Fessure sul rimosso (Katabasis)

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.A tutte le bambine ben educate



Fessure sul rimosso (Katabasis)

"Non capisco perché proprio alla tenuta invernale, è l'equinozio di primavera!"

Stella camminava nervosamente avanti e indietro, con la voce rotta e acuta. Andrealphus era seduto sul divano, sprofondava nei cuscini con la schiena, seguendo quell'andirivieni con lo sguardo. Manteneva una parvenza di distaccata e annoiata, capiva le motivazioni di sua sorella, ma non poteva assecondarla.

"Perché è il palazzo principale, è l'altra che è la tenuta estiva."
"Io lì non ci torno."
"Non puoi evitarlo, sei Principessa. E siete stati invitati a presiedere. Ufficialmente."
"Certo, e prima non potevo evitarlo perché era la mia fottuta casa. Me ne sono andata e continuo ad essere risucchiata dentro. Fa' cambiare il luogo della festa o non ci sarà nessuno ricevimento."
"Non essere irragionevole..."
"Possiamo farlo qui..." aveva suggerito, gli occhi trasudavano ansia e trepidazione "Quello dei cicli astronomici è Stolas, cosa c'entra la nostra famiglia?"
"Eh-ehm..." Andrealphus la guardò con disappunto.
"Ah già, tutto per i tuoi stupidi studi di astronomia[1]"
"È... è metà della mia formazione!"

Stella aveva sventolato la mano come a dire "certo, certo, non importa". E lui l'aveva deliberatamente ignorata, continuando a parlare:

"Non possiamo farlo qui perché è il ricevimento di nostro padre. E tu devi venire, perché hai sempre partecipato quando eri solo una marchesina, e non capisco adesso che puoi partecipare da Principessa perché tu stia facendo i capricci."

"Lo sai benissimo invece. Ti coprivi gli occhi perché ti faceva comodo non immischiarti, o forse perché pensavi che me lo meritassi, che andasse bene, non lo so!"
"Stella ora calmati...questo non c'entra con..."
"Stella- Stella – Stella! Stella devi essere perfetta! Sta' dritta quando cammini, sta' dritta quando canti, mantieni il controllo quando danzi, anche se stai danzando da quattro fottute ore!"

Ora gridava a pieni polmoni, con la voce impostata di una cantante lirica. Dopotutto – crudele ironia – le lezioni di canto erano servite a qualcosa.

"Mangia a bocca chiusa, non rispondere male e non contraddire, studia quel maledetto violoncello fino ad aprirti i polpastrelli! Se no il principe non ti vorrà, e deluderai la tua famiglia, e soprattutto se non ti fai abbastanza male da sola ci sarà qualcun altro pronto a fartene! Non commettere nessun fottuto errore in nessun cazzo di ambito altrimenti verrai punita! O se non le prendi, perché è solo la giornata buona, ti faranno sentire una perfetta incapace! Inadeguata a vivere a corte! Una fottuta plebea. Anche se sei solo una bambina che non capisce nemmeno il perché tutti quanti vogliano qualcosa da te!"

Aveva afferrato un vaso e lo aveva scaraventato per terra, frantumandolo in mille pezzi. Deve essere il leit-motiv di questo matrimonio. Pensò.

"Quel vaso mi piaceva!" disse Andrealphus nel tentativo di sdrammatizzate.
"Oh, va' a farti fottere, te ne ricompro dieci!" aveva risposto lei.

Ma Andrealphus la guardava con commiserazione, schiacciato da un senso di colpa e di impotenza.

"E quando finalmente ti sei messo in mezzo" aveva concluso lei, ancora sull'orlo delle lacrime "è stato solo per diventare il suo lacchè."

Il volto di Andrealphus si era colorato di vergogna.

"Ero un ragazzino Stella...ho fatto quello che...che potevo."

"Beh, non è stato abbastanza. E lo vedo come assecondi ancora nostro padre." Si era passata il dorso della mano sotto gli occhi "Ti ha mandato qui a farmi la guardia."

STORIA DI UN MATRIMONIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora