Fuga all'inglese (Anabasis)

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Fuga all'inglese (Anabasis)

Poco prima del ricevimento Stella era emersa dalla loro stanza con indosso un abito viola cangiante che ricordava il cielo al crepuscolo, era ampio e con uno spacco che le faceva intravedere le cosce nude. A Stolas era parso di trovarsi davanti una sconosciuta: aveva spalancato gli occhi di sorpresa senza riuscire a dire una parola. Lei aveva sul viso un mezzo sorriso canzonatorio, come fosse contenta di quella sua trovata.

"Ma che diamine ti sei messa?"

La voce di Andrealphus echeggiò per il corridoio, e in un baleno le fu davanti. Lei fece la sua tipica risatina giuliva di quando faceva un dispettuccio.

"Lo sooo, papà si incazzerà un sacco!"

"Modera il linguaggio e datti una calmata siamo-" le afferrò il braccio scuotendola "- siamo a casa!" Le disse a denti stretti.

Stolas sussultò a quella vista ed ebbe l'impulso di intervenire. Ma lei si liberò dalla presa di scatto, come fosse un automatismo:

"Oh, ma questa non è più la mia casa." Rispose.

Poi fece pat-pat con entrambe le mani sul vestito e un mezzo giro su sé stessa:

"Allora Stols? Che dici?" di nuovo quella risata sciocca, di simulata sicurezza e noncuranza.

"Eh? Oh. Sei...sei bella." Lo pensava davvero, solo che per lui era bella com'era bello un fiore o un quadro dipinto a modo. Chissà qual era il modo in cui vedevano gli altri la sua bellezza quando gli dicevano cose tipo sei fortunato, ti hanno trovato una bellissima moglie.

"Dille di cambiarsi Stolas, di mettersi uno dei suoi mille abiti pastello che si è portata appresso."

Stolas sentì una morsa di fastidio attanagliargli lo stomaco.

"È tua moglie, insomma! Fatti rispettare. Falla vestire decorosamente!"

Stolas era buono e gentile e Andrealphus era suo cognato, non pretendeva che gli si desse del voi, ma il rispetto non era una questione di formule, era una questione di modi. E poi lui era un Principe, e Andrealphus solo il figlio di un Marchese, e quello suonava fin troppo come un ordine.

Sentì il petto infiammarsi di offesa. Le luci del corridoio tremarono per un istante, e l'aria si riempì di rosso e nero. La voce del principe si fece profonda e tonante.

"Credo che quello che debba darsi una calmata e badare a come parla sia tu, cognato." disse serio. Andrealphus indietreggiò di un paio di passi, dissimulando malamente la paura.

"Quanto a me" continuò lanciandogli uno sguardo affilato, ancora avvolto nella nube rossastra "non devo dirle proprio niente, è un'adulta, ed è la tua Principessa, non un tuo giocattolino da vestire. Mi sono spiegato?"

Andrealphus spalancò gli occhi per lo smacco, e trattenne il fremito che gli saliva lungo la colonna.

"S-ì." rispose, sforzandosi di mantenere un controllo almeno apparente.

Il principe lo guardava ancora duramente, come a esortarlo a fare meglio. Andrealphus deglutì.

"Sì. È chiaro. Vostra Altezza." mormorò infine, gonfio di umiliazione.

Stella era rimasta immobile a guardarlo: Stolas era ipnotico nel suo abito elegante e avvolto dalla nube del suo potere sopito. Sentì una sensazione di calore invaderle il petto e le guance e si crogiolò nell'inusuale sensazione di essere stata difesa, stampandosi in faccia il sorriso soddisfatto di una bambina discola.

"Hai sentito? Mio marito – il tuo Signore – mi trova bella. Ci vediamo a ricevimento, fratellino."

Prese il principe sottobraccio e se lo portò via ancheggiando.

STORIA DI UN MATRIMONIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora