Di solito, prima di tutta questa pazza storia, allo specchio mi guardavo si e no cinque volte al giorno: la mattina quando mi alzavo per vedere in che stato fossero i miei capelli, poi quando mi lavavo i denti, per non contare quando mi truccavo o per lo meno mi mettevo un filo di eyleiner, poi pranzo per vedere se ero ancora presentabile ed infine la sera prima di andare a dormire. Naturalmente dipendeva anche dallo stesso giorno, se la sera dovevo uscire o altro o se mi sentivo particolarmente vanitosa da specchiarmi anche dai finestrini delle macchine. Confesso di non essere una ragazza megalomane, cioè so di essere carina, ma non me ne accerto ogni volta che vedo una superficie riflettente.
Main quel giorno avevo definitivamente rotto quella media matematica.Non facevo altro che osservarmi, ogni oggetto riflettente era un ottima occasione per specchiarsi e studiare quel rosso che spiccava così tanto in quel triste mondo. Da quando ero letteralmente scappata da quel bar, soprattutto da quelle inquietanti lusinghe del barista, ero uscita da quella galleria e ero salita su quelle maledette scale risalendo al primo piano. Non trovai nessuno ad aspettarmi in quel salone e di certo non volevo aspettarli io lì,così mi inoltrai in altri corridoi perdendomi poi definitivamente.Anche se non avevo fatto altro che camminare, non ero per niente stanca, però mi sedetti comunque su un una sedia di fronte ad un distributore di merendine. Non facevo altro che specchiarmi chiedendomi ancora cosa diavolo mi stesse capitando. Perché ero lì?Come ci ero arrivata? Perché quel mondo era così grigio e invece i miei capelli erano così rossi?
Lemie domande dovevano avere una risposta, o per lo meno dovevo scoprire come tornare a casa mia... Ma come?
"Non hai qualche parente?" Mi disse una vocetta allegra aggiungendo un altro quesito alla lista. Quella bambina, la stessa che tra virgolette "salvai dentro la metropolitana", spezzò l'incantesimo della mia vanità distogliendomi dal vetro di quel distributore. Il pensiero che mi seguisse non l'avevo del tutto scartato, ma infondo era pur sempre una bambina.
Era accanto a me e mi fissava con quegli occhi giganti dalle ciglia lunghe.
"Scusami?"Gli dissi non capendo la domanda.
"Tu sei appena arrivata qui, vero? Lo si capisce subito, nessuno all'inizio si abitua alla sua nuova condizione e non capisce che qui non esiste più il concetto di vita, comunque grazie per avermi salvato prima, anche se non ce ne era bisogno." Dopo quella allora frase pensai che mi aveva seguito per ringraziarmi. Aveva fatto sicuramente di testa sua visto che il ragazzo maleducato che era con lei non era nella vicinanze.
"In parole povere se io non ti avessi preso, tu non ti saresti fatta nulla, quindi è stato inutile, è quello che mi stai dicendo? Ho fatto una stupidata e voi siete come immortali?" Quel pensiero era più una supposizione fra me e me.
"Siamo come morti, vuoi dire." Quella schiettezza era inaspettatamente inquietante detta da una bimba di si e no dieci anni.
"Pure io però che non mi rassegno a fare queste domande... Mi ritrovo in una specie di mondo dei morti!" Pensai.
"Hai una stanza dove stare? Dei parenti con cui parlare? Forse loro ti potranno aiutare ad accettare questa tua nuova condizione."
"Fidati,devo fare ben altro che accettare questa nuova condizione." Ero ostinata, ancora non credevo di essere morta ed in più i miei capelli erano la conferma di questo mio pensiero.
"Se vuoi," continuò la bambina, "Se vuoi ti possiamo ospitare,almeno per un giorno. Siamo in due e la nostra stanza è abbastanza grande per tre Vaganti."
Ebbene si, una bambina di forse dieci anni mi aveva invitato a casa sua,almeno credevo. Ah è vero, mi scordavo che era una nonna con un nipote che avrà più o meno la mia stessa età.
"Perché dovresti farlo? Non siamo né amici né parenti."
La bambina si rabbuiò e guardava un braccialetto che aveva al polso.Era un bracciale rigido d'argento con al centro una pietra grigia più scura.
"So cosa significa rimanere qui... senza nessuno che ti aiuti."
Poteva essere quella bambina l'eccezione alla regola? Poteva essere uno dei santi che avrebbe aiutato una povera anima in pena come me? Ma neanche per sogno! Comunque in alcuni casi bisogna vedere il bicchiere per forza mezzo pieno, per lo meno quando si è assetati. E io ero assetata di domande.
Accettai senza più esitare la sua proposta, anche perché iniziavo a sentire degli sguardi indiscreti che iniziavano a darmi i brividi. La gente intorno a me si stava avvicinando sempre di più, proprio come delle falene verso un piccolo fiammifero acceso. Ebbene loro erano attirati dai miei capelli rossi.
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In Mezzo
ParanormalSono una bugiarda e forse è un controsenso sputare la verità solo alla fine, anzi è proprio da ipocrita. Io, Melania, come dovrei comportarmi in questo momento? Dovrei dirmi che tutto andrà bene? Che risolverò di certo questa folle situazione? E dir...