𝟏𝟐. || 𝐮𝐥𝐭𝐢𝐦𝐨 𝐠𝐢𝐫𝐨

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«𝐬𝐞 𝐫𝐢𝐦𝐚𝐧𝐢 𝐭𝐞, 𝐦𝐚 𝐞' 𝐥'𝐮𝐥𝐭𝐢𝐦𝐨 𝐠𝐢𝐫𝐨»

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«𝐬𝐞 𝐫𝐢𝐦𝐚𝐧𝐢 𝐭𝐞, 𝐦𝐚 𝐞' 𝐥'𝐮𝐥𝐭𝐢𝐦𝐨 𝐠𝐢𝐫𝐨»

|28 novembre 2021|


Era da qualche giorno che avevo scoperto di essere stata presa per l'Erasmus. Le uniche persone al quale avevo avuto il coraggio di dirlo erano state mia madre e mia nonna.

Quest'ultima mi aveva subito detto di festeggiare con una torta e di invitare Pietro con Asia e la madre.

Ma io ero rimasta zitta, inerme, confessando in quel modo che in realtà al biondo non avessi detto nulla.

Ero bloccata perché era da mesi che fra di noi le cose non andavano, soprattutto nelle ultime settimane mi ero allontanata parecchio.

Sapevo che tutto ciò lo stesse ferendo, me ne rendevo conto, ma avevo sviluppato una sorta di rifiuto alla sua presenza.

Più lo guardavo più mi sentivo sbagliata, mi chiedevo perché fosse fidanzato con una come me, mi chiedevo quanto ci avrebbe messo prima di andarsene via come avevano fatto tutti nel corso della mia vita.

Mi chiedevo quanto ci avrebbe messo prima di capire quanto fossi irrimediabilmente rotta.

Prima o poi però avrei dovuto dirgli la dura verità che mi frullava in testa da molti giorni, cioè che dovevamo chiudere.

Quella relazione non stava facendo del bene né a me né a lui, e non potevamo distruggere il nostro legame che si era già formato alla nostra nascita, quando le nostre madri ci partorirono a pochi mesi l'uno dall'altro.

Migliori amiche, legate da quando andavano alle medie nella stessa classe, come le più belle amicizie che si possano mai sognare.

Non avrei aspettato di vederci completamente rotti, ed io ero l'unica che poteva mettere un punto fra i due. L'unica che poteva avere quel coraggio.

"Starai in silenzio ancora a lungo?" sospirai, non sapevo come aprire quel discorso, qual era il miglior modo per lasciare qualcuno?

Lui era seduto sul suo letto, fermo a guardarmi, lì in piedi, contro la sua scrivania.

"Mi hanno preso per l'Erasmus."

"Ma è una bellissima notizia!" il suo viso riprese vita immediatamente, con un grande sorriso in primo piano.

Si alzò, pronto a venirmi incontro, ma io lo fermai.

"Pietro..." le lacrime minacciavano di fuoriuscire, ma non potevo essere così egoista. Non potevo piangere in quel momento, non potevo. "Ci ho pensato tantissimo, non pensare che si tratti dell'Erasmus, è altro. Io... io penso che sia meglio che la nostra relazione...ecco..." un singhiozzò squarciò il silenzio.

Alzai gli occhi su di lui, e lo vidi, chiaro e limpido, quel dannato dolore nei suoi occhi, il dolore di quando ti feriscono, di quando ti squarciano in due senza pudore.

𝐂𝐔𝐎𝐑𝐈 𝐃𝐈 𝐂𝐀𝐑𝐓𝐀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora