." Gli rispose. Allora il signor bizzarro aveva un nome, ma non mi importava in quel momento. Mi studiai il posto per un eventuale fuga. Il salone era gigantesco e al muro era posizionato un orologio gigante in stile museo d'orsay e tabelle per arrivi e partenze.
"Ma davvero? Che cosa strana! Non accadeva da tanto tempo... Forse ne è in possesso, ma ha dimenticato dove l'ha messo?" Ci misi un pò per capire che si stava riferendo a me la signorina. Mi risvegliai e gli dissi acidamente, "Non vorrai mica perquisirmi, spero?"
"Ma certo che no, potrebbe controllare nelle tasche."
Non capendo nulla, mi misi le mani in tasca non trovando quel famoso biglietto.
"No,non ce l'ho."
"Potrebbe controllare meglio?"
"Senti,ho una maglietta nera e un paio di jeans. Come potrei controllare meglio? Avevo una borsa, ma a quanto pare è sparita!"
"In questo mondo non è permesso avere oggetti personali, a parte i vestiti naturalmente. In caso contrario si deve pagare una multa."
"In questo mondo?" Mi stavo innervosendo.
"Masi può sapere dove mi trovo? Cos'è questo mondo tristissimo!?Pretendo di tornare a casa immediatamente se non volete che chiami la polizia! Ma che dico? Questo è chiaramente un sogno!" La signorina mi guardò in modo strano... era per caso compassione? "Signorina...Non sa dove si trova?"
"No che non lo so, signorina! È da un'ora che lo sto chiedendo ma a quanto pare nessuno vuole illuminarmi!" Risposi in modo più acido che potevo. Il signor bizzarro fece un gesto alla signorina e mi allontanò delicatamente dal bancone.
"Signorina,questo non è un sogno, come tu pensi." Iniziò a dire con voce calma. Avrei scommesso la mia paghetta mensile che se avesse avuto un volto sarebbe stato addolorato.
"Ah no? Allora dove mi trovo nella realtà, sentiamo?"
"Lei, in questo istante, non si trova nella realtà. Si trova In Mezzo"
"In mezzo a cosa?"
"No,no, non in mezzo. Questa è la città di nome In Mezzo, un posto dove le persone..." Il signor bizzarro tardò a finire la frase. Dentro di me, inconsciamente, già sapevo la risposta.
Tutte quelle persone, quello stesso mondo grigio erano prove più che evidenti. Avevo lo sguardo nel vuoto, non fissavo nulla e i miei muscoli erano come sciolti nell'acido, tanto da non poterli muovere.
Poi quelle parole. "Lei ha perso la vita, è rimasta sola con la sua anima, signorina. Adesso lei è dall'altra parte, è In Mezzo."
Ate è mai capitato che ti dicessero, "Tu sei morto." così direttamente? Bè non è una bella sensazione. Prima pensi che sia impossibile, infondo eri ancora lì, con il corpo e la mente dato che potevi ancora muovere le mani e camminare con le tue gambe.Credevo che quell'uomo senza testa stesse scherzando, ma ripensandoci, quando un uomo appunto senza testa ti dice che sei morto, lo devi almeno ascoltare. Infine, un pensiero, come una goccia d'inchiostro nell'acqua si dilagò nella mia mente.
"Se fosse vero? Se fossi veramente morta?" Quella macchia nera si stava diramando e allargando sempre di più. "Ma come sarebbe successo? Avevo solo preso un ascensore."
"Mi dispiace essere portatore di questa fausta notizia." Mi porse una mano che afferrai involontariamente, forse in cerca di un sostegno o come gesto inconsapevole. Ritornammo dalla signorina Catia e io, come se fossi apatica le dissi lentamente.
"Mi scuso per il mio comportamento." Ero come imbambolata a fissare quel pavimento grigio e il pensiero di essere morta sembrava sempre più reale.
"Sono morta, sono morta, sono morta, sono morta..." Non pensavo ad altro.
"Non ti preoccupare...Adesso risolviamo questo problema del biglietto.Dovrò avvisare un tuo parente, mi potresti dire il tuo nome? Così faccio una piccola ricerca."
"Sono morta, sono morta, sono morta..." Ripetevo in continuazione dentro di me, ma dopo quella domanda.
"Sono morta, sono morta.... Sono ... Melania" Qualcosa si riaccese in me, come un fiammifero in quella oscura tenebra. Quella fiammella era la convinzione di essere me stessa, di essere io, della certezza della mia esistenza. Non saprei come spiegartelo... era come se quel fiammifero avesse dato il via ad un incendio. Tutto un mondo nuovo si aprì. La convinzione di essere io, di essere qualcosa, di essere Melania e non semplice carne ed ossa o polvere, mi convinse del fatto che non ero più in vita, d'altra parte non ero di certo morta.
"Io sono Melania! E non sono morta!" Strinsi i pugni e fissai dritta negli occhi la signorina Catia. Se fossi stata accondiscendente, da che stavo In Mezzo, sarei andata dall'altra parte, come dicevano loro, e di certo questo non lo volevo. Le dissi.
"Eleonora...Eleonora De Paoli" E subito dopo mi scusai mentalmente con Eleonora per averle augurato una cattiva sorte.
Catia si allontanò per andare a digitare quel nome sul computer dietro di lei e intanto dissi al signor bizzarro, che era di nuovo al mio fianco. "Io... sono troppo scossa. Posso andare un attimo a stendermi?"
Il signore senza testa ci pensò su, poi fece cenno di si con il busto. "Se vuoi ti accompagno."
"No,non serve."
"Allora va bene, basta che poi ritorni qui."
Disse,non sapendo che aveva detto di si involontariamente alla mia fuga.
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In Mezzo
ParanormalSono una bugiarda e forse è un controsenso sputare la verità solo alla fine, anzi è proprio da ipocrita. Io, Melania, come dovrei comportarmi in questo momento? Dovrei dirmi che tutto andrà bene? Che risolverò di certo questa folle situazione? E dir...