Piccoli momenti di quiete apparente

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Piccoli momenti di quiete apparente

"Questa. Non è. Gianduia." aveva detto Stella prima di scaraventare il bignè che le avevano servito contro la porticina della veranda chiusa. "Maledizione, non sapete distinguere tra il cioccolato e la gianduia?"
La cameriera si era defilata senza rispondere, per non rischiare di essere colpita da un secondo pasticcino che stava già volando verso la porta.
Stolas si era infilato nello spiraglio lasciato aperto dalla domestica, ed era stato preso in pieno sulla camicia bianca.
"Stella!" le aveva detto sussultando "Devi smetterla di lanciare le cose, sul serio." e poi aveva dato un morso al bignè, tanto la camicia era pulita.
"Lo volevo io!" sbuffò lei.
"Ma... me lo hai letteralmente tirato contro!"
"Beh? Ho cambiato idea." e si imbronciò.

Stolas scosse la testa e rise, teneva con la sinistra una scatolina rinchiusa con un nastro rosa.

"Ti ho preso questi. Spero sia abbastanza per farmi perdonare." le disse, appoggiando la scatola sul tavolo. "Non sapevo cosa volessi. Ma è tutto al gianduia, lo prometto."
Dentro c'erano due bignè, due cannoncini, due éclair e due biscottini ripieni. Stella aveva provato un profondo imbarazzo per quella coccola.
"È schifosamente sdolcinato." aveva detto, non sapendo cos'altro dire, e le era venuto da piangere.
"Smettila di fare la difficile e goditeli. La bimba ne ha voglia." Stolas le aveva fatto una carezza sul ventre e poi si era allontanato per tornare ai suoi doveri.

"Aspetta..." la voce di lei era un mormorio più docile "...ne vuoi...ne vuoi uno?" Non voglio passare tutto il giorno da sola. Aveva pensato, senza osare confessarglielo.

E Stolas le si era seduto accanto, con la camicia macchiata di crema al gianduia. Poi aveva notato la teiera con la singola tazza da tè di fronte a Stella.
"Vado a chiedere di portare un'altra tazza." aveva detto, facendo cenno di rialzarsi. Ma lei si era sentita stringere il cuore, non voleva davvero più stare sola, nemmeno un secondo.
"Lascia stare. Abbiamo condiviso ben altro, no?" e gli aveva porto la sua.

Così era passato il pomeriggio. Senza eclatanti momenti di disperazione, senza eclatanti momenti di gioia. Una serenità semplice. L'alternarsi dei loro sorsi su quell'unica tazza da tè. Un lieve sfiorarsi delle dita al centro del tavolino. Timidezza per quell'intimità che non aveva a che fare col sesso, con il matrimonio, con il dovere. Nessun timore, perché non era il momento né il tempo. Poche parole, perché parlarsi, quasi sempre, era scontrarsi. Molte speranze per quella bimba non ancora nata.

"Chissà se mi somiglierà."
"Con la fortuna che ho, Stols, sarà tutta uguale a te."

***

Si svegliava spesso di notte. Cominciava a soffrire della pressione della bimba sulla vescica. Dalla notizia della gravidanza avevano sempre dormito insieme, e lei trovava rassicurante che ci fosse qualcuno accanto a lei nel letto. Anche se non si toccavano, sentiva il calore del suo corpo irradiarsi, il suo peso inclinare leggermente il materasso, e aveva la sensazione che la sua semplice presenza tamponasse la solitudine che le gravava nel petto. Una notte, svegliatasi per aver sentito muoversi la bimba, e per la necessità di dover usare il bagno, non lo aveva trovato nel letto. Stolas si era alzato e se ne stava al balcone a fissare il cielo notturno, meditabondo, col Grimorio stretto così forte tra le mani che le sue nocche erano bianche.

"Non riesci a dormire?"
"Come le insegneremo tutto, senza che lui lo sappia?"
Stella aveva sentito un leggero calore irradiarsi nel petto. Allora ci pensava. L'aveva ascoltata davvero.
"C'è ancora tempo Stols."
"Lo so."
"Dai, torna a letto. Non mi piace dormire da sola."
"Dammi solo qualche altro momento."

***

"Andre?"
"Mh?"
"Pensavo..."
"Tu pensi, Stellina?"
"Cazzo, sei un emerito stronzo."
"Quanti complimenti, sei di buon umore?"
"Oh, va' a farti fottere!" e aveva fatto per andarsene, battendo i piedi.
"Eddai! Sorellina! Scusami! Torna indietro e dimmi che cosa c'è!" l'aveva chiamata lui, facendo una vocina di supplica.
"È solo..." lei si era fermata e teneva gli occhi bassi "... è solo strano che nostro padre non si sia ancora fatto vedere."
Il cuore di Andrealphus aveva saltato un battito, e il respiro gli si era bloccato in gola. Ma aveva mantenuto il volto più affabile possibile.
"Sta' tranquilla, evidentemente ritiene che basti la mia presenza. Gli ho scritto diverse lettere." Lettere che non gli ho mai spedito.
"Non ti credo. Lo dici solo per non farmi preoccupare."
"Stella. Ti prego. Ci sto pensando io."
"Se ci fosse qualcosa che non va, me lo diresti?"
"Certo, tesoro." le aveva scompigliato i capelli sulla sommità della testa, in un gesto di simulata tranquillità "Ora torna da quell'allampanato di tuo marito, penso che ti stia cercando."

STORIA DI UN MATRIMONIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora