New beginnings

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( prima di iniziare, volevo chiedervi, se vi andava, di lasciare una stellina o un commento💬⭐️ mi aiutano
Molto e mi fanno continuare a scrivere🫶🏻 in caso grazie in anticipo )




Capitolo sei


ESTELLE

Il cuore mi batte all'impazzata, come se stesse per esplodere. Le mani mi tremano mentre cerco di infilarmi i jeans, ma i bottoni sembrano essersi ristretti, tutto sembra voler rallentarmi.

Fuori è buio pesto, quasi notte fonda, e non riesco a pensare ad altro se non a lui, all'immagine di lui su una barella. Le parole dell'operatrice sanitaria rimbombano ancora nella mia testa: "Il suo ragazzo ha avuto un incidente, è stato portato qui d'urgenza". Non riesco a togliermi quella frase dalla mente.

Finalmente trovo la maglietta giusta e me la infilo in fretta, quasi la strappo dalla foga. Nessuno sa quello che è successo, nessuno sa che sto correndo contro il tempo. Sono sola con la mia paura e l'angoscia che mi stringe lo stomaco. Non c'è tempo per avvisare nessuno, non c'è spazio per altro se non il pensiero fisso che devo arrivare da lui, subito.

Afferro le chiavi di casa, anche se non mi serviranno, e mi precipito fuori dalla porta.

L'aria fredda della notte mi colpisce come uno schiaffo, ma non mi fermo, non posso fermarmi. Comincio a correre, le strade sono deserte e i lampioni gettano ombre lunghe e inquietanti sull'asfalto. Il buio sembra inghiottirmi, ogni passo è più pesante del precedente, ma non ho scelta. Non guido, non ho una macchina, quindi l'unica cosa che posso fare è correre, sperando che le gambe reggano fino all'ospedale.

Il respiro è affannoso, il fiato mi si spezza in gola, ma non posso rallentare.

Le luci dell'ospedale brillano in lontananza, un faro nella notte, ma sembra che non si avvicinino mai.

La città è avvolta in un silenzio irreale, Le lacrime mi bruciano gli occhi, ma non posso fermarmi a piangere.

Devo solo arrivare da lui.

Finalmente vedo l'edificio davanti a me. Le gambe sono pesanti, quasi di piombo, ma trovo la forza di accelerare ancora, fino a quando arrivo davanti all'ingresso.

Lo attraverso senza pensarci, senza rallentare. L'aria all'interno è calda, ma non mi importa.

Entro nella sala d'attesa, con le luci al neon che illuminano i volti stanchi delle poche persone presenti, ma io non vedo nessuno, non sento niente. Tutto quello che voglio è trovare lui.

Mi precipito al banco delle informazioni, le parole mi escono strozzate dalla paura, ma riesco a farmi capire.

Non so cosa è successo, ma so che è grave, e ho bisogno di sapere dov'è.

Mi indicano la direzione, e riprendo a correre, i miei passi risuonano nei corridoi deserti. Poi, finalmente, lo vedo.

E il sollievo è così grande che quasi mi piega in due. Ma non posso crollare adesso. Devo essere forte, per lui. Devo essere lì per lui, qualsiasi cosa accada.

Entro nella stanza e lo vedo subito, disteso sul letto, immobile, ma il suo respiro è regolare, il volto meno pallido di quanto mi fossi immaginata.

Le luci soffuse illuminano i lividi e i tagli sul suo viso, e per un attimo mi sento mancare il fiato.

C'è un dottore accanto a lui, che sta controllando alcune cartelle. Mi avvicino con passi incerti, sento le gambe tremare.

<<Dottore... cosa gli è successo?>> riesco a chiedere, la voce spezzata dall'angoscia.

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