CAPITOLO 18

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Capitolo 18

La porto in un ristorante di lusso: tutto ultra moderno, pareti argento, arredamento bianco, tovagliato argento e glicine, cubi con luci led in sala che cambiano colore.
I camerieri sembrano tutti molto snob, hanno la puzza sotto al naso mentre girano impettiti per i tavoli con le loro divise da pinguino e i tovaglioli al braccio.
Mi volto verso il receptionist, che sta facendo dei discreti cenni verso di noi. Qui dentro sembra tutto ovattato, si ha quasi la paura di bisbigliare nel timore che ti redarguiscano.
-Buona sera signori, io sono Paul il capo cameriere, accomodatevi nell'angolo bar. Vi verrà servito un drink; nel frattempo che aspettate che il vostro tavolo sia liberato. Prego da quella parte.
Faccio un appena accennato segno con la testa.
-Grazie.
Ci accomodiamo al bar, le faccio un sorriso.
-Cosa ordino per te?.
Rachele mi fa un sorriso timido. Questo fa sì che le sue guance assumano un dolcissimo colorito.
-Spumante per me, grazie.
Inarco un sopracciglio. Spumante??. Che orrore...
Le faccio un sorriso, e lei punta gli occhi nei miei e si mordicchia il labbro inferiore.
Alzo la mano verso il barista: ecco un altro che si crede una star.
-Una bottiglia di champagne.
Lei sgrana gli occhi.
-Roberto.
Bisbiglia.
Mi abbasso volutamente più del dovuto, finendo con la bocca proprio sul suo orecchio.
-Dimmi tesoro.
Vi bisbiglio contro.
-Mi sembra una spesa troppo elevata.
Cerco di trattenere una fragorosa risata. Non sai quanto sono ricco tesoro... Non mi sono mai serviti, ma quando posso perché no?!.
-Ehi, siamo qui per un colloquio importante. Se dobbiamo bere, almeno, facciamolo per bene.
Le faccio l'occhiolino e lei sorride dolce.
-Allora... Spiegami un po'.
-Ehi hei hei!!! Abbiamo tutta la sera adesso proseguiamo con discorsi più ameni. Parlami di te.
La vedo assumere una tonalità scarlatta. Si fa aria con le mani, fa un sospiro.
-Non c'è molto da sapere su di me. Ho ventiquattro anni, lavoro da quando ne avevo quattordici, e... Non saprei.
-Ce l'hai un ragazzo?.
"Bravo, finalmente il domandone" mentalmente roteo gli occhi e sbuffo.
-Sì una specie...
Inarco un sopracciglio.
-Una specie?.
-Non mi va di parlarne, okay?.
Sembra un po' infastidita. Mi dispiace, non pensavo di aver sconfinato così tanto.
-Bene allora...
Mi interrompo quando il cameriere s'avvicina trasecolato.
-Il vostro tavolo è pronto signori.
-Bene, grazie.
Dico alzandomi. Poggio la mano aperta al centro della schiena di Rachele, nello stesso istante in cui si alza, mi piego verso di lei e le sussurro contro l'orecchio.
-Dopo di te...
Sento un brivido scorrerle lungo la pelle e faccio uno sei sorrisi che rende le altre sospiranti "gli altri" che? "Anche gli uomini a volte ci cascano".
Abbiamo appena finito di ordinare quando dalla porta d'ingresso entra un senegalese: un ragazzino di si e no undici anni, con un fascio di rose tra le braccia. Si avvicina sorridente al nostro tavolo. Mi volto a guardare Rachele che sta osservando le rose di sottecchi.
Esco cinquanta euro dal porta fogli.
-Dammele tutte ragazzo.
Al giovane dalla pelle color ebano s'illuminano gli occhi, fa un sorriso estasiato.
-Per la signorina questo ed altro.
Ammico.
Estrae dal marsupio un lungo nastro argentato e crea una fascia intorno agli steli per unirli insieme. Ne viene fuori una bellissima composizione, con in alto un fiocco arricciato. Le posiziona direttamente tra le braccia di lei che mi lancia un sorriso timido esitante ed estasiato nello stesso momento.
Cominciamo a cenare chiacchierando del più e del meno. Le portate sono molto elaborate: un antipasto con salmone affumicato, insalata di polipo, impepata di cozze, e gamberetti in salsa rosa.
-Allora Roberto... In cosa consiste questo lavoro da segretaria che avresti per me?.
Noto, col passare del tempo che, è tranquilla solo in campi neutro: ne parla tranquillamente, sorride...
Che abbia qualche segreto inconfessabile?
Le sorrido in modo affettato, non so perché, ma questa reticenza da parte sua mi tiene a distanza. "Anche tu hai dei segreti inconfessabili. Sei disposto ad esporli a chicchessia?" potrei? No non potrei... È troppo presto!.
-Prenderai come ti ho già detto le chiamate di lavoro, contratterai sul mio onorario in modo adeguato. Non ti nego che dovrai fare dei sopralluoghi quando serve, ma sei una donna, dovrai dirmi esattamente quando ti sposti da casa mia, i nomi di chi ti contatta e un recapito.
Cerco di spiegare la questione nel modo più dettagliato possibile, ma è dura, è la prima volta per me. Un altra prima volta!.
-E poi? C'è altro?. Faccio un sospiro. Che altro? Ah sì...
-Sì, inoltre: No pornografia. No orge, no prostituzione. Ricevo continuamente proposte, anche molto allettanti, come onorari s'intende. Ma rifiutale tutte, non sono disposto a vendermi facendo porcherie per il becero denaro.
Noto la sua espressione che d'attenta è passata all'orripilata.
-Davvero ricevi queste proposte di lavoro?.
-Quasi ogni giorno purtroppo.
-Quindi...
La vedo alzare la mano in pugno e sollevare i pollice, contando sulle dita.
-Pubblicità.
Alza l'indice.
-Sfilate di moda.
Faccio su e giù con la testa incitandola ad andare avanti.
-Video musicali?.
Azzarda.
-Anche...
Annuisco.
-E film?.
Chiede in un sussurro.
-Qualche provino.
Annuisce.
-Quindi per queste quattro vado sul sicuro. E le interviste?.
Sollevo un sopracciglio.
-Quelle se puoi evitarle, evitale.
Sorride radiosa.
-Okay, siamo d'accordo. Ma ora ho un altro dubbio.
-Esprimiti liberamente.
Stringe i denti sul labbro inferiore, ordinando le idee.
-Dove sarà il mio ufficio?.
Mi stringo nelle spalle, a quello proprio non avevo pensato. Potrebbe...
-Userai la mia biblioteca. Li c'è una grande scrivania.
-Okay.
Annuisce.
-E quali saranno i miei orari di lavoro?.
-Questi dovrai gestirteli tu.
-E per le pulizie?.
-Ti occuperai di trovare una sostituta che sia all'altezza.
Allunga una mano: un po' come due grandi tizi del mondo degli affari che hanno appena trovato un accordo. Stando al gioco gliela stringo con energia. Il contatto tra di noi sprigiona nell'aria migliaia di elettroni. Stacca la mano dalla mia come una che si è appena ustionata, l'espressione stordita e confusa.
Le faccio lo stesso effetto che lei fa a me.
Gongolo nella mia mente.
Ci servono, come ultima portata, una fetta di torta cioccolata e frutti di bosco. A primo morso: le mie papille gustative iniziano a fare salti di gioia.
Rachele dal conto suo, fa sospiri e versetti di pura estasi. Chiudendo gli occhi ad ogni morso.
Sto mescolando il caffè quando la sua mano delicata, dal tocco gentile si appoggia sulla mia, stringendo delicamente. Quel tocco risveglia uno sciama di farfalle che stava addormentato nel mio stomaco da chissà quanto tempo. Distolgo a fatica gli occhi dalla sua mano e li poso prima sulla sua bocca, poi sui suoi occhi. Perso nelle sue profondità.
-Grazie Robbie per questa bellissima serata... E per queste bellissime rose rosse.
Sussurra adesso timida.
-Non c'è di che.
Rispondo annientato dalla voglia di baciarla.

Passeggiamo a braccetto, godendoci la brezza estiva e gli arabeschi di luci che si formano sul mare con i riflessi dei lampioni.
Siamo persi ognuno nei propri pensieri quando un urlo agghiacciante squarcia la notte. Rachele mi salta addosso all'improvviso lanciando per aria i fiori e facendomi perdere l'equilibrio e ruzzolare per terra.
Ripreso dallo shock mi volto a guardarla: È ancora abbarbicata al mio collo, gli occhi sgranati. Mi sollevo a sedere portandomela dietro. Si afferra come un koala al mio collo, allacciando le gambe al mio bacino.
-Ti prego, ti prego. C'è una blatta enormeee.
Urla disperata. Dopo un attimo di sconcerto scoppio a ridere.
Confesso che quest'intimità, mi ha provocato reazioni... Le stesse della prima volta in cui l'ho vista; nuda e splendida, con la pelle umida.
Prima di commettere qualcosa d'illecito mi alzo di scatto.
-Forza, uccidiamola.
-Noooo.
Piagnucola.
-Non si uccidono gli animali.
-E allora che cosa dobbiamo fare tesoro?.
Cerco di brandirla.
-Camminiamo velocemente.
Le faccio un sorriso misterioso, mi piego in avanti di slancio prendendola in braccio.
-Ehiii.
Urla ridendo come una bambina.
Amo vederla felice...

Arriviamo davanti alla porta di casa sua. Fruga un attimo nella borsa in cerca delle chiavi.
-Allora... Buona notte... E... Grazie di tutto.
Mi piego, gli occhi fissi sulla sua bocca.
-Buona notte.
La mia voce incredibilmente roca. Socchiudo le palpebre.
Sempre più vicino.
Stringo gli occhi metre appoggia la sua bocca sulla mia guancia.
Andavo a fuoco e non mi vedeva...

ROBERTO incasinatamente ioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora