Ancora qualche ora di spensieratezza

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Era l'alba, potevano essere le cinque o le sei, non riusciva a distinguere, con gli occhi annebbiati dal sonno, la sagoma delle lancette sul grande orologio a pendolo dall'altra parte della sala. Una luce color lavanda filtrava dallo spiraglio delle tende che erano state accostate alla buona, segno che non lo aveva fatto la servitù.
Stella si era svegliata sola, come avveniva spesso, ecco un'altra cosa in cui non erano compatibili: Stolas era figlio della notte, il suo astro luminoso era la luna; lei amava il giorno e la luce, e il sole fiammeggiante, il momento in cui tutti erano svegli e c'era sempre qualcosa da fare, qualcosa con cui distrarsi, la notte non le aveva portato che sofferenza e solitudine.
Giocherellò con la fede facendola ruotare avanti e indietro sull'anulare.

Il giorno pensò un tempo era portatore di gioia. Il loro matrimonio era stato di giorno, un giorno estivo e pieno di luce. Nel giardino del palazzo, anche se non era qualcosa che aveva chiesto, nel turbinio dei fiori e tra il suono dei violini, l'idea gli era sembrata per la prima volta tollerabile. Solo un pensiero l'aveva tormentata, presente come un tarlo nel retro del cervello: la prima notte, la pretesa di un erede.
Anche Stolas gli era sembrato per la prima volta tollerabile, quasi bello, tutto vestito di nero coi bottoni d'argento, il portamento fiero e austero da reale, così fuori personaggio per il ragazzo che aveva imparato a conoscere.

Tutto era iniziato e finito con un "lo voglio" e poi lei lo aveva spinto al centro del chiostro e gli aveva sussurrato all'orecchio "Lo sai, dobbiamo danzare.", e avevano danzato, con lui rigido e rosso in volto, e con lei con il sorriso più sereno che potesse simulare.

A metà del matrimonio Paimon aveva fatto chiamare suo figlio, e Stella aveva sentito una preoccupazione bruciante attanagliarle il petto e la gola.
Non poteva sapere cosa si fossero detti, ma Stolas ne conservava il ricordo come un concorso di colpa.
"Principe Stolas..." aveva iniziato Paimon.
"Padre..."
"Ti ho fatto chiamare per metterti in guardia, e per ricordarti i tuoi compiti."
Stolas si sforzava di star fermo il più possibile, ma oscillava leggermente spostando il peso da una gamba all'altra.
"Vi ascolto..." aveva detto infine, un rivolo di sudore freddo gli attraversava la fronte.
"Sono stato informato che la principessa può essere un po' ribelle, che ha una forte tendenza alla disubbidienza. Le donne di questo temperamento non prendono sempre di buon grado la richiesta di... dare un erede. E so che tu per tua natura sei fin troppo gentile, potresti essere tentato di essere accondiscendente. Non puoi permettertelo Stolas, il tuo dovere è quello di produrre un erede, potrete non parlarvi, dormire in due ale del palazzo diverse, non condividere niente se non la vita all'esterno del castello, ma non potete evitare di giacere insieme."
Stolas aveva pensato per un momento che non sarebbe stato difficile, sarebbe bastato passare la notte chiusi in una stanza e al mattino dichiarare che avevano atteso al loro compito.
Ma Paimon aveva infranto questo pensiero con una semplice frase:
"Il medico di corte è già al castello, stanotte, dopo che... avrete fatto, controlleremo che tutto sia stato svolto correttamente."

Mentre Stella sedeva sola al tavolo degli sposi, Andrealphus si era avvicinato a lei.
"Tanti auguri sorellina, è incredibile come una testolina vuota come la tua sia arrivata a sposare un Goetia"
"Vuoi tormentarmi Andrealphus?"
La principessa rabbrividì quando sentì la mano del fratello afferrarle la nuca e stringere leggermente, da fuori sembrava una carezza innocente, ma la mano di lui, come un artiglio, le faceva male.
"Spero tanto che tu ne sappia abbastanza delle api e dei fiori da non fare inutili casini" disse Andrealphus a mezza voce "l'esito del vostro randez-vous notturno sarà di dominio pubblico prima dell'alba, ho visto il medico di corte."
"Và a farti fottere" sputò lei, a denti stretti.
La morsa sulla sua nuca si fece più stretta.
"Spero che questo tuo comportamento da puttana sia utile alla nostra famiglia per una volta." sussurrò Andrealphus prima di tornare, come se niente fosse, a conversare con gli ospiti.

Quando Stolas era tornato al tavolo aveva il volto velato di preoccupazione, Stella gli sembrava serena, sedeva sorridente mentre gustava il semifreddo che chiudeva il pranzo di nozze.
La mano sinistra di lei era appoggiata placidamente sui pizzi dell'abito bianco.
Lui aveva avuto l'impulso di stringerla, forse per trovare conforto in un'angoscia condivisa. L'avrebbe trovata calda e familiare, la mano che gli si appoggiava all'avambraccio durante le passeggiate estive, dell'unica persona che avesse mai avuto un posto costante nella sua vita. E un profondo terrore si era impossessato di lui quando aveva toccato quella che sembrava la mano ghiacciata di un morto.
Stella sorrideva ancora, aveva gli occhi lucidi e perduti in quel pensiero intrusivo che tornava a tormentarla. Nemmeno lo guardava, nemmeno si era accorta che le stava stringendo la mano.
Ad ognuno che si avvicinava al tavolo a dire "Auguri!" oppure "Congratulazioni!" o ancora "Che bella coppia, siate felici!" Rispondeva con il più sincero dei grazie, con un volto luminoso che sembrava preso da vera commozione.
"Che dolce, è commossa" aveva detto una giovane ragazza di dodici o tredici anni "spero anch'io di essere così felice al mio matrimonio!"

"Stella..." Stolas aveva provato ad attirare la sua attenzione, le aveva stretto più forte la mano, lei era sobbalzata "...stai, stai bene?" Le aveva accarezzato il braccio delicatamente, sul volto un'espressione colpevole e indecifrabile. E lei aveva immaginato che Paimon dovesse avergli fatto un discorso molto simile a quello che le aveva fatto suo fratello.
"Risparmia questa finta intimità per questa notte Stolas." aveva risposto infine "Abbiamo ancora qualche ora di spensieratezza."

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Beeeene questo capitolo è stato partorito, il prossimo forse ci metterà di più a vedere la luce. Faccio un pò di fatica ad affrontare alcune tematiche, ma spero di non deludervi. Dopotutto scrivere è mettersi alla prova e scoprirsi. Auguratemi buona fortuna!

PS:credits dell' immagine vanno a DaniDraws

STORIA DI UN MATRIMONIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora