Capitolo 11
Una dannatissima pubblicità, orologi Just Cavalli uomo e donna.
Vengo legato a letto lei mi ruba l'orologio e parto per cielo, mare e terra a cercarlo. Alla fine la ritrovo ci vado di nuovo a letto e mi porto via anche il suo. Ripetiamo le scene non so quante volte. Alla fine dopo tre ore riusciamo a concludere.
-Okay Adele, Roberto, siete stati perfetti. Sarete ricontattati.
Sorrido e faccio segno del cellulare col pollice e il migniolo contro l'orecchio, per indicargli di chiamarmi. Prima di guadagnare l'uscita mi blocca Adele, con quelle sue labbra rosso ciliegia e il neo a forma di cuore sopra il labbro superiore. Porta i capelli corti sfrangiati sul davanti ad armonizzare il suo viso già dolcissimo, occhioni verdi e sopracciglia ad "come dicono?" a si ad ali di gabbiano. "Per non parlare delle lunghe gambe affusolate" e il tatuaggio a rampicante che sale dal piede alla caviglia "allora l'hai notata per bene" sì è davvero una gran bellezza... "Ma?" oh, sospiro rumorosamente, basta abbi pietà di me...
-Ciao Roberto, ci si vede stasera alla festa?.
Inarco un sopracciglio.
-Di quale festa parli mia cara?.
Lei fa scorrere la punta della lingua sulle labbra; prima in alto poi in basso. Il movimento mi fa fare una smorfia che lei non nota, troppo presa a fissare altre parti anatomiche del mio corpo. "Ma tanto non vedrà un bel niente" quel pensiero mi coglie in contropiede, sento un leggero rossore salirmi dal collo e fermarsi sulle guance che si fanno bollenti. Mi muovo in imbarazzo cambiando posizione. Quel movimento la risveglia, e risponde alla mia domanda.
-È il compleanno di Pedro.
Un campanello d'allarme inizia a far confusione nella mia mente, "Pedro". Il disgusto mi coglie.
-Lo so, gli piaci, anzi gli piacerebbe che tu gli facessi un bel servizietto. Ma ha invitato tutti i maggior esponenti del mondo della moda. Ho sentito dire che il festino sarà galattico dopo cena. Pensi di mancare?.
Il mio sospiro è rumoroso. Lei mi guarda con le sopracciglia aggrottate.
-Scusa ma in questo momento sono stanco, vedremo, caso mai ci vediamo stasera.
-Cerca di non mancare...
La guardo di traverso. Ma è mai possibile che una che vedo per la prima volta, almeno credo, mi stia dando degli ordini? "Ma dai guardala, è una gran fica" che parola disgustosa che hai usato! Che fai schifo lo sai vero?
"Eh-eh" ma eh-eh che? Smettila...
Attivo la modalità vip importunato "che poi è quello che ti riesce meglio nella vita" in che senso?, scusa impiccione, ma non ho capito! "Sentirti importunato da tutti è il tuo forte" ma perché la devi pensare così?. Sento la mia frustrazione farsi pressante. Io odio profondamente quelli che cercano di convincermi con ogni mezzo a far qualcosa di cui non ho voglia... E poi lo sappiamo bene cosa significa FESTINO ci saranno fiumi di droghe alcool e poi orgie per tutta la casa. Gentaglia volgare e disgustosa che si accoppia come ricci o conigli o cani o quello che ti pare, per tutta l'abitazione. Donne e uomini che cercheranno di toccarmi, spogliarmi, bocche e lingue ovunque. Un brivido di disgusto mi fa vibrare dall'interno "No è paura questa. Una fifa blu, come dicono i Puffi in quello stupido cartone animato per bambini".
Guardo la donna che mi sta ancora davanti. Ignorando caparbiamente le sentenze di mister cervello impiccione.
-Se riesco passo.
Stringo le mascelle ed esco a passo spedito per strada. Sono infuriato, col mio cervello, ma infuriato. Lo squillo del telefono mi ferma dal prendermi a parolacce da solo nel bel mezzo della strada.
-Pronto.
Rispondo scorbutico.
-Ehi ciao, scusa non è un buon momento?.
Ma chi diamine è?
-Scusa, ma chi sei?.
-Come? Non hai registrato il mio nome?.
Sollevo un sopracciglio, sposto il telefono dall'orecchio, guardo il display e rimango paralizzato, il battito sordo del mio cuore nelle orecchie, in sottofondo la voce melodiosa di Rachele che dice: Pronto, pronto, sei ancora lì.
Riporto lentamente il telefono all'orecchio.
-S-si.
Balbetto come una checcha. "Sei un grande idiota amico mio, cerca di respirare che sono in carenza d'ossigeno io quassù" faccio un lungo respiro.
-Scusa Rachele, non avevo guardato. Devi dirmi qualcosa?
-Ho portato Cloe, adesso sta giocando con...
-Lucky, l'ho chiamato così.
Rispondo velocemente.
-Bene, volevo solo dirti che umh.
"Din din din" cos'è? "È il campanellino d'allarme" mi hai fatto l'occhiolino? "Sei pazzo...io non ho gli occhi"
-Ha combinato qualcosa?.
Nonostante tutto mi viene da ridere, e inizio a ridere contro il suo orecchio, in quell'attimo ride anche lei una risata melodiosa che mi fa perdere qualche battito. Sento il mio cervello bussare alla scatola cranica per chiedermi di smettere.
Lei aspetta che mi sia calmato e mi risponde.
-Apparte tutti i suoi bisogni ovunque. Ha praticamente fatto a brandelli il tappeto del salone, mi dispiace tanto.
Le sorrido in modo dolce "non ti vede cretino" ops...
-Non importa, tanto neppure mi piaceva.
-Allora siamo apposto. Hai venduto qualche auto oggi?.
-Auto?.
Merda, vero, io venditore d'auto... Gliel'ho chiesto ad alta voce? "Mi sa di sì, stupidotto"
-Sì, bè...
-Scusa sì ero distratto. Nessuna vendita importante.
-Pazienza, andrà bene domani.
-Sei un angelo, grazie.
Dall'altro lato si sente ben chiaro il rumore di chi smette di respirare.
-Scusa, non volevo metterti in imbarazzo.
Sussurro.
-No niente del genere, tranquillo.
Riporto il discorso su un terreno neutrale.
-Vanno d'accordo i cuccioli?.
-Oh sì, sì si adorano, li ho messi in giardino. Si rincorrono, dovresti vederli, all'inizio si sono annusati un po' diffidenti ma adesso giocano come due amici.
Rimango incantato ad ascoltare la sua voce, la sua risata argentina, mentre mi racconta dello scivolone preso da Cloe, che alla fine è caduta per lungo in piscina. E ancora di Lucky che si è tuffato per salvarla.
La voglia di raggiungere quel quadretto familiare dolcissimo si fa pressante dentro di me. Ma rimango fermo sul posto. Cosa protrei offrire io a qualunque donna? Una stupida vita fatta di soli sorrisi? Qualche carezza?. Non potrebbero mai bastare, a nessuna, in un rapporto normale c'è bisogno di una certa intimità, calore umano...
Il respiro comincia a sfuggirmi dai polmoni. Cerco di fare respiri lunghi e lenti per allontanare l'attacco di panico che mi attanaglia il petto.
-Roberto ti senti bene, ehi?
Trovo un attimo di lucidità per rispondere.
-Sì, scusa mi stanno chiamando. Ci sentiamo okay?.
-Va bene. Ciao.
-Ciao mia cara un bacio.
Stacco la chiamata appoggio la testa alla parete e sospiro.
Esci dalla mia testa...
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ROBERTO incasinatamente io
RomanceRoberto è lì sempre sulle "sue", una vita sfrenata(?), meravigliosa(?). Palate e palate di lusso, di belle donne palesemente rifatte. Dichiarato dalla stampa mondiale "l'uomo più bello del mondo" modello di professione, con una prorompente carriera...