𝟏𝟖. || 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐩𝐚𝐫𝐨𝐥𝐞

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«𝐧𝐢𝐞𝐧𝐭𝐞 è 𝐩𝐢ù 𝐮𝐠𝐮𝐚𝐥𝐞 𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐞𝐫𝐚𝐯𝐚𝐦𝐨 𝐫𝐢𝐦𝐚𝐬𝐭𝐢»

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«𝐧𝐢𝐞𝐧𝐭𝐞 è 𝐩𝐢ù 𝐮𝐠𝐮𝐚𝐥𝐞 𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐞𝐫𝐚𝐯𝐚𝐦𝐨 𝐫𝐢𝐦𝐚𝐬𝐭𝐢»



|10 novembre 2022|


Mi sentivo in colpa, come la peggiore delle bugiarde. Eppure, nel profondo quel bacio con Andrea non mi sembrava fosse stato sbagliato, anzi, era forse stata la prima cosa giusta dopo troppo tempo passato a fare cose non giuste, a prendere strade sbagliate.

Era stato come risvegliarsi, una boccata d'aria dopo troppo tempo passato sott'acqua, sentendo il mondo troppo distante. Era come se Andrea mi avesse restituito in parte qualcosa che pensavo di aver perso da tempo, quella piccola scintilla dentro che non ero più stata in grado di sentire.

Purtroppo non avevamo ancora avuto modo di parlarne, dato che io al bunker in quei giorni non ero andata e avevo deciso di rimanere vicina a mia madre il più possibile. Ci era stato tolto ad entrambe il nostro punto di riferimento, l'anima della casa e della famiglia. Colei che riusciva sempre a tirar fuori il meglio di noi, sia nei momenti leggeri che in quelli più delicati. 

Nonna Mariasole ti bastava guardarla per sentirti subito più leggero. Con quel sorriso incantevole sempre sul volto, e quella giovinezza dentro intramontabile, come se fosse un'abitante dell'Isola che non c'è. 

Fatto sta che quello era il primo giorno nel quale mi ero decisa a mettere piede fuori casa, solo perché mia madre mi aveva convinta in tutti i modi ad accettare l'invito di Pietro, non sapendo che in quel momento era l'ultima persona con il quale avrei voluto passare del tempo.

Non perché lo odiassi, ma per il senso di colpa che avendolo accanto sarebbe solo cresciuto di più. Ed io lo sapevo bene che avrei dovuto dirgli la verità, che non potevo più continuare quella situazione tra di noi. Eppure, come potevo spezzargli il cuore ancora? Quella volta non mi avrebbe perdonato mai. 

Non potevo perderlo, non di nuovo, non un'altra persona e non in quel momento.

Probabilmente per Andrea quel bacio non aveva contato niente, d'altra parte non lo potevo sapere perché dopo che era successo il mio telefono aveva squillato, ed eravamo tornati verso la chiesa, dove il funerale era appena finito. No ne avevamo quindi più parlato, anzi, non avevamo proprio più interagito in nessun modo.

"Come ti senti?" mi chiese Pietro, spezzando il silenzio.

Sentii il suo sguardo su di me, ma non ebbi il coraggio di alzare gli occhi. 

Le cose fra Pietro e Andrea erano rimaste in sospeso, anche perché dopo ciò che era successo con mia nonna, il bunker era rimasto vuoto.

Alzai semplicemente le spalle, incapace di dire qualcosa.

"Non ti piace? L'ho fatta male?" alzai il viso, Pietro mi guardò dispiaciuto.

Eravamo a casa sua da soli, per cena aveva preparato gli spaghetti con il pesce, sapendo quanto mi fossero sempre piaciuti. Un gesto dolce che in un altro momento mi avrebbe scaldato il cuore. Ma quella sera non avevo fame, non avevo voglia di fingere, di sorridere, o anche solo di parlare.

𝐂𝐔𝐎𝐑𝐈 𝐃𝐈 𝐂𝐀𝐑𝐓𝐀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora