CAPITOLO 17

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So che non vedevate l'ora di leggere questo capitolo. Mi dispiace non poter riuscire ad aggiornare più in fretta, ma al momento sono intasata dagli impegni.
Spero di farmi perdonare in futuro, aggiungendo più capitoli.

Fatevi sentire.
Baciotti xoxoxo
Valentine B.























Capitolo 17

Stessa identica scena, diversa situazione.
Modella alta, stile giraffa. Intimo striminzito che non lascia nulla all'immaginazione e seno al vento. Un seno chiaramente fittizio; ripieno di silicone. Lunghi capelli color ebano e lentine a contatto grigio perla.
Sale da una scaletta, gocciolante dell'acqua della piscina. Trucco straripante in faccia.
La mia unica sensazione è quella del puro disgusto. Mai nulla m'ha dato più fastidio dell'ostentazione di cotanta falsità.
Questa schifosa pubblicità mi lascia l'amaro in bocca; ingoio la bile che sale dal mio stomaco stringendo le labbra e arricciando il naso per il disgusto.
-Stop, stop, STOP.
Mi volto a guardare il regista che ringhia, stralunato.
-Roberto, togliti quell'espressione da assaggiatore di uova marce dalla faccia. Parca miseria. Ma cosa ti prende oggi?.
Aggrotto la fronte, non pensavo che i miei pensieri avessero straripato. Alzo la mano in segno di scuse e ritorno a guardare Heva.

Il tempo di recuperare le mie cose dal bordo della piscina e finalmente posso scappare, ma i miei piani vanno a rotoli quando mi ritrovo davanti quella ragazza con una strana espressione dipinta in volto.
-Ciao, quindi tu ti chiami Roberto!.
Inarco un sopracciglio.
-Sì, perché?.
Fa un sorriso criptico.
-Ti creeresti problemi se la legge ti perseguitasse?.
       Che caspita intende?.
Piego la testa da un lato con un espressione confusa.
-Ma di che stiamo parlando?.
Mi decido a chiedere. Si piega in avanti fino a strofinare il suo seno sul mio petto. Appoggia il naso nel mio. Il suo fiato caldo a pochi millimetri dalla mia bocca. La fisso negli occhi, sento pervadermi da un brivido che non so come qualificare. Quando la sua bocca è sulla mia la lascio fare, la sua lingua accarezza le mie labbra, continuiamo a fissarci negli occhi.
Quando finalmente la lascio invedèrmi, la sua lingua sfiora la mia con delicatezza, poi sempre più ardita. chiudo gli occhi, mi lascio andare a quel bacio bollentente.
"Che cosa credi di dimostrare, eh?", nella mente si materializzano le immagini disgustose di stringe e sangue ma a loro subito si sovrappone il dolce viso di Rachele, con quel suo splendido sorriso e gli occhi che brillano.
Mi scanso di scatto come ustionato. Lei mi fissa, ha il fiatone.
-Ho solo sedici anni, ma se vuoi...
Stasera ho casa libera.
Mi fa l'occhiolino.
La fisso disgustato. Che cosa ho fatto!? Sedici anni, una ragazzina appena adolescente. "Non ti sei neppure eccitato amico mio" già niente... È tutto tornato statico come sempre: frigido e senza senso.
-No, non posso. Ho un altro appuntamento, mi dispiace.
Rispondo acido. Mette il brocio e improvvisamente mi arriva una sberla in pieno volto. Sgrano gli occhi fissandola allibito, passo una mano sulla mascella ispida.
-Come ti permetti a rifiutarmi?.
Scoppio a ridere, una risata di pancia che mi scuote le spalle. Razza di ragazzina impertinente.
-Io faccio quello che mi pare. Togliti dai piedi ragazzina.
Spalanca occhi e bocca i suoi occhi scagliano scintille.
-Sei proprio un pezzo di merda. E anche brutto se vuoi saperlo.
Inarco un sopracciglio per nulla colpito dalle sue parole.
-Sì, sì.
Rincara.
-Quel nasone e quegli occhi da posseduto. Tu devi avere il demonio in corpo. Essere vomitevole e abominevole.
-Hai finito?
Chiedo glaciale. Sono pronto ad esplodere.
Faccio un sospiro profondo per calmarmi, le passo davanti senza degnarla d'uno sguardo. Lei improvvisamente mi afferra per un braccio, mi volto a fissarla torvo.
Una sola.
Una singola leggera spinta e finisce dritta col sedere ammollo. Fa un urletto da anatra.
Scoppio di nuovo a ridere e la lascio lì, ammollo, a riflettere sui suoi errori.
Ragazzina impudente...
                       ***
Dopo la spassosa mattinata, il pomeriggio stenta a passare. La calura è quasi insopportabile, sopportare mani che ti toccano, tessuti avvolti addosso, sta diventando un'agonia. Tre uomini gay che blaterano su stoffe dai nomi strani, massacrandomi il cervello.
-Vi prego.
Dico. Mi schiarisco la voce.
-Vi prego.
A me non fa caso nessuno.
-VI PREGO SIGNORI.
Urlo.
Mi guardano stralunati: come se fosse la prima volta che mi vedono in quella stanza. Cosa sono un cazzo di manichino?
-Leo, Ti prego, muoio dal caldo fatemi tornare a casa.
-Oh amore bello, su di te sta tutto magnificamente è difficile scegliere la stoffa giusta...
Che razza di stoffa serve per un uomo? BAH!! "Rilassati, amore bello" smettila! Già è terribile detto da lui, figuriamoci così.
-Non importa. Le misure le avete; adesso sbrigatevela da soli. Ciao.
Mi tolgo tutta quella roba che ho avvolta addosso. Gli sfilo davanti in slip subendomi i loro sospiri estasiati. Ancheggio e mi volto a fargli l'occhiolino malefico, godendomi le loro espressioni estatiche.
Entro in camerino mi vesto e mi preparo per tornare a casa.
Il pensiero della cena con Rachele mi scuote le viscere, mi travolge così tanto che sorrido allo specchio.
Bella.
Bella, che dico: stupenda. Così naturale, così spontaneamente sexy. Chissà se, se ne rende conto.
Faccio una corsa in Ferrari verso casa.
Trovo Lucky a fissare la finestra.
-Ehi bello, vieni qui.
Dopo un po' di grattini dietro le orecchie gli riempio la ciotola di cibo.
Entro nella vasca e per la prima volta inizio a cantare sommessamente: un allegro motivetto che mi cantava mia madre da bambino.
Esco dalla vasca ed entro nella mia camera, apro le ante dell'armadio ed inizio a  prepararmi specchiandomi. Per la prima volta...
"Wow!! Specchio, specchio delle mie brame, chi è il più bello del reame?" e dài con questa manfrina!!.
Lascio cadere qualche ciocca di capelli sulla fronte, nel far sì, che i miei occhi vengano ombreggiati "cerchi di nasconderli? Usa due belle bende da pirata" no! A lei piacciono... "Strano, oggi ti hanno detto che sembri indemoniato" che stronzata, eh-eh, neppure ci pensavo più.
Indosso un elegante abito Dolce&Gabbana che si modella sul mio corpo: mettendo in mostra le spalle larghe e le gambe possenti. Da sotto la camicia di seta azzurra si indovina il mio torace compatto. L'effetto mi sembra vada bene "un bel pinguino con una paralisi" ma che dici?? "Guardati in faccia, ridi sotto i baffi da un bel po'! Ti sei bloccato per me" uno stronzo fatto e finito sei...
Indosso un paio di eleganti scarpe nere: in pelle opaca, con una larga fibbia posta da un lato.
Rimiro il tutto ancora una volto. Può andare...
"Aspetta me lo appunto: abito all'agente 007?: c'è. Sguardo da serial killer con licenza d'uccidere?: c'è. Faccia da stronzo?: c'è. Voglia di scopare?: no è uscita..." ma falla finita. Pazzoide d'un cervello squilibrato.

Se tutto ciò può definirsi un incanto; allora è così che lo chiameremo.
Bella più che mai: fasciata in un abito in chiffon color salvia morbido, con uno spacco sul lato destro che arriva fin sopra il ginocchio. I capelli corvini acconciati sul sommo della testa che mettono in risalto la farfalla tatuata proprio leggermente sotto l'orecchio sinistro. Rossetto rosa pallido, le guance leggermente arrossate.
Il mio cuore perde un'infinità di battiti. Cerco di mantenere il controllo. Uso violenza su me stesso, nel distaccare gli occhi dalla sua bocca, ora, intrappolata dai denti.
Le lancio il mio sorriso da sciupa femmine, e le faccio l'occhiolino. Mentre faccio il giro della macchina e le apro lo sportello.
Lei fa un sorriso birichino e poi una scherzosa riverenza. Stando al gioco, faccio un inchino stile novecento. Le sfioro la mano con le labbra; avvertendo il leggero brivido che le si dirama dalla punta delle dita e si riverbera per nei nostri corpi all'unisono.
La scrutò un attimo. Poi distendo le labbra in un sorriso ammaliante.
-Madame, la sua carrozza è arrivata.

ROBERTO incasinatamente ioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora